Un'altra giornata di tensione in Giamaica, dove da circa una settimana la capitale Kingston è messa a ferro e fuoco dagli scontri tra la polizia e i narcotrafficanti. Da ieri la situazione è precipitata: la città è messa a ferro e fuoco. Secondo fonti non ufficiali, almeno 60 persone, tra diversi bambini, sono rimaste uccise.

Il paese, forse un po’ semplicisticamente ritenuto da molti solo la patria del reggae, si sveglia all’improvviso e si trova a fare i conti con l’incubo del narcotraffico. Il mercato della droga è stato a lungo tollerato da istituzioni e forze dell'ordine corrotte. Adesso però, cedendo alle pressioni degli Stati Uniti, che ne chiedono da tempo l’estradizione, il Governo giamaicano ha spiccato un mandato d’arresto per l’uomo simbolo del narcotraffico a Kingston, Christopher Dudus Coke. Da qui un’angosciosa spirale di violenza, alimentata dalla guerriglia tra la polizia e i criminali, sostenuti dalla popolazione locale che vede in Coke un romantico Robin Hood dei poveri.

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