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Morire di carcere: 29 suicidi, nessuna soluzione
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di Bruna Iacopino

Morire di carcere: 29 suicidi, nessuna soluzione Con l’ennesimo stop impresso il 1° giugno dalla commissione bilancio al cosiddetto piano carceri che avrebbe dovuto fornire una risposta al problema sovraffollamento che riguarda ormai tutti gli istituti penitenziari presenti sul territorio, la situazione ha assunto contorni catastrofici. A riaccendere i riflettori intervengono infatti, ormai puntualmente, i suicidi o tentati suicidi che quasi quotidianamente riguardano i detenuti. Il 29 giugno, domenica, presso il carcere di Salerno, un ragazzo di 34 anni, ad appena due anni dalla fine della pena ha deciso di togliersi la vita impiccandosi. Era una persona tranquilla, e avrebbe presto ottenuto il regime si semilibertà per buona condotta, dicono i compagni di cella e gli agenti. Stando alle rilevazioni dell’Osservatorio permanente delle morti in carcere, su 29 suicidi dall’inizio dell’anno, sono 23 quelli che hanno scelto di impiccarsi, mentre tutti gli altri, quelli che ancora riescono a reggere al crollo psicologico cercano, di farsi sentire inscenando proteste anche forti. Succede al carcere di Marassi, dove, come raccontano i media, la notte scorsa, sette detenuti tunisini avrebbero dato fuoco a materassi e suppellettili varie barricandosi infine dentro una cella, risultato: alcuni agenti feriti. La protesta, a quanto si apprende, sarebbe stata causata dalla mancata somministrazione di sedativi e sonniferi, ma rimane il fatto che non si tratta di episodi isolati. Infatti proteste del genere sono state registrate anche nel carcere di Padova, Vicenza, San Vittore e Novara, dall’incendio alla battitura contro le sbarre le modalità sono le più varie, la motivazione sempre la stessa: il sovraffollamento. “I nostri problemi sono tanti a cominciare dal sovraffollamento.” Scrivono due detenuti del carcere di Salerno, lo stesso dove si è verificato l’ultimo suicidio, alla rubrica di Radio Carcere. “Infatti- continua la lettera- siamo costretti a vivere in 6 o anche in 8 detenuti dentro piccole celle, celle dove rimaniamo chiusi per 22 ore al giorno… quando dobbiamo mangiare, siamo costretti a spostare i letti dove dormiamo pur di trovare un piccolo spazio. Anche l'igiene qui è a rischio. In teoria potremo fare 3 docce a settimana, ma i locali delle docce sono talmente sudici che spesso rinunciamo a farla per evitare di prenderci qualche malattia.”
Continua a ripeterlo Donato Capece del Sappe: “ la situazione diverrà realmente esplosiva con l’avvento dei mesi estivi”. Allarme rilanciato anche dalla Uil penitenziari, attraverso il segretario Eugenio Sarno che in un comunicato stampa diramato nella giornata di ieri conclude: “ Non c’è il piano carceri. Almeno ne abbiamo perso completamente le tracce. Non ci sono le norme deflattive. Ora non ci sono più nemmeno le 2000 assunzioni. Diciamo che le parole sono state tante. I fatti sono zero. Non ce ne voglia il Ministro Alfano, ma sul fronte penitenziario i suoi propositi sono naufragati sullo scoglio degli interessi politici della Lega Nord… a pagarne le conseguenza non saranno solo gli operatori penitenziari, quanto l’intero Paese."
1.700 agenti per 69.000 detenuti, troppo pochi, denuncia l’Osapp. Ma il problema non sembra stare solo nello scarso numero di agenti, ad essere carente è anche l’assistenza sanitaria e il supporto psicologico  che dovrebbe essere garantito vista l’alta presenza, stando sempre alle stime pubblicate dall’Osservatorio permanente delle morti in carcere, di “ decine di migliaia di tossicodipendenti, 6.000 malati di mente, e migliaia di sieropositivi”.Una situazione disastrosa, ribadisce il Garante dei detenuti per il Lazio, vista la carenza di personale e di fondi stanziati, in seguito al passaggio di consegne avvenuta ormai due anni fa ai Servizi Sanitari Regionali.
E se la situazione delle carceri italiane, per quanto se ne parli, rimane disastrosa, poso o nulla si dice di quanto avviene all’interno dei Cie, che pur non essendo, formalmente, dei centri di detenzione, lo sono tuttavia nella sostanza.
L’ennesima rivolta è scoppiata qualche giorno fa nel Cie di Ponte Galeria, mentre ieri, sempre nello stesso Cie, ( la denuncia viene direttamente dai microfoni di Radio Ondarossa) due ragazzi algerini avrebbero tentato il suicidio impiccandosi. Sarebbero stati salvati in extremis, ma non vi è alcuna conferma ufficiale. Stando sempre alle voci raccolte dalla radio romana, i due facevano parte di un gruppo più nutrito di immigrati arrivati a Ponte Galeria per essere poi “ respinti” con i classici voli speciali. Notizia seccamente smentita dal Garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, che, raggiunto telefonicamente ribatte: "Nessun tentato suicidio, si è trattato solo di una sceneggiata."
 

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