di Marco Bombacci*
Quello che conta, diceva mio nonno, non è lo studio, ma l’esperienza. Ed io potrei aggiungere che quelle negative contano molto, ma molto di più. Noi lavoratori ex Olivetti-Getronics-Bull-Eutelia-Agile-Omega siamo stati regalati, svenduti, spolpati, derubati, immiseriti, tritati da un meccanismo che ci ha tolto t.f.r., immobili aziendali, commesse e, da tre mesi, anche lo stipendio. Siamo scesi nel baratro nero delle bollette non pagate, dei mutui ricontrattati, delle spese per i figli posticipate, dei soldi chiesti in prestito sapendo di non poterli restituire. Durante la discesa, però, abbiamo urlato, protestato, manifestato, scioperato, ci siamo incatenati, abbiamo scritto ai politici, ai giornali, alle televisioni, ai blog, alle associazioni dei consumatori, al Gabibbo, ma nessuno si è accorto di noi. Niente. Fortunatamente, il nostro ex amministratore delegato, in perfetto abbigliamento da commando, armato di piede di porco e alla guida di un gruppetto di svogliati vigilantes, ha fatto irruzione nella sede occupata di Agile, per liberarla dalla presenza di quei morti di fame di lavoratori disperati. Finalmente una notizia che interessa e un minimo di ribalta mediatica. Così è rinata in noi la speranza. Ma come conservare l’attenzione dei mezzi di informazione e della politica, che in Italia tutto può, sulla nostra vertenza? Come costringere le Istituzioni ad occuparsi di noi? Solo i gesti estremi interessano, solo il fatto curioso o stravagante supera il muro dell’indifferenza giornalistica. I problemi del lavoro, poi, sono da evitare perché di difficile soluzione, e soprattutto perché gettano una cattiva luce sull’operato del governo. Un paese guidato a colpi di spot pubblicitari non può permettersi cedimenti. Il lavoro va rappresentato solo con le immagini di prestanti giovani, che producono nei campi e nelle industrie del suolo patrio. E, infatti, seni prosperosi e petti virili popolano la nostra informazione, libera e democratica, come un tempo saturavano l’arte delle dittature del Novecento. Certo i più ricchi e i più furbi si sono attrezzati: la Confindustria ha il proprio quotidiano, così come la Fiat, i Vescovi, i partiti politici e molti altri. Di Berlusconi non ne parliamo nemmeno. Gli altri li sovvenzionano. In un momento di crisi internazionale, di aumento della disoccupazione, di diminuzione del Pil e di congiuntura economica negativa è meglio concentrare l’attenzione su auto e furgoni (Escort e Trans) che entrano ed escono dalle case dei politici. E’ meglio parlare dell’influenza suina come se fosse la Peste del Boccaccio o del Manzoni. E’ meglio parlare di riforme istituzionali, costituzionali, giudiziarie, come se interessassero la maggioranza dei cittadini. In questo quadro desolante, anzi sconfortante, entriamo noi lavoratori licenziati, cassaintegrati, mobilitati (come si chiama chi sta in mobilità?) senza voce e senza soldi. Sarebbe giusto ricevere attenzione dai media e dai politici, invece siamo oramai fantasmi, simulacri di uomini senza più diritti. A che serve che la Costituzione garantisca a tutti il “diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” se poi ci manca il supporto su cui esercitare questo diritto? A che serve avere “pari dignità sociale” ed essere “eguali davanti alla legge” se poi non possiamo accedere in egual misura all’informazione? E a che serve l’informazione se non è libera di mostrare i reali problemi del Paese? Non ci resta che lanciare una supplica ai politici, alle Istituzioni, ai Direttori delle testate giornalistiche affinché non abbandonino i problemi del lavoro e delle famiglie in difficoltà.
Per adesso l’unico libero accesso all’informazione che abbiamo avuto è stato quello di “informare”, fra vergogna e umiliazione, i nostri cari che non potevamo più provvedere al loro sostentamento.
* Dipendente Eutelia-Agile
Riceviamo e pubblichiamo volentieri la lettera aperta inviataci da uno dei lavoratori. Accogliamo e rilanciamo l'appello affinchè tv e giornale si occupino di questa vicenda. Di seguito pubblichiamo anche il testo della lettera delle lavoratrici e dei lavoratori Agile (ex Eutelia) in una lettera inviata ad Articolo21
"Il 3 ottobre eravamo anche noi in piazza per l’articolo 21 sulla libertà di informazione. Questo principio democratico ci ha visti poco presenti sui media fino all’episodio venerdì, che ha portato il nostro problema alla massima attenzione. Quello che ora auspichiamo è una più attiva presenza dei mezzi di informazione sulla nostra vicenda, per tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica e delle Istituzioni".