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La festa dell'Italia unisce, il nucleare divide
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di Osservatorio tg

La festa dell'Italia unisce, il nucleare divide
Tanto Giappone, e qualche spiraglio anche nei Tg Raiset sui ripensamenti del nucleare, visto che anche parte del governo sta “sdoganando” quelli che fino a qualche giorno fa erano gli “sciacalli”. Apprezziamo lo sforzo, non i risultati. La Libia è quasi dappertutto a centro Tg. La Festa per i 150 anni dell’Italia unita è presente su tutti e anche con qualche specificità. Oltre la patina retorica e qualche singulto unitario inatteso, una volta tanto ci complimentiamo con Studio Aperto che presenta la coccarda tricolore e che in un bel servizio fa vedere i bambini extracomunitari della Scuola Pisacane di Roma – dove sono assoluta maggioranza – che cantano l’inno di Mameli. Una bella immagine e, aggiungiamo noi, una splendida realtà.
Per Emilio Fede la Festa è soprattutto l’occasione per far parlare il premier e per parlare dell’incontro con Bertone. Per TG 3, Tg La 7 e Tg1, fin dai titoli viene proposta la rottura nel centro destra con La Russa che attacca gli atteggiamenti della Lega. Il Tg La 7 cita anche il caso L’Aquila, con la decisione del Sindaco Cialente di non partecipare alle celebrazioni a Roma, visto l’abbandono in cui è stata lasciato il simbolo stesso del terremoto in Abruzzo. Nel commento abbiamo voluto sentire proprio il sindaco dimissionario – ma, come sentirete, c’è qualche novità – apparentemente “anti italiano dell’ultima ora”, che ci parla anche delle ferite riaperte dalle immagini del dramma giapponese.
Segnaliamo che Mentana riproduce, passando al Ruby Gate, le immagini del concorso di bellezza con la presenza di Emilio Fede. Infine concludiamo con una rara manifestazione di modestia del nostro premier, riportata integralmente da un titolo del Tg 3. Trentatré donne – quante glie ne vengono “accreditate” dalla Procura di Milano – “sono troppe anche per me”. Un Berlusconi realista, dunque, che si cuce addosso abiti inusitati affermando in merito ai soldi elargiti alle ragazze: “Io sono come la Caritas”.
Dall’Osservatorio un sincero augurio di Buona Festa Nazionale, a tutti gli italiani, vecchi e nuovi.
Il commento di Massimo Cialente, Sindaco de L'Aquila
(Intervista di Lorenzo Coletta) 
Massimo Cialente, con la decisione di “disertare” le celebrazioni del centocinquantesimo dell’ unità scopriamo in lei un antiitaliano…
“Oh, Gesù, no anzi, credo di essere un italiano e cerco di essere un buon italiano. Io non vado alla festa perché la faccio lì dentro la festa; e credo sia un atto d’omaggio serio. La faccio con la bandiera tricolore, starò là, ma non so quanti sindaci che saranno lì a Roma magari sono fra quelli che hanno votato quelli che si sono alzati ieri nel consiglio regionale, forse uno dei più importanti del paese, e hanno abbandonato durante l’inno. No, che anti italiano, anzi…”.

Tv e giornali da una settimana ci inondano con le immagini drammatiche dal Giappone. Come vede lei, da sindaco di una città annientata, questa nuova terribile catastrofe?
“Ma adesso, proprio anzitutto capisco il dolore, il disagio gravissimo di stare senza viveri, senz’acqua, guardi, è una cosa terribile! Da noi fortunatamente è durata 24-48 ore, lì la situazione è drammatica. E poi c’è questa cosa del rischio nucleare, che credo, lì sia così incombente. Tra l’altro, vede, per un popolo che della cultura e della prevenzione aveva fatto quasi una religione, e quindi aveva un minimo di sicurezza, vedere che nonostante tutto la natura ti rende così vulnerabile, credo che sia un colpo terribile. Io sono particolarmente commosso, anche perché il Giappone per noi ha fatto molto e ho ottimi rapporti con l’ambasciatore giapponese qui in Italia, che credo di poter definire un amico.
Purtroppo solo chi conosce il dolore poi ha il rispetto a chi attraversa un grande dolore”.
Per noi dell’Osservatorio è un impegno quotidiano; lei, da sindaco, come ha visto il comportamento dell’informazione, ed in particolare dei telegiornali, sulla situazione dell’Aquila?
“Mah, guardi, molti hanno raccontato un altro film. E adesso che la pellicola si è spezzata, diciamo, oppure peggio ancora, sta uscendo fuori un film bruttissimo, siamo completamente dimenticati. Il gesto che io compio domani è anche un gesto per tentare di riaccendere i riflettori. Come fare a ricordare che questa è una città dove si è bloccata completamente la ricostruzione da un anno?
Che io non riesco a fare il bilancio? Come faccio a spiegare la disperazione, o peggio ancora lo scoramento, la rassegnazione, che ormai sta subentrando? Provo a fare così, più quest’atto che mi sta lacerando, di non ritirare le dimissioni, cosa che probabilmente, in mancanza di segnali dal governo dovrò assumere. Penso però che il giorno dopo la solidarietà dei miei concittadini si trasformerà in “botte”a non finire, cominciando da mio padre che mi ha minacciato… Io vorrei che il governo venisse e si interrogasse su cosa ha funzionato, cosa sta funzionando (molto poco) e cosa non sta funzionando; chiedendomene anche spiegazioni”. 

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