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La Calabria "tallone d’Achille" d’Italia
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di Giulia Fresca

La Calabria "tallone d’Achille" d’Italia

La Calabria crolla a pezzi. Questa volta non è per colpa di alluvioni o dissesti idrogeologici ma per le troppe ramificazioni criminali che in tutti i settori hanno fondato il loro potere.  Pensare al “crollo” di una regione può dunque sembrare assurdo se a vincere è lo Stato, ma quando proprio nelle figure dello Stato si annidano le patologie più cancerogene, ecco che si rimane privi di una bussola che possa offrire la visione della strada per proseguire oltre.
La mala pianta della ndrangheta si insinua così nella politica, nello sport, nell’imprenditoria  ed anche nella libertà di informazione e non mancano le continue e reiterate notizie di cronaca che rimandano ad arresti eccellenti e ad azioni che sgominano intere bande del malaffare.
Ma se la Calabria crolla, nella sua funzione  di “piede” d’Italia, rischia di portarsi dietro tutto lo stivale ed è quanto accade con le infiltrazioni dalla Lombardia al Piemonte, dalla Valle d'Aosta alla Liguria, dalla Toscana al Veneto, dall'Emilia Romagna al Trentino per poi espandersi alla Francia, alla Germania, alla Russia senza tralasciare la Spagna, la Svizzera, dalla Bulgaria all'ex Jugoslavia, dalla Bolivia agli Stati Uniti, dal Canada all'Australia. Ecco che le operazioni dello scorso  giugno e queste ultime di luglio che hanno portato oltre trecento arresti tra la Calabria e la Lombardia, continuano con l’operazione “Santa Tecla” di queste ultime ore che ha portato in carcere i fratelli del sindaco di Corigliano Calabro, nell’Alto Jonio cosentino, Pasqualina Straface del PdL e ben 67 ordinanze di custodia cautelare in carcere che i finanzieri del Gico di Catanzaro e dello Scico di Roma e i carabinieri del Comando provinciale di Cosenza stanno eseguendo in Calabria, Lombardia e altre regioni italiane. I provvedimenti emessi dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, sono a carico di altrettanti appartenenti ed affiliati ad una pericolosa organizzazione 'ndranghetistica cui vengono contestati i reati di associazione mafiosa, estorsione, usura, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. In corso anche il sequestro di beni mobili, immobili, attività commerciali e conti correnti bancari per un valore complessivo di circa 250 milioni di euro. Investigazioni effettuate grazie alle intercettazioni che i magistrati ed i gruppi di indagine hanno potuto eseguire e che hanno portato ad intrecci impensabili tra il traffico di droga con il nord Italia e le estorsioni, quali principali settori in cui operavano gli affiliati alla cosca, ma c’era anche una società di calcio, la “Schiavonea '97”, al centro del sistema adottato dal «locale» di Corigliano per riciclare i soldi provento di attività illecite ed in particolare delle estorsioni. Le indagini portate avanti con intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno permesso di riscontrare le dichiarazioni dei pentiti e di arrivare all’arresto tra gli altri di Mario e Franco Straface, imprenditori e fratelli del sindaco di Corigliano, accusati di un'estorsione compiuta nell'ambito della realizzazione di un villaggio turistico. L’apprezzamento per l’operazione “Santa Tecla” ha ottenuto l’immediato compiacimento di Angela Napoli, che ha dichiarato come «questa importante operazione nell’evidenziare la potenzialità e la pervasività della criminalità organizzata calabrese, conferma la collusione di parte del mondo imprenditoriale di quella regione, attraverso il  quale l’economia legale viene riconvertita in economia illegale vincolando, così un legittimo sviluppo dell’intero territorio». Eppure, nonostante questo “crollo” del potere criminale, c’è ancora chi resiste ed in maniera subdola tenta di deviare l’opinione pubblica, attraverso messaggi intimidatori ai magistrati, l’ultimo dei quali è  il Procuratore di Palmi, Giuseppe Creazzo, od ai giornalisti come Riccardo Giacoia della Rai, per giungere ad intere testate che lottano al loro interno per la libertà di espressione tra i redattori e gli editori che pretendono di controllare il contenuto di quanto in attesa di pubblicazione. Interessi “altri” gestiscono i poteri della terra di Calabria ed a nulla servono le decantazioni del ministro Roberto Maroni giunto a Lamezia  per il ventennale del movimento contro il racket e l'usura fondato da Tano Grasso che, senza mezzi termini ricorda come «per far fronte a questa situazione serve una reazione di forte indignazione che attualmente non c'è. Noi rappresentanti del movimento antiracket nel Sud – continua Grasso- siamo una minoranza e serve una maggiore attenzione per tutto il Meridione perché si possa fare impresa e possano circolare liberamente i capitali».
Libera circolazione di idee, di informazioni, di capitali…purtroppo in Calabria l’unica cosa certa è la libera circolazione di tanti criminali che con i loro colletti bianchi e le tessere di partito in tasca, gesticono le sorti di un’intera regione.

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