di Nello Trocchia*
“ Nessuno ci può togliere il 21 marzo”. Dal palco, in piazza Duomo a Milano, Don Luigi Ciotti, presidente di Libera non lascia spazi a interpretazioni. Sono in cento mila a condividere le sue parole, spazzando via le polemiche della politica e le divisioni. Nella quindicesima giornata della memoria e dell’impegno che Libera, associazione nomi e numeri contro la mafia ha voluto tenere a Milano, trionfa la partecipazione, in testa al corteo gli oltre 500 familiari di vittime del crimine organizzato, dal palco vengono letti i nomi di chi ha pagato con la vita l’impegno o è rimasto vittima innocente del fuoco mafioso. Sullo sfondo l’ennesima polemica del popolo delle libertà che si oppone all’idea che il 21 marzo, che da 15 anni Libera celebra, diventi per legge, come prevede una proposta bipartisan, il giorno della memoria e dell’impegno. Il partito del reuccio di Arcore, in commissione affari costituzionali, si è spaccato e una parte dice no. Mentre Napolitano chiede basta divisioni, ci si divide anche su questo, non c’è che dire i prodigi del partito dell’amore. Don Ciotti ammonisce: “ Questi politici, una volta, dico una volta vengano con noi e camminino al vostro fianco”. Il lungo serpentone è un incontro di facce, di storie, di chi chiede verità e giustizia, di giovani che marciano in nome della legalità e dell’etica della responsabilità. Un percorso, quello della marcia, che attraversa anche via Palestro, tornano alla mente gli anni delle stragi di mafia e il sangue versato anche in queste strade nel 1993. L’occasione per tornare sulla scelta di Milano. “Siamo venuti a Milano per Giorgio Ambrosoli, da questa terra è partito il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ma questa città piange i morti di via Palestro, Carlo, Stefano, Sergio, Alessandro, vigili del fuoco e Mussafir, un marocchino che dormiva su una panchina, cercava futuro e ha trovato la morte. Poi ci sono sindacalisti, siamo venuti ad abbracciare questi amici, così come il magistrato Galli ucciso da prima linea”. Sfila anche Antonio Ingroia, pm antimafia, procuratore aggiunto a Palermo, che su quelle stragi e la verità ancora da scrivere, aggiunge: “ La verità si raggiunge se c’è un impegno collettivo da parte del paese e la magistratura da sola non può farcela, altrimenti resteranno stragi impunite e con pochi colpevoli”. Una piazza, tante piazze. Don Ciotti ricorda che l’antimafia si edifica unendo le forze e garantendo lavoro sicuro: “ Sono stato di recente al funerale di un operaio, aveva perso il lavoro e si è ammazzato, ha lasciato tre figli. E così anche gli imprenditori che si tolgono la vita quando perdono tutto. Meno leggi per qualcuno, più cura degli interessi di tutti. Ma – rivolto alla politica, dice - fate presto”. Tra i familiari anche le vittime di mafie degli altri paesi, l’ennesima conferma di un fenomeno ormai globale. Non c’è la provincia di Lecco che ha deciso di non dare neanche il patrocinio gratuito, molti i leader dell’opposizione, mentre nessun esponente della maggioranza era presente al corteo. Un altro segno di attenzione verso questo popolo immenso che testimonia e rafforza ogni giorno l’antimafia sociale, bandendo quella delle chiacchiere e dei lustrini.
www.federalismocriminale.it *pubblicato su Terra