di Nicola Tranfaglia
Meno di un mese fa la sentenza d’appello contro il senatore Marcello dell’Utri che ha ripetuto ancora in questi giorni il suo giudizio sul mafioso Mangano quale eroe per non aver confessato i suoi delitti e i suoi rapporti milanesi, ha riportato di attualità la vicenda della trattativa tra Stato e mafia. Ora il sopralluogo della Commissione antimafia a Palermo ha provocato dichiarazioni e prese di posizioni importanti sullo stesso tema.
Il presidente della Commissione on. Pisanu ha parlato di una verità ancora lontana, rispondendo a dichiarazioni mai pronunciate ma attribuite da giornali e televisioni al pubblico ministero Lari di Caltanissetta, che sta indagando proprio su quella vicenda.
Ma soprattutto alcuni membri autorevoli della Commissione e in particolare l’onorevole Walter Veltroni del PD e Fabio Granata del PDL hanno potuto rendersi conto di persona del punto a cui è giunta l’indagine e delle sue imminenti conclusioni.
In particolare l’onorevole Granata ha dichiarato quello che da parte nostra avevamo già concluso il 30 giugno in un editoriale su questo giornale: che quella trattativa è ormai storia e non si può negarlo non solo perché la confessione del collaborare Spatuzza è stata puntualmente riscontrata dai magistrati ma anche perché molti altri elementi di prova inducono a ritenere che la trattativa ci sia stata, che ad essa abbiano preso parte agenti dei servizi segreti e associazioni mafiose ben collegati con la classe politica di governo.
Mancano certo ancora i nomi sia della vecchia come della nuova classe politica che a quelle associazioni sono stati, o sono ancora legati, e per questo dovremo aspettare che le indagini si concludano.
Ma le responsabilità politiche di chi, prima o dopo la caduta del vecchio sistema e all’interno del nuovo, non si possono più mettere in discussione sul piano storico.
In questo senso l’ultima dichiarazione del presidente del Consiglio che ha confermato all’on. Cosentino la responsabilità di coordinatore del PDL in Campania, dopo che proprio Cosentino ha cercato di eliminare con un dossier inventato l’attuale presidente eletto della Regione campana Caldoro, ha aspetti, a dir poco, paradossali e rientra appieno nello “squallore” indicato dal Presidente della repubblica nel suo discorso a proposito della P3 e di recenti comportamenti di uomini del suo partito e del governo.
Berlusconi sta cercando di conciliare l’inconciliabile perché sa che ulteriori dimissioni, o dissociazioni all’interno del suo campo, provocherebbero di necessità la caduta del governo e nuove elezioni politiche.
Ma si tratta di un tentativo di difficile riuscita perché il paese attraversa una fase sempre più drammatica della sua vita.
Le scelte della Fiat sulla produzione dell’auto monovolume in Serbia invece che a Mirafiori, il tentativo di rendere più rapida l’approvazione della legge bavaglio contro la stampa e la magistratura, destinata a incontrare l’ostruzionismo di tutta l’opposizione, lo scontento sempre più forte di tutte le istituzioni locali, dalle regioni ai comuni, per i tagli della legge finanziaria formano un complesso così ampio di problemi irrisolti e di ferite alla popolarità del governo da condurre nei prossimi mesi allo stallo della maggioranza o alla sua definitiva divisione interna.
Ora spetta all’opposizione prepararsi al confronto persuadendo gli italiani che è ora di cambiare se si vuole uscire dal baratro di una crisi che è insieme economica, sociale e morale della repubblica.
Affari e politica, commistione inaccettabile - di Gianni Rossi