Articolo 21 - INTERNI
Adro, la vittoria della gente
di Elisabetta Reguitti
L' ostentazione della simbologia leghista nel polo scolastico (700 iscritti) di Adro è compatibile i con i valori costituzionali?
Una domanda più che legittima e doverosa per chi vuole andare oltre al fatto “folkloristico” (uso le parole del ministro all'istruzione Mariastella Gelmini) di aver timbrato banchi, cestini della raccolta differenziata, zerbini, vetrate e pure il tetto con il Sole delle Alpi (registrato dal Carroccio nel 1998).
Un atto di arroganza di chi ha stravinto le amministrative? Una richiesta fatta dai cittadini? No.
Il primo tentativo di secessione. Nel silenzio di tutti. Della politica (l'opposizione dei parlamentari e dei consiglieri regionali ha fatto capolino solo nel giorno della manifestazione) ma anche dei giornali. All'indomani dell'inaugurazione di quel luogo deputato alla crescita civile e culturale dei ragazzi ma trasformato nella casa di un partito politico solo il Corriere della Sera e Il Fatto Quotidiano hanno scritto. Tanto che neppure l' Ansa, nel giorno del taglio del nastro, aveva dato la notizia. Tutto normale dunque.
Lo è stato anche il primo giorno di scuola iniziato senza l'esposizione del tricolore nel silenzio delle istituzioni dalla Prefettura agli uffici scolastici regionali e provinciali. Tutti hanno taciuto davanti a quello schiaffo dato alla Costituzione. Tutti tacciono di fronte a ministri padani che nelle stanze del governo nazionale lavorano per la secessione padana sbeffeggiando il tricolore.
Il ministro Gelmini “ha invitato il sindaco ad adoperarsi per la rimozione dei simboli”. Lui le ha risposto che lo farà solo se glielo chiede Umberto Bossi.
Quindi?
A buon intenditore poche parole. Solo un' unica certezza: che chi ha vinto, in questa, prima battaglia è stata la gente. Sono state quelle 12 mamme che sono riuscite a raccogliere 185 firme mandate, insieme ad un appello, alle redazioni e al presidente Giorgio Napolitano.
Quella che Antonio Padellaro, dalle colonne de Il Fatto Quotidiano (che ha lanciato una sottoscrizione popolare che in soli due giorni ha toccato quota 35 mila firme), ha definito “La forza della gente” che ha capito reagendo ad un vero sopruso: abuso di chi ha vinto a dispetto del rispetto dei diritti inviolabili.
Vigiliamo.
Una domanda più che legittima e doverosa per chi vuole andare oltre al fatto “folkloristico” (uso le parole del ministro all'istruzione Mariastella Gelmini) di aver timbrato banchi, cestini della raccolta differenziata, zerbini, vetrate e pure il tetto con il Sole delle Alpi (registrato dal Carroccio nel 1998).
Un atto di arroganza di chi ha stravinto le amministrative? Una richiesta fatta dai cittadini? No.
Il primo tentativo di secessione. Nel silenzio di tutti. Della politica (l'opposizione dei parlamentari e dei consiglieri regionali ha fatto capolino solo nel giorno della manifestazione) ma anche dei giornali. All'indomani dell'inaugurazione di quel luogo deputato alla crescita civile e culturale dei ragazzi ma trasformato nella casa di un partito politico solo il Corriere della Sera e Il Fatto Quotidiano hanno scritto. Tanto che neppure l' Ansa, nel giorno del taglio del nastro, aveva dato la notizia. Tutto normale dunque.
Lo è stato anche il primo giorno di scuola iniziato senza l'esposizione del tricolore nel silenzio delle istituzioni dalla Prefettura agli uffici scolastici regionali e provinciali. Tutti hanno taciuto davanti a quello schiaffo dato alla Costituzione. Tutti tacciono di fronte a ministri padani che nelle stanze del governo nazionale lavorano per la secessione padana sbeffeggiando il tricolore.
Il ministro Gelmini “ha invitato il sindaco ad adoperarsi per la rimozione dei simboli”. Lui le ha risposto che lo farà solo se glielo chiede Umberto Bossi.
Quindi?
A buon intenditore poche parole. Solo un' unica certezza: che chi ha vinto, in questa, prima battaglia è stata la gente. Sono state quelle 12 mamme che sono riuscite a raccogliere 185 firme mandate, insieme ad un appello, alle redazioni e al presidente Giorgio Napolitano.
Quella che Antonio Padellaro, dalle colonne de Il Fatto Quotidiano (che ha lanciato una sottoscrizione popolare che in soli due giorni ha toccato quota 35 mila firme), ha definito “La forza della gente” che ha capito reagendo ad un vero sopruso: abuso di chi ha vinto a dispetto del rispetto dei diritti inviolabili.
Vigiliamo.
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