di Daniela de Robert
Sette e dieci. Ecco gli ultimi numeri da giocare, suggeriti dai detenuti italiani. Sette e dieci come i sette morti degli ultimi dieci giorni. Per la precisione, tre sono suicidi, tre per cause ancora da accertare, uno per malattia. Per i patiti del lotto, altri numeri da usare per la schedina galeotta sono 44, 37 e 39, 5 e 4, 1, 88 e 12. Quarantaquattro sono i detenuti suicidi dall’inizio dell’anno, di cui trentasette si sono impiccati (39 è l’impiccato), cinque si sono asfissiati con le bombolette dei fornelletti a gas (4 è il gas), uno si è avvelenato con dei farmaci (88 è avvelenare se stessi) e uno si è sgozzato (12 sgozzare). Il totale delle persone che sono morte nel luogo del reinserimento sociale, cioè il carcere, è 125 e non si può giocare.
Chi fosse interessato ad aggiornarsi settimana dopo settimana, o anche giorno dopo giorno, in modo da giocare i numeri giusti, può consultare L’osservatorio permanente sulle morti in carcere. Lì si trovano molti altri numeri. Per esempio il trenta, che corrisponde alla percentuale di suicidi che avvengono nella prima settimana di detenzione, oppure venticinque, la percentuale di persone che si uccidono alla fine della detenzione, quando stanno per uscire e sanno che non ce la faranno, che nessuno li aiuterà, che il fuori sarà – se possibile – peggio del dentro. Poi ci sono il dieci e il nove corrispondenti al 10 settembre, giornata internazionale per la prevenzione dei suicidi promossa dall’OMS, il venti, perché in carcere ci si uccide venti volte più che nel mondo libero. O ancora il dieci, come i dieci minuti di colloqui con lo psicologo di cui ogni detenuto dispone all’anno.
Alcuni numeri sono davvero troppo alti per entrare nel lotto galeotto. Penso al 68.664, pari al numero di uomini e donne che vivono dietro le sbarre, ma anche alle cifre dei tagli del Governo: meno 18.592.537 euro alla spesa sul programma dell’Amministrazione penitenziaria di cui 7.402.666 alle spese di mantenimento assistenza e rieducazione dei detenuti.
Chissà, forse vista la situazione, la smorfia galeotta potrebbe essere un modo per trovare nuovi fondi per le carceri, magari per pagare gli psicologi o per riaprire le classi che sono state chiuse in molti istituti, o anche per comprare i generi per l’igiene personale come il sapone e il dentifricio per chi in galera non si può neanche lavare. Potrebbe essere un’idea. A una condizione però: che non siano usati per costruire nuove galere. Ce ne sono già troppe. E quelle nuove non si riescono ad aprire per mancanza di personale.