di Debora Aru
Sono le 19:15 quando comincia a circolare il videomessaggio con le “verità” del presidente della Camera Gianfranco Fini a proposito della casa a Montecarlo. Verità fra virgolette dato che dalle dichiarazioni del leader di Futuro e Libertà non è emerso niente di nuovo: “Chi è il vero proprietario della casa di Montecarlo? E’ Giancarlo Tulliani? Non lo so, gliel’ho chiesto con insistenza, egli ha sempre negato con forza. Restano i dubbi ma se dovesse emergere che Tulliani è il proprietario della casa, lascerò la Presidenza”.Quindi “la trama da film giallo di terz’ordine”, come la chiama Fini, resta ancora fitta. Qualche ora prima Articolo 21 ha intervistato Antonio Padellaro, direttore del Fatto Quotidiano, in occasione del compleanno del suo giornale e con lui ha affrontato anche la questione che sta tenendo banco in questi giorni.
“Caso Montecarlo”. Giovedì il Fatto pubblica due diverse versioni della carta intestata su cui era stampato il documento che parlava della casa di Tulliani. La stessa sera Annozero riprende la notizia e addirittura Bocchino rilancia facendo nomi e cognomi dei presunti autori. Poi il video della conferenza del Ministro di Santa Lucia che invece conferma l’autenticità del documento e l’ex senatore leghista Ellero che dichiara: “la casa è di un mio cliente, non di Tulliani”. Direttore, che succede?
Noi abbiamo espresso molte perplessità sull’autenticità di questo documento e abbiamo chiesto che questo ministro dia le prove per dimostrare che Tulliani sia effettivamente il proprietario della società intestataria della famosa casa di Montecarlo. E’ evidente che è una storia sporchissima. E’ sporca perché al di là della vicenda in sé, è chiaro che Fini ha sbagliato a non chiarire subito la sua posizione, è evidente che pur di incastrare il presidente della Camera, si è giocato sporco. Tutto quello che sta venendo fuori, personaggi equivoci che frequentano palazzo Grazioli, queste campagne di stampa che puntano al massacro, non solo di Fini, ma anche della sua famiglia, ragiona in questo fine. Non si era mai visto in Italia il tentativo di distruggere la persona. Non parlo di distruggere le carriere politiche, ma proprio le persone. C’è stato a quanto sembra, l’intervento perfino di personaggi ambigui lì nei Carabi, perché da quello che si è capito dalle dichiarazioni del Ministro dell’isola di Santa Lucia, loro non potevano più sopportare le pressioni di personaggi arrivati dall’Italia che rischiano di danneggiare l’economia del loro Paese. Questo dimostra che quando la macchina del fango di Berlusconi si mette in moto, travolge tutto e tutti. Perché questo personaggio, ha una potenza tale che può distruggere chiunque. Questo non avviene neanche negli stati più arretrati dell’Africa equatoriale. Spero che Fini prenda finalmente coscienza del fatto che non è possibile fare mediazione o compromessi o dare fiducia a personaggi del genere. A me piacerebbe che Fini ci dicesse: “adesso vi racconto io chi è Silvio Berlusconi”, dato che lo conosce da 15 anni. Bisogna farla finita con questo stato di cose. Speriamo che Fini ne approfitti.
Qualche giorno fa Feltri ha lasciato la direzione de Il Giornale. Sallusti, neo direttore dice che era tutto previsto. Lei cosa ne pensa?Anch’io penso che sia così. Feltri è troppo importante per Berlusconi, io ovviamente non condivido nulla di lui, però certamente Feltri è uno che consoce il mestiere, che ha séguito e popolarità nel mondo dei lettori del PDL quindi non credo che Belrusconi possa fare a meno di Feltri, a meno che non gliela chieda una ragion di stato, un compromesso politico che ora, non vedo con i finiani. Io penso che tutto continuerà come prima a Il Giornale.
Ritiene che la questione della casa a Montecarlo, rischi di diventare un’arma di distrazione di massa, magari per allontanare l’opinione pubblica da questioni più vicine al Paese?
Non ci credo a questo. L’opinione pubblica non è distratta, ragiona. E’ interessata da questa storia perché la storia è obiettivamente interessante, non la sottovalutiamo. Certo si tratta di un piccolo appartamento, ma quello che è avvenuto in questi mesi intorno non solo all’appartamento ma alla figura del presidente della Camera, che ricordiamo è la terza carica dello Stato, e dell’uomo che comunque ha osato ribellarsi al capo. Questo è un tema di fondamentale importanza. L’accusa casomai va rivolta a Berlusconi che non governa, che passa la vita a fare in modo che questo Paese venga narcotizzato. Per un po’ ci è riuscito ma adesso non funziona più. Anche lui capisce che è finita la sua fama di uomo che risolveva i problemi. Lui è un ometto, trincerato a palazzo Grazioli che organizza cospirazioni contro il co-fondatore del suo partito.E la storia della casa di Montecarlo va seguita attentamente perché racchiude tutto il malcostume di questo Paese.
Ieri il Fatto Quotidiano ha compiuto un anno. Può tirare le somme a 12 mesi dall’uscita dal primo numero?
Le somme dimostrano un successo di copie inaspettato. Praticamente tra vendite in edicola e abbonamenti siamo ormai stabilmente oltre le 100 mila copie, spesso arriviamo a 110 mila, che per un piccolo giornale come il nostro sono un risultato eccellente. Abbiamo mantenuto il nostro impegno con i lettori di essere svincolati da qualsiasi potere politico, economico o di altro genere. Il nostro giornale che viene fatto esclusivamente con attività di tipo giornalistico sulla scelta delle notizie. Ne abbiamo dato dimostrazione proprio ieri dando per primi e in solitudine la conferma del Ministro di Santa Lucia sull’autenticità del documento che attribuisce la proprietà della casa di Montecarlo a Tulliani. Stamattina scrivevo proprio questo, che molti dicevano che questa è una notizia che danneggia Fini e avvantaggia Berlusconi. Noi non possiamo fare calcoli di questo genere: una notizia è una notizia e questo nostro slogan iniziale è stato mantenuto in maniera puntuale durante quest’anno. Certo, di errori ne abbiamo fatti tanti, ma non siamo mai venuti meno a questa regola, una notizia è una notizia e noi non prendiamo ordini da nessuno.
Giovedì sera Annozero ha fatto il 20% di share, nonostante il blocco degli spot e le solite incertezze contrattuali di Travaglio e Vauro. E’, secondo lei, sintomo di qualcosa?
E’ sintomo del fatto che fortunatamente in questo Paese i cittadini si riprendono i loro spazi di libertà e quindi c’è una trasmissione importante, fatta bene, fuori dagli schemi come Annozero, si vede Annozero e c’è il record di ascolti. Se c’è un telegiornale che finalmente dà le notizie, come quello di Mentana, si vede il telegiornale di Mentana che fa un piccolo record di ascolti. S c’è un giornale che non prende ordini da nessuno e scrive quello che giornalisticamente è giusto scrivere, si compra questo giornale.Ormai i siti, come il vostro (Articolo 21 è stato uno dei primi a tracciare questa linea), che raccontano tutto ciò che non si deve sapere o danno ospitalità alle voci scomode, sono quelli più visti. Quindi io sono molto ottimista sul futuro dell’informazione in questo Paese perché nonostante tutti i bavagli di questo mondo, non c’è niente da fare: la gente si riprende tutta la libertà che gli appartiene.
Articolo21 proporrà una raccolta di firme per chiedere le dimissioni di Masi. Cosa ne pensa di questa iniziativa? Il Fatto la sosterrà?
Certamente si. Noi pensiamo che Masi, al di là delle sue responsabilità personali, sia un direttore completamente eterodiretto da palazzo Chigi. Lui non può che seguire gli ordini provenienti direttamente dalle stanze di Berlusconi e quindi questo crea una situazione di un’anomalia totale essendo la RAI un servizio pubblico, avendo un Consiglio d’Amministrazione, seppur eletto dalla politica, che dovrebbe assicurare l’autonomia del servizio pubblico e invece il direttore generale purtroppo questa autonomia non riesce ad assicurarla. Devo dire che se ci sarà, eventualmente, un successore nominato da Berlusconi, non sarà molto diverso da Masi. Il problema, infatti, non è Masi o chi verrà dopo di lui. Il problema è che non può essere accettato che il Presidente del consiglio, metta un suo uomo alla guida delle televisioni di Stato. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.