di Micol Sarfatti
“Nella P3 ci sono Verdini e Dell’Utri, in questo modo si incrociano l’affarismo e il Pdl siciliano, sono garanzie di potere. Gli unici che ancora non si sono visti nella nuova loggia, a differenza della P2, sono i militari e le forze dell’ordine, forse perché adesso non ne hanno bisogno”. Nando Dalla Chiesa, docente di Sociologia della criminalità organizzata all’Università degli Studi di Milano, e collaboratore de Il Fatto Quotidiano interviene sul sito di Articolo21 in merito alla nuova loggia P3 e agli ultimi emendamenti della legge sulle intercettazioni…
Dalla Chiesa, quali sono le differenze tra P2 e P3?
In prima battuta, a livello concettuale, non ci sono differenze tra le due logge. In realtà, dopo un’analisi più approfondita ci si rende conto che la P3 agisce in un sistema dove le norme mancano o vengono continuamente violate, dove il rispetto costituzionale non esiste. Questo vuoto dà alla nuova loggia molte più possibilità di comandare, se esistesse davvero il rispetto costituzionale questo non sarebbe possibile.
I membri della P3 sono davvero “quattro pensionati sfigati” come dice Silvio Berlusconi?
Magari lo sono davvero, ma questo non cambia le carte in tavola. Purtroppo la storia italiana degli ultimi anni ci ha insegnato che i “senza mestiere” possono tranquillamente raggiungere il potere, è uno degli aspetti caratteristici di queste vicende di corruzione. Non a caso Licio Gelli faceva il materassaio e Lombardi è un geometra, ma fa il giudice tributario, e riesce ad avere accesso alle alte toghe.
Nell’immaginario collettivo l’uomo di potere è colto e raffinato, ma non è più così. Oggi ai vertici ci sono dei parvenu che fanno della spregiudicatezza la loro forza e purtroppo, in questo modo, riescono a trovare degli interlocutori.
Il caso P3 dimostra che c’è bisogno di un clan all’interno del sistema di potere berlusconiano?
Sì, c’è bisogno di un “sottobosco istituzionale” che faccia quello che il partito, da solo, non è in grado di fare. Nella P3 ci sono Verdini e Dell’Utri, in questo modo si incrociano l’affarismo e il Pdl siciliano, sono garanzie di potere. Gli unici che ancora non si sono visti nella nuova loggia, a differenza della P2, sono i militari e le forze dell’ordine, forse perché adesso non ne hanno bisogno.
Come mai né i cittadini, né tanto meno giornalisti ed editorialisti si sono indignati davanti a questa vicenda?
Come già accennato nella P2 c’erano i vertici dei servizi segreti, le forze armate, allora chi aveva veramente il potere era legato alla loggia. Inoltre c’era ancora la paura dei colpi di stato, erano anni di forte tensione sociale, anche per questo la P2 faceva paura e generava dissenso. Oggi la P3 viene vista come l’ennesima “cricca”, l’ennesima illegalità a cui non si da peso, anche se in realtà può avere un effetto devastante, perché le istituzioni sono deboli e non hanno più il controllo di una volta. Paradossalmente la P3, rispetto alla P2, può essere più pericolosa, ma suscita una reazione più sommessa, ormai ci siamo abituati a tutto.
Come giudica gli emendamenti alla legge sulle intercettazioni?
Gli ultimi emendamenti aggiunti alla cosiddetta legge bavaglio tutelano di più la libertà di informazione, ma non la libertà di indagine. I giornalisti, giustamente, hanno protestato per preservare la loro professione, ma non bisogna dimenticare che questa legge mina anche il diritto alla giustizia e crea una capacità sempre più bassa di perseguire i reati.