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Agenzia dei beni confiscati: un successo, se restituisce velocemente i beni confiscati ai cittadini
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di Laura Garavini*

Agenzia dei beni confiscati: un successo, se restituisce velocemente i beni confiscati ai cittadini

I beni non vanno solo tolti alle mafie, ma vanno anche veramente restituiti ai cittadini. È basandosi su questa convinzione che da molti anni ampie parti della politica e della società stanno lavorando per individuare la soluzione migliore per far si che i beni tolti alle mafie diventino una vera ricchezza a disposizione di tutti. Dopo l'omicidio di Pio la Torre è stata rafforzata la legge sulla confisca dei beni. Poi nel 1994 la pressione della cittadinanza attiva ha fatto partire una raccolta di firme, promossa dall'associazione Libera insieme alle ACLI, all'ARCI, alla UISP, al MOVI, a Legambiente, l'Agesci e tante altre, che ha portato a raccogliere più di un milione di firme per chiedere il riutilizzo sociale dei beni. Riutilizzo attraverso progetti seri e coerenti elaborati insieme dagli enti locali e dalle associazioni.
Quella raccolta di firme ha prodotto la legge del 1996 che ha permesso a tanti beni tolti alla mafia di  diventare scuole, centri di accoglienza, centri sportivi e tanto altro ancora.
Da subito ci si rese conto che i problemi da risolvere per far tornare ai cittadini il bene sono tanti: i parenti dei boss che continuano a viverci dentro anche dopo il sequestro, e a volte anche dopo la confisca; le ipoteche aperte con le banche, spesso solo stratagemmi creati anche grazie a collusioni interne alla struttura bancaria; le collusioni all'interno degli enti locali che impedivano di realizzare i progetti o non richiedevano proprio l'utilizzo del bene; la difficoltà di reperire risorse per ristrutturare beni che venivano abbandonati a se stessi tra la fase del sequestro e quella della confisca.
Per questo da tempo, da più di dieci anni, si è cominciato a ragionare su quali fossero le carenze delle norme esistenti e quali fossero le possibili risposte.
In particolare all'interno della Commissione Antimafia, nelle ultime quattro legislature, ogni volta che ci si è recati in un territorio in missione il tema del riutilizzo dei beni mafiosi era uno dei punti fissi della riflessione delle forze di polizia, della magistratura e dei rappresentanti locali.
Una riflessione che nella scorsa legislatura ha portato ad una relazione approvata all'unanimità proprio sul tema dei beni confiscati. Le radici di questa legge sono sicuramente in quella relazione. Infatti con quel lavoro d'indagine si individuò con precisione uno dei punti di impasse del sistema, il ruolo svolto dall’Agenzia del Demanio, spesso caricata di compiti impropri, e il punto di svolta decisivo: garantire una gestione del bene che puntasse al massimo a un ente unico con responsabilità ben individuate dalla  fase del sequestro fino alla definitiva destinazione. Da subito il Governo in carica, presieduto dall'on. Prodi, nominò un Commissario proprio con il compito di avviare le varie strutture dello Stato su questa strada.
Poi lo scorso anno c'è stata una prima modifica della legge che assegnava ai Prefetti un compito decisivo nell'assegnazione: ora con questa legge si compie un passo in più assegnando a una struttura unica di livello nazionale di sovrintendere a tutta la fase successiva al sequestro, con un ruolo attivo che partirà dopo il primo grado di giudizio, ma soprattutto che dovrà fare si che il bene sia già chiaramente destinato a un uso sociale nel momento della confisca definitiva.
Con questa legge non saranno però risolti tutti i problemi, come pure il Governo vorrebbe farci credere, innanzitutto perché questa Agenzia dovrà avere gambe forti su cui camminare; risorse adeguate (mentre il Governo continua a tagliarle al settore della giustizia e della sicurezza); un chiaro progetto di formazione non del personale interno, ma del personale che quotidianamente sul territorio deve occuparsi dei beni; una trasparenza degli interventi per garantire il facile accesso a tutti gli enti locali e alle associazioni alle informazioni sui beni disponibili sul territorio. Tutte questioni che andremo a seguire con attenzione nella fase di prima attuazione per evitare che, finito il momento della propaganda, l'Agenzia venga abbandonata a se stessa.
Ci sono alcuni punti che mancavano nel decreto, che il PD ha proposto e sono stati accolti dalla maggioranza: una maggiore trasparenza, realizzata sia con l'obbligo di rendere pubblici sul sito internet dell'Agenzia i beni sequestrati, sia con l'obbligo per gli enti locali assegnatari di beni confiscati di rendere nota la loro disponibilità sempre via internet. Un sistema che consentirà a chi voglia sviluppare progettualità sociale con l'utilizzo di un bene sottratto alla mafia possa farsi avanti fin da subito, ed eviterà che alcuni Enti Locali, pur essendo destinatari di beni confiscati, li lascino nell'abbandono.
Altri punti qualificanti che il PD ha proposto e che sono stati accolti riguardano l'effettiva collaborazione tra autorità giudiziaria e Agenzia, senza compromettere i necessari approfondimenti investigativi e neppure la necessità di fare in modo che il bene nella fase del sequestro corra il rischio di essere abbandonato.
Su questo punto, inutile negarlo, la vera svolta si avrà con la riduzione dei tempi della fase del sequestro sulla quale bisognerà lavorare sia con nuove norme che nuove forme organizzative all'interno dei tribunali.
Un tema sul quale abbiamo riportato risultati solo in parte positivi è quello della vendita: anche qui devo dare atto che i relatori di maggioranza hanno accolto alcune delle nostre proposte per rendere effettivamente la vendita solo una eventualità remota, effettuata a prezzi di mercato, con la prelazione per enti locali e fondazioni bancarie e considerando l'asta l'ultima delle possibilità. Insomma non si è voluta cancellare la vendita ma se ne è riconosciuta in pieno la pericolosità.
Ci sono due questioni su cui però i problemi rimangono aperti: la partecipazione effettiva delle rappresentanze degli enti locali e delle associazioni nei luoghi di decisione dell'Agenzia e le disponibilità finanziarie per i progetti di utilizzo.
Sul primo punto abbiamo presentato degli emendamenti affinché facesse parte del Consiglio Direttivo un rappresentante degli enti locali, magari individuato di comune accordo da ANCI, UPI e Regioni, e un rappresentante delle associazioni, e qui avevamo ipotizzato diverse possibilità, ma quella più praticabile ci sembra un'indicazione da parte dell'Authority sulle ONLUS.
Sul punto del finanziamento avevamo ripreso una proposta di Libera che prevede la creazione di un fondo alimentato proprio con risorse provenienti dai beni confiscati.
Non abbiamo trovato ascolto finora, ma ci appelliamo ancora al relatore perché ci sembrano due punti estremamente qualificanti.
Da questa veloce analisi si comprende benissimo che la nascita dell'Agenzia è un grande passo avanti, ma che ora bisogna farla camminare bene, sia controllando che tutto ciò che rientra nei suoi compiti venga fatto in maniera efficiente, ma anche lavorando a livello locale per creare progetti di riutilizzo dei beni sottratti alle mafie sempre più costruiti in sinergia tra le amministrazioni e le realtà associative.

*capogruppo del Pd in Commissione Antimafia

 


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