di Ottavio Olita
Nel Paese dei codici rovesciati – questo è diventata l’Italia -, in cui vieni raccontato più per quel che riesci a mostrare piuttosto che per quello che sei, continua ad essere efficace l’occupazione dell’”Isola dei Cassintegrati”. Siamo arrivati a quasi due mesi di fila di presidio dell’ex supercarcere dell’Asinara e gli operai si muovono tra atti clamorosi e gesti di solidarietà. Martedì hanno ricevuto un’unità mobile dell’Avis e poi si sono messi in fila per donare il sangue: la generosità di mettere a disposizione quel poco che si possiede contro ogni egoismo. Hanno discusso di sindacato con Susanna Camusso della segreteria nazionale della Cgil che è andata a trovarli: il centro verso la periferia e non il contrario. Hanno affrontato questioni di sviluppo del territorio con i consigli comunali di Sassari, Porto Torres, Ozieri e di tanti altri comuni della zona, dopo aver ricevuto le visite – tra le altre - della giunta regionale, del consiglio provinciale di Sassari, della direzione nazionale della lega delle cooperative: le istituzioni disponibili a spostarsi e ad ascoltare.
Gli operai stanno dunque riuscendo a ribaltare il valore d’uso di quel meccanismo perverso di passivo guardonismo imposto da programmi come “L’Isola dei famosi” o “Il Grande Fratello”, realities che stanno sprofondando sempre più nell’idiozia della loro logica interna. Quel che dovrebbe far riflettere tutti gli altri cittadini, a cominciare dai giornalisti e da tutti gli operatori dell’informazione e della comunicazione, è l’indiretta denuncia del progressivo abbandono del loro ruolo di mediazione e di comprensione della realtà. Le gru e le torri occupate, gli aeroporti, le autostrade, le stazioni bloccate e tanti altri gesti clamorosi sono diventati una necessità per “fare notizia”. Non serve più essere ‘soltanto’ poveri, disperati, a rischio di posti di lavoro; per far parlare di sé bisogna entrare nella logica della spettacolarizzazione delle azioni. Questo perché altrimenti nessuno ti ascolta; nessuno, nemmeno quelli che, istituzionalmente, dovrebbero farlo.
E i segnali del rovesciamento del valore dei codici etici aumentano, invece di diminuire. Un esempio? L’entità della multa inflitta a Totti per il “pollice verso” al termine del derby Lazio-Roma: 20mila euro. Confrontate questa cifra con quelle che vengono stabilite, domenica dopo domenica, alle tifoserie che rivolgono insulti razzisti ai calciatori che non hanno la pelle bianca. Pensate alle conclusioni che ne traggono i cosiddetti “ultras”. Per non parlare, quanto a rovesciamento della scala di valori, delle scelte dei servizi, prima, e dell’impaginazione, poi, di tanti nostri telegiornali.
I cassintegrati dell’Asinara stanno dando una lezione alle forze politiche, alle istituzioni, ai sindacati, ai giornalisti. Alcuni giornali e qualche trasmissione l’hanno capita e ne stanno parlando (il TG3, ‘Annozero’). Ora gli operai stanno pensando a quale contributo poter dare per la grande festa del Primo Maggio a Piazza San Giovanni. Le loro iniziative spingono tutti noi a riflettere su come riprendere a muoverci nella società al di là delle scadenze elettorali, dell’ossessione delle riforme istituzionali o dei temi imposti da chi detiene il potere politico ed ha il totale controllo della comunicazione televisiva.