di Bruna Iacopino
“Ruffo sei morto” impresso sul muro di casa. Così si è svegliato Federico Ruffo, giornalista di Crash, Rai Educational autore delle risprese che hanno inchiodato Samuele Landi durante il blitz notturno all'Agile ( ex-Eutelia) e hanno portato alla ribalta quello che è ormai diventato per tutti “il caso Eutelia”. Ruffo però minimizza: “Non credo che, se qualcuno ti vuol fare del male, te lo viene a scrivere sul muro di casa, voglio sperare si tratti dell'iniziativa di qualcuno che non aveva nulla da fare...”
Si dice sereno Federico, sereno dopo un colloquio con le forze dell'ordine e una denuncia al momento contro ignoti. Anche eventuali legami con l'inchiesta che, insieme al collega Emilio Casalini, sta conducendo sul gruppo Omega- Agile -Eutelia sembrano “improbabili” a suo avviso. Un lavoro di inchiesta che, anzi, afferma, è continuato in maniera anche più veloce dopo l'incursione e che andrà in onda venerdì 4 dicembre all'una di notte su Rai3 ripercorrendo le vicende aziendali fino ad arrivare a questa mattina. Lavoro di inchiesta che procede a ritimi serrati evidenziando le tante zone d'ombra : “ Ho continuato a lavorare su Eutelia e Omega, sulle loro sedi legali e sugli ufffici amministrativi che si sono rivelati nella maggior parte vuoti o inesistenti...”
Anche da parte sua grande attesa stasera per il tavolo che vedrà coinvolte le parti sociali e vertici dei gruppo Eutelia-Omega-Agile, davanti al sottosegreatrio Letta, un incontro che potrebbe aprire degli spiragli per i tanti lavoratori “ormai allo stremo”, come sottolinea Ruffo, che fa appello proprio ai colleghi perchè i riflettori non si tornino a spegnere: “...Dopo il blitz tutti hanno cominciato a occuparsene e spero che continuino a parlarne... questa gente ha bisogno di attenzione, nel momento in cui smettiamo di occupracene muoino loro e muore l'azienda.”
Un messaggio infine va anche ai “graffitari” notturni: “...non credo di aver fatto nulla di male, né di essermi nascosto, se qualcuno ha qualcosa da contestare sa dove trovarmi, ma se la strada è quella delle minacce a me o alla mia famiglia hanno sbagliato, non è così che mi impediranno di andare avanti con l'inhiesta.”
Ascolta l'intervista a Federico Ruffo