di Ambra Murè
Giorgio Napolitano non ha firmato il disegno di legge che riforma alcuni punti del diritto del lavoro, tra cui l’articolo 18. Il presidente della Repubblica chiede garanzie più precise su temi “di indubbia delicatezza sul piano sociale”. Il testo ora torna alle Camere per “un ulteriore approfondimento”. Napolitano condivide, riprendendoli, i dubbi e i timori espressi dalla Cgil che ha più volte evidenziato il rischio di un aggiramento indiretto delle tutele per i lavoratori licenziati senza giusta causa. Preoccupa in particolare la norma secondo la quale nel contratto di assunzione, in deroga dai contratti collettivi, il dipendente potrebbe essere costretto ad accettare una clausola in base alla quale eventuali contrasti col datore di lavoro sarebbero risolti non in tribunale, come avviene adesso, ma davanti ad un arbitro. Perplessità è stata espressa da Napolitano anche sull’articolo 20 del disegno di legge, che esclude dalle norme sulla sicurezza del lavoro il personale a bordo dei navigli di Stato. Soddisfatto Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil, che rilancia: "adesso bisogna cambiare questa legge e arrivare a una legge migliorativa dei diritti delle persone".
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