di DENTRO LE NOTIZIE
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I TITOLI DEI TG DEL 7 LUGLIO 2010 - Nell’analisi di oggi, tutta dedicata alle tensioni al centro di Roma, partiamo dall’ora di pranzo. I disordini e gli scontri che hanno coinvolto i cittadini aquilani nella Capitale, sono stati, come è doveroso, al centro delle aperture di quasi tutte le maggiori edizioni dei tg; già alle 12,05 il tg 3 dava da studio la notizia della tensione e delle cariche. Alle 13, primo titolo e primo servizio del TG 5, terzo titolo per il tg 2; alle 14,30 il tg dedica alla vicenda il primo titolo, tre servizi in apertura e uno spazio complessivo di 5 minuti e 30 secondi. Ed il tg 1, chiederete? Il tg 1 delle 13,30 non cita nei titoli il più importante e inquietante fatto di cronaca della giornata, e se ne occupa , per altro con un attento servizio firmato da Laura Mambelli, in 14° posizione dopo 18 minuti e 20 secondi.
Se ricordiamo le dichiarazioni di Minzolini al Corriere della Sera, ovvero che dopo un quarto d’ora i teleutenti sono stanchi e per mantenere gli ascolti bisogno trasmettere gossip, ciò equivale a dire che non potendo “oscurare” una protesta legittima e pacifica contrastata con modalità deprecabili dalle forze dell’ordine, l’ammiraglia del’informazione Rai fa “scadere “ il servizio di cronaca nell’area di minore ascolto.
Veniamo ora ai tg di serata. Studio aperto dedica alla protesta degli aquilani il terzo titolo. Il tg 4 di Fede fa parlare il direttore sul girato dalla piazza , che si esprime con epiteti che certo faranno piacere agli aquilani. Testualmente: “le ferite dell’Abruzzo sono state quasi tutte sanate….Non è legittimo che la protesta si manifesti in maniera violenta, con attacchi alla polizia. …Il protagonista però di queste gazzarre è sempre Di Pietro…”
Il tg 3 delle 19, si ripete, ovvero dedica il primo titolo e ben sette minuti in apertura con molte interviste e gli echi che si sono avuti anche alla Camera.
Per il Tg la 7, con la fresca firma di Mentana, primo titolo, ampio servizio in apertura e secondo servizio con l’inviato a L’Aquila che intervista gli imprenditori totalmente fermi ed in attesa dei finanziamenti.
Il Tg 5 delle 20 dà il secondo titolo ed il secondo servizio alla tensione nel centro di Roma, ma si fa “sfuggire” che il Comitato 3,32 – tra gli organizzatori della trasferta romana degli aquilani – farebbe riferimento all’estrema sinistra.
E torniamo al tg 1, che modifica il taglio nell’edizione delle 20: terzo titolo, nuovo servizio firmato Mambelli che dà spazio alle posizioni dei vertici della polizia, che parlano di scontri fomentati non da terremotati ma da elementi dell’area antagonista, ed infine alle novità da palazzo Grazioli che assicura che le tasse arretrate gli aquilani le pagheranno non più in cinque, ma in dieci anni. Ma al di là della diversità delle linee editoriali, ci chiediamo: Minzolini ha sbagliato impaginazione alle 13,30 o alle 20?
Infine Tg 2 delle 20,30, con il primo titolo ed un doppio servizio in apertura: una copertura ampia e corretta.
Nel racconto televisivo della giornta è comunque mancato il racconto del protagonista, concreto e simbolico, della vicenda. Per questo, nel commento, vi proponiamo un’intervista “a caldo” con il Sindaco de L’Aquila Massimo Cialente.
Il Commento di Massimo Cialente, sindaco de L’Aquila
(Intervista di Nello Trocchia)
Iniziamo da questa mattina. Cosa è successo?
Abbiamo trovato questo sbarramento, era una manifestazione pacifica, sono volate spinte, abbiamo preso un po’ di botte anche noi. Sono volate manganellate. Se mi avessero detto, 12 mesi fa, che sarei stato costretto a manifestare con la mia gente e a prendere le botte, non ci avrei creduto. L’anno scorso avevamo con noi il Paese, il governo, la Protezione civile. Adesso stiamo per ripagare le tasse.
Ci spiega il nodo delle tasse?
Noi abbiamo cominciato già a pagare le tasse. Il nodo vero è che dal primo di gennaio noi dovremmo restituire il 100% in 5 anni, 60 rate. Su una busta operaia di 1000 euro questo significa una ritenuta mensile di 233 euro. Ditemi voi se è possibile in una città che ha ancora sfollati, disoccupati, un centro storico presidiato dai militari e dove la ricostruzione è ferma perché non abbiamo i soldi?
C’è molta rabbia tra gli aquilani..
Un anno fa c’era la consapevolezza che l’Aquila poteva tornare a vivere. Ora, invece, subentra la disperazione e la perdita di aspettative. E’ stato fatto qualcosa, ma c’è il rischio che si perda tutto quello che è stato realizzato perché la gente andrà via. Come si può vivere, pagando le tasse, in una città che non c’è: visto che in questo momento è tutto virtuale. A quel punto dici io me ne vado sancendo la morte definitiva della città.