di Redazione
Il nuovo capitolo della partita Emergency- Governo Afgano. L’arresto dei tre medici e funzionari d Emergency con l’accusa di preparare un attentato contro il governo di Helmand. Mentre echeggiano improbabili notizie su “confessioni”, è opportuno forse ricordare i capitoli precedenti. Emergency dopo l’ospedale del Panshir e quello di Kabul, apre il terzo ospedale a Lashgargah, come sempre là dove una struttura sanitaria è più richiesta. E’ una delle zone più “calde” dove la maggioranza pashtun e la lontananza da Kabul crea le condizioni per la risorgenza dei talebani. Oppio, armi, una zona rurale remota dove per anni i talebani finiscono per controllare intere porzioni di territorio. E’ lì dove Daniele Mastrogiacomo viene rapito durante il suo viaggio per intervistare un capo talebano. In poco più di qualche settimana il sequestro si tinge di sangue. L’autista viene sgozzato, in quella occasione arriva a Kabul, l’audio disperato di Mastrogiacomo che chiede aiuto. Il quotidiano La Repubblica si mobilita e chiede al governo Prodi il massimo impegno. E’ lo stesso Prodi a chiedere a Gino Strada di mettere a disposizione le sue strutture per una mediazione. Gino Strada accetta ma chiede che i servizi segreti italiani vengano tenuti fuori. L’incaricato della trattativa è Hanefi, un funzionario locale dell’ospedale di Emergency. In una rocambolesca trattativa Mastrogiacomo finalmente è liberato. Nasqbandi, il giornalista stringer che lavorava con Mastrogiacomo, rimane nelle mani dei rapitori. Dopo qualche giorno i Servizi Segreti Afgani (Nationa Security) un organismo forgiato sul modello del KGB sovietico che ne delineò attività e formazione, arresta Hanefi e lo conduce nelle carceri di massima sicurezza di Kabul. Ancora pochi giorni e Nasqbandi viene ucciso. Le accuse contro Hanefi sono pesanti: intelligence, doppio gioco con i talebani. Gino Strada mette la mano sul fuoco per Hanefi, e chiede al governo italiano di occuparsi con la massima energia della liberazione di Hanefi. Il National Security replica con parole pesanti alle dure dichiarazioni di Gino Strada esasperato da accuse che ritiene non provate. Il personale internazionale, in maggioranza italiani di Emergency da Kabul e dal Panshir viene rimpatriato per motivi di sicurezza. Un braccio di ferro durato più di un mese si concluse con il decreto d i liberazione firmato da Karzai. Solo a quel punto e dopo dichiarazioni di rassicurazione da parte del governo afgano che chiede a Emergency di riaprire gli ospedali riconoscendone il lavoro, Emergency riporta i medici in Afghanistan. Poi qualche settimana fa durante l’offensiva di Marja è di nuovo Gino Strada a puntare il dito contro il governo afgano e l’Isaf accusati di non consentire ai civili e ai feriti l’evacuazione dalle zone dove si combatte. Si arriva così al drammatico arresto di ieri. Chi può credere che un chirurgo come Marco Garatti che ogni giorno, per anni, si è confrontato con le atrocità di guerra e terrorismo sia parte di un complotto a base di kamikaze e esplosivo proprio all’interno dell’ospedale? Cosa c’è sotto? Le pesantissime dichiarazioni di Karzai contro gli ispettori delle elezioni ONU e UE, le tensioni all’interno dell’amministrazione afgana, la manifestazione anti-italiana organizzata davanti all’ospedale di Lashgargah, hanno un filo comune? Cui prodest? Per ora quello che ci sentiamo di chiedere è che questa non sia una nuova occasione di sterile dibattito. A quel che oggi si può dire è che tre cittadini italiani, sono stati arrestati in una situazione poco chiara, senza chiare prove oltre quello “strano video” con bombe a mano e esplosivi che dimostrerebbe il complotto. La situazione è seria e richiede serietà da parte di tutti.