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Il diritto all'acqua pubblica oggi in piazza a Roma
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di Luca Bonaccorsi*

Il diritto all'acqua pubblica oggi in piazza a Roma

Esiste un limite al commercio, al profitto, alle leggi della domanda e dell'offerta? Esiste qualcosa di intoccabile, di più importante del confronto tra costi e ricavi? Sono queste le domande che si pongono quando si parla di acqua pubblica. Sono domande antiche che animano da secoli il dibattito economico e politico. Nel quale persino i più sfrenati sostenitori delle doti taumaturgiche del mercato hanno dovuto ammettere che una linea si può, si deve tirare. Una linea che dice del confine oltre il quale non si tratta, non si contratta, non è questione di prezzo. Aldilà di quella linea c'è, semplificando, l'integrità fisica e morale degli individui. Nella storia gli esseri umani hanno stabilito, non senza fatica, che certe cose non possono avere prezzo, non possono essere sottoposte alla lex mercatoria. Quella linea la storia l'ha spostata avanti e indietro a seconda della forza di opposizione al fronte liberista. Le forze che tendono a rendere ogni cosa “merce”, infatti, sono naturali e incessanti come la gravità. Dalla resistenza organizzata che a queste si oppone deriva il confine, la linea. Che è stata spostata avanti nel '900 con la nascita del welfare, sancita sulla carta dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Per poi arretrare, in maniera non marginale, negli ultimi trent'anni. Tanto terreno è stato perso. L'acqua si inscrive pienamente in questo dibattito per un motivo autoevidente: l'acqua è vita. Non vi è elemento più essenziale di essa per la sopravvivenza umana.

Il dibattito sull'acqua però non ha solo risvolti ideali o economico-politici. Le valutazioni di tipo ideologico su entrambi i fronti sono spazzate via da esperienze decennali in entrambe le direzioni, pubblica e privata. Non è necessario rievocare le lotte latino americane contro le multinazionali per trovare validi esempi della pericolosità dell'acqua gestita dai privati. Non è per dissennate tendenze bolsceviche o radicalismo ambientalista che Parigi sceglie, dopo vent'anni di gestione privatistica voluta dall'allora sindaco Chirac, di tornare a gestire direttamente l'acqua dei propri cittadini. Non sono deliri socialisteggianti le bollette assurde e insostenibili dei cittadini di Aprilia, che hanno visto il conto esplodere in pochi anni. Nè sono farneticazioni dei fans della pianificazione centrale i rilievi di coloro che evidenziano l'assoluta insufficienza degli investimenti fatti dai gestori privati nelle infrastrutture idriche.

E a poco serve la furbesca distinzione tra privatizzazione e liberalizzazione della gestione del servizio. Liberalizzare un servizio è spesso cosa buona e giusta. La concorrenza porta benefici ai cittadini riducendo i margini di profitto delle imprese derivanti dal pricing power, la capacità di “imporre un prezzo”. Ma la gestione dell'acqua è essenzialmente un monopolio naturale per il semplice motivo che in casa, di rubinetto, ne arriva uno solo. Dovrebbe essere possibile poter scegliere, nel proprio bagno o in cucina, tra diversi “gestori” in competizione tra loro per poter parlare di liberalizzazione. La privatizzazione del servizio idrico invece è, nella sostanza, semplicemente il trasferimento di un monopolio pubblico a uno privato. Nel 21esimo secolo non è lecito considerare come degno di replica qualunque parere che non incorpori la consapevolezza storica di quanto letale sia un monopolio privato per i cittadini. O forse c'è qualcuno ancora, nel bel mezzo di una crisi economica mondiale determinata essenzialmente da una liberalizzazione (il Glass Steagall Act negli Usa) e dall'avidità degli operatori privati (banche e immobiliaristi), che vuol sostenere una qualsivoglia superiorità del privato sul pubblico e, in particolare, in un settore così “vitale”?

La serie di argomentazioni che ci porteranno in piazza il 20 marzo è assai lunga. Molte argomentazioni per chiedere ad alta voce una cosa: che l'acqua sia pubblica. Sempre e comunque. Un appuntamento da non perdere.

*direttore di Terra, quotidiano ecologista


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