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Che c'entra la Rai con la finanziaria?
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di Ennio Remondino

Che c'entra la Rai con la finanziaria?

Il dubbio del profano è cosa c’entra la Rai con la finanziaria. Quello dei vertici Rai, come ne usciamo salvando il collo. Quello dei suoi dipendenti più avvertiti, quanto può durare così l’azienda concorrente di Mediaset. Poco, stando a due passaggi della finanziaria che diventerà decreto legge e sarà subito esecutiva. Dal 2011 meno 20 per cento dei compensi al personale fuori organico. Uno pensa agli artisti, ai conduttori di lusso, alle soubrette e forse applaude. Ci sono anche loro, ma ci sono soprattutto migliaia di collaboratori a tempo determinato che fanno funzionare i programmi che vivono stagionalmente. Giornalisti, programmisti registi, operatori di ripresa, scenografi eccetera eccetera. Gente spesso da mille euro e dintorni al mese. Piccolo dettaglio. Queste diverse categorie di lavoratori hanno un loro contratto collettivo di lavoro. Vincolo di legge, per la Rai. Esattamente come la finanziaria. O uno immagina di poter ricontrattare con i sindacati deroghe improbabili o, di fatto, la Rai dovrà semplicemente bloccare le assunzioni a tempo determinato. Vale a dire la produzione di moltissimi programmi. Per gli artisti è altra musica. Libero mercato. Con la concorrenza, e sappiamo quale, che potrà opportunamente approfittarne.

Secondo vincolo da finanziaria. Il costo del lavoro in Rai, per il triennio dal 2011 al 2013 non potrà superare il 25 per cento di tutti suoi costi operativi, vale e dire, di tutte le sue uscite. Rai SpA o Rai Gruppo, con le consociate che ancora esistono ? Il testo di legge non lo precisa. Immaginiamo la dimensione più grande: Rai gruppo. Costi operativi circa 3 miliardi e mezzo, costo del lavoro più o meno 1 miliardo. Siamo fuori di 200 milioni che la Rai dovrà tagliare. Non attraverso un suo piano industriale con riorganizzazione, differenti collocazioni delle risorse umane ed esodi incentivati, ma la pura e semplice mannaia. Taglio degli stipendi per tutti, a percentuale, o tagli per fascia di reddito? E torna il problema dei contratti nazionali di lavoro. Se i tagli retributivi eventualmente concordati con i sindacati non bastano, allora, licenziamenti. Dai 2000 ai 2200 posti di lavoro, qualcuno calcola oggi in Rai. Praticamente un massacro che azzererà la capacità ideativa e produttiva della Rai leader degli ascolti. A vantaggio di chi, è evidente.

Questione giuridica. Che c’entra la Rai con la finanziaria che dovrebbe intervenire sul bilancio dello Stato per ridurre il deficit pubblico? Lo Stato, da tutto questo, non solo non ci guadagna ma ci perde in tasse sul reddito dei lavoratori. Decreto anticostituzionale visto che impone ad una Società per azioni delle limitazioni esterne. Violazione delle norme europee sugli aiuti di Stato che vale, dicono i giuristi, anche per le penalizzazioni di Stato. Soprattutto quando portano ad agevolare la concorrenza che fa riferimento al patrimonio personale del capo del governo. Decisione demagogica, sostengono gli ottimisti, destinata a saltare per sentenza Costituzionale o europea. Ma il problema sono i tempi. Campa cavallo, mentre l’erba tagliata dalla finanziaria affama il povero cavallo di viale Mazzini.

Questione politica. Se le finalità sono estranee alla natura stessa della finanziaria è evidente che esistono, da parte di chi l’ha proposta, esigenze di altro genere. Priorità politiche. Senza essere pronunciati tornano i nomi della lista di proscrizione: Santoro, Dandini, Travaglio e compagni. “E’ un segnale”, è l’interpretazione smaliziata del consigliere Nino Rizzo Nervo, “O fate quello che vi ho detto io o vi chiudo l’azienda”. Io Berlusconi, ovviamente.

 


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