di Linda Crimersmois
190 adulti e 49 bambini che occupavano un immobile destinato alla demolizione, sito a La Courneuve, una banlieue calda nella periferia nord di Parigi, erano state espulse il 7 luglio. Le autorità offrirono loro tre notti in albergo. Per difendere il loro diritto ad un alloggio in molti rifiutarono. Chiedevano una soluzione stabile e decidevano, per protesta, di organizzarsi in accampamento davanti all’immobile. Nessuna solidarietà da parte del Comune che, contrariamente a quello che era stato fatto in altre occasioni da altri Comuni, non ha fornito un punto di acqua né proposto una sistemazione provvisoria. Il 21 luglio, al mattino, la polizia in tenuta anti-sommossa interviene per evacuare la zona e le immagini dell’intervento, girate da un militante dell’associazione di difesa dei senza-tetto Droit au Logement, sequestrate poi recuperate e finalmente diffuse da Mediapart il 28 luglio, fanno il giro del mondo.
Malgrado il silenzio della stampa francese, la diffusione del video sui network internazionali quali CNN e BBC permette di dare visibilità all’accaduto. Viene mostrata l’evacuazione di persone, per la maggiore parte donne con bambini, che resistono e sono trascinate di forza. Le immagini più violente sono relative ad una donna incinta a terra che sembra incosciente ed ad un’altra donna, sempre a terra, che oppone resistenza. I poliziotti allora la trascinano per i piedi, appare quindi un bambino fasciato sul suo dorso. I poliziotti continuano a trascinarla e il bambino è progettato fuori dalla fascia e scivola a terra. Secondo la prefettura « la donna si è messa lei stessa sul dorso benché ci fosse il bambino, dava calci e continuava a resistere ». E sempre secondo la prefettura , il bambino, con quella posizione della donna, non era visibile ai poliziotti. In conclusione “l’evacuazione è stata effettuata secondo la procedura legale e le regole abituali” e “in relative buone condizioni.”
Le persone coinvolte hanno un lavoro e la metà di esse sarebbe in regola, con carta di soggiorno o cittadinanza francese. Abitavano da un anno nell’immobile, il condominio Balzac lungo 185 metri e alto 15 piani, e pagavano un’indennità di occupazione pure essendo senza contratto. Lo smantellamento del palazzo si colloca nel quadro della rinnovazione in profondità del quartiere chiamato Cité des 4000 logements. Costruito dalla città di Parigi tra il 1959 e il 1968 per alloggiare i rimpatriati dall’Algeria e i senza-tetto, il quartiere, che ha conosciuto destini fluttuanti secondo la politica urbana del momento tra abbandono e rinnovamenti, é diventato un vero ghetto. Non si contano più gli episodi di violenza e le persone che hanno partecipato all’accampamento si sono ritrovate, in strada, in un contesto altamente pericoloso. E’ lì che, in maggio 2009, un furgone della polizia era stato coinvolto in un scambio a fuoco con Kalashnikov ed altre armi da guerra.
L’associazione Droit au Logement ha chiesto il 3 agosto un’indagine sull’operato dei poliziotti all’IGS, l’Inspection Générale des Services, la polizia delle polizie. L’azione, ovviamente dovuta, è un altro segno di una tensione crescente tra chi istituzionalmente deve proteggere i cittadini e i cittadini che si sentono sempre più aggrediti. Un clima di repressione in cui il governo pone le cattive domande e risponde con cattive risposte all’emergenza sociale. Secondo John Lichfield, giornalista di The Independent, la video coincida con la campagna rumorosa di Sarkozy che cerca di ristabilire la sua immagine di uomo intransigente verso criminalità e immigrazione e la sua diffusione avrebbe come scopo di attirare l’attenzione sul fatto che la violenza espressa da alcuni poliziotto deriva da un senso di impunità inspirato dalle parole di Sarkozy, l’uomo che una volta definì gli agitatori delle banlieue “feccia” da “spazzare via al Kärcher” (idrante).