Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - INTERNI
Intercettazioni, la madre di tutti i bavagli
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Giuseppe Giulietti*

Intercettazioni, la madre di tutti i bavagli

“Basta parlare di giustizia e di legalità, con la Costituzione non si pigliano voti...”, tra le tante banalità dette e scritte dai terzisti filo berlusconiani e purtroppo anche da qualche sedicente dirigente delle opposizioni, abbiamo dovuto sentire anche queste. Qualcuno ha persino spiegato che la sconfitta elettorale, perché di sconfitta si tratta, è stata causata da Michele Santoro, da Serena Dandini, magari anche dal Popolo Viola che ha avuto il torto di ribellarsi allo squallido spirito dei tempi. Purtroppo per loro, mai come in questo caso si tratta solo e soltanto di balle, di bugie prive di un qualsiasi rapporto con la realtà.

Santoro e Travaglio non sono neppure andati in onda, mentre il sultano ha occupato tutti i tg, sino al punto che persino il Sole 24 ore, non il Fatto, si è visto costretto a pubblicare una tabella dalla quale si evince che quello che restava della par condicio è stata letteralmente polverizzata da Berlusconi, con il fondamentale supporto di vescovi e cardinali azzurri, quelli che si scandalizzano per la pillola del giorno dopo, ma non hanno problemi a convivere con pregiudicati condannati, antisemiti e razzisti. Evidentemente anche per loro, ormai, i 10 comandamenti sono un inutile orpello, un volantino buono al massimo per i giorni della festa

Si tratta, dunque, di falsità, indegne di un paese civile e ancora più indegno che possano allignare nel cervello e nel cuore di chi voglia fare almeno finta di opporsi a questi signori.

Fosse persino vero che con la legalità, la libertà, la Costituzione non si acchiappano voti, cosa si dovrebbe fare? Piegare la schiena, accettare tutto, dire si anche al presidenzialismo a telecomando unificato? Come si può pensare, anche solo pensare, di sedersi ad un qualsiasi tavolo, magari al bar, per discutere di riforme istituzionali e costituzionali in un paese dove il parlamento, dopo aver approvato il lodo Alfano e l’illegittimo impedimento, si appresta ora ad approvare la legge madre di ogni bavaglio: quella sulle intercettazioni.

Questa legge segnerà il superamento della Costituzione e una ulteriore riduzione della funzione e del ruolo dei poteri di controllo, in una nazione già stravolta dal conflitto di interessi, dal controllo delle tv e dalla sostanziale paralisi dell'attività legislativa.

Tale legge si propone di colpire l’attività investigativa, di bloccare le principali inchieste, di impedire ai cronisti di informare l’opinione pubblica sui più gravi delitti politici e sociali, rendendola ancora più muta, cieca, sorda, meno capace di essere pubblica opinione e di ribellarsi alla instaurazione di un regime fondato sull’accentramento dei poteri sulla oscurità e sull’oscurantismo.

Per queste ragioni non possiamo che condividere l’appello lanciato da Paolo Flores d’Arcais affinché attorno a questa legge si realizzi un vasto, unitario, determinato fronte di opposizione capace di contrastarla in qualsiasi sede: parlamentare, giudiziaria, sindacale, fuori e dentro i confini nazionali.

Perché non pensare, da subito, ad una sorta di grande collegio morale, politico, costituzionale, che metta insieme i più grandi giuristi italiani, gli ex presidenti della Corte, i più prestigiosi avvocati per preparare da subito gli inevitabili esposti e i ricorsi conseguenti alla Corte Costituzionale?

Perché non segnalare alla presidenza della Repubblica i rischi di una norma che certamente non è meno pericolosa di quelle sull’articolo 18, appena rinviata alle camere dal presidente Napolitano?

Perché non appoggiare tutti il ricorso già annunciato dal professor Roberto Mastroianni, dell'Università di Napoli, alla corte di Strasburgo che, già in altre occasioni, ha provveduto a disattivare norme nazionali simili a quella che vorrebbe imporre il governo Berlusconi?

Al di là degli esposti, dei ricorsi, delle denunce, delle manifestazioni, sarà determinante promuovere una grande campagna per la obbedienza civile alla Costituzione, all’articolo 21 della Costituzione e persino alla legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti, altro che disobbedienza civile!

I veri obbedienti saranno quei cronisti che continueranno a dare tutte le notizie di pubblica rilevanza, perché così prevede la Costituzione, così recitano tutte le sentenze in materia della Corte Costituzionale, così imponeva persino il contestatissimo ”decalogo del buon giornalista” promulgato anni fa dalla Cassazione, così prevede la legge sull’ordine e tutti le carte professionali che obbligano il cronista e non nascondere qualsiasi notizia in suo possesso e che abbia il requisito della rilevanza sociale.

Il caso Parmalat aveva o no rilevanza sociale? E la clinica dagli aborti facili? E i politici che conversano con i mafiosi? E il presidente del consiglio che cerca di aggiustare i palinsesti della azienda pubblica?

Quale tribunale potrà condannare il cronista, il direttore, l’editore che continueranno a fare il loro dovere, rispettando le leggi e la costituzione?

I veri disobbedienti incivili, come avrebbe scritto Pasolini, sono loro e a tutti noi spetterà il compito di denunciarli, di disattivare la norma ingiusta, di trovare modi e forme per beffare il censore, di renderlo ridicolo, di costringerlo alla resa, rendendo manifesta la sua arroganza e la sua idiozia.

Chiunque avesse altre idee e altre proposte si faccia avanti, mai come in questo caso sarà necessario mettere insieme un grande network popolare capace di bucare la oscurità e di stracciare ogni bavaglio.

Quello che è successo a Bologna in occasione della puntata speciale ”Rai per una notte” dovremo essere capaci di ripeterlo in mille altre piazze, in mille altri modi.

Non si tratta di difendere un magistrato o un amico giornalista, ma di tutelare l’interesse generale dal conflitto di interessi.

Se qualche amico o compagno si mostrerà timido o prudente, non sarà il caso di aspettarlo, questa volta non ce lo possiamo proprio permettere.

*dal blog di Micromega

 

 

 

 


Letto 2455 volte
Dalla rete di Articolo 21