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Dalla Festa dei lettori in Sardegna, un appello unitario alla manifestazione del 2 ottobre
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di Ottavio Olita

Dalla Festa dei lettori in Sardegna, un appello unitario alla manifestazione del 2 ottobre

L’emergenza democratica in Italia non riguarda solo l’informazione e non preoccupa soltanto per il presente. Sono in pericolo le stesse istituzioni, la funzione della politica e della cultura, la convivenza, la solidarietà, l’accoglienza, l’impegno per la Pace, il ruolo del lavoro per garantire la libertà dei cittadini e non solo dal bisogno, le tutele sindacali; in altre parole, è sotto attacco la Carta Costituzionale. E’ per questa ragione che dalla Comunità La Collina di Serdiana, in provincia di Cagliari,  guidata da don Ettore Cannavera, parte un forte appello: aderiamo alla manifestazione del 2 ottobre in modo quanto più unitario possibile.

Basta con le divisioni, le lacerazioni, i distinguo; se anche il Presidente della Camera denuncia i gravi rischi che la Democrazia Italiana sta correndo, è necessario dare una risposta forte.

L’appello è stato lanciato al termine del dibattito dedicato allo stato dell’informazione in Italia organizzato nell’ambito della Festa dei Lettori che si è svolta contemporaneamente in 15 comuni sardi. All’incontro hanno preso parte il presidente dell’Associazione della Stampa Sarda, Francesco Birocchi; il presidente del Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna Filippo Peretti, Loris Mazzetti, Capo Struttura della Rai e responsabile di alcuni importanti programmi della terza rete - ultimo in ordine di tempo, ‘Caternoster’ -, Articolo 21 e il giornalista Giacomo Mameli, direttore della rivista pubblicata dalla Comunità.

Il punto centrale di tutte le relazioni è stata la comune considerazione che nel Paese è in atto una palese e costante violazione dell’Articolo 21 della Costituzione non soltanto per la parte che riguarda il diritto-dovere d’informare ma anche – e forse in modo più marcatamente grave – quello dei cittadini ad essere informati. Tutto questo si accompagna ad una campagna per la rimozione della memoria di giornalisti fondamentali per la crescita democratica dell’Italia postfascista, come Montanelli e Biagi. Mazzetti ha fatto notare come – ad esempio – dalle celebrazioni per il 125esimo anniversario della fondazione del “Resto del Carlino” sia sparita la storica funzione svolta da Biagi il quale, come direttore, in un solo anno riuscì a rilanciare quel giornale morente.

La rimozione della memoria di protagonisti così importanti della storia del Paese è finalizzata alla cancellazione dei valori dei quali essi si sono fatti portatori, così come sta avvenendo per il Sindacato, con lo svuotamento delle funzioni del Parlamento, con il tentativo di svuotare di significato alcuni degli articoli fondamentali della Carta costitutiva dello Stato.

Gli altri temi affrontati hanno riguardato la particolarità dello stato dell’informazione nell’isola – con la morte del “Sardegna” di E-Polis, la concentrazione dell’informazione stampata e televisiva nelle mani dell’editore Zuncheddu, le crescenti difficoltà dei CdR nel far rispettare contratto e norme deontologiche –, le cancellazioni dai palinsesti Rai di tutti quei protagonisti fastidiosi per il potere – ultimo, Enrico Bertolino -, le forti distanze che si stanno determinando tra redazioni e cittadini.

Nel dibattito seguito alle relazioni in molti interventi è stato sottolineato come la crescente omologazione nell’informazione miri in realtà ad un appiattimento delle idee, che conduca definitivamente al pensiero unico. Eliminare il pluralismo significa combattere la capacità di elaborazione e quindi ridurre massicciamente gli spazi di libertà. Non solo l’informazione è sotto attacco, ma anche qualunque elaborazione teorica, politica, culturale, storica, di spettacolo che si allontani dai modelli imposti da chi detiene il potere in modo assolutamente autoritario, controllando i cordoni della borsa, tagliando i finanziamenti per la scuola e la ricerca, riducendo anche le possibilità espressive del teatro, della satira, del cinema.

Per tutte queste ragioni dal dibattito è emersa l’esigenza di un appello alle forze politiche democratiche perché unitariamente si impegnino per fermare quest’attacco concentrico alle libertà fondamentali della Repubblica nata da Rinascimento, dal Risorgimento, dalla lotta al nazifascismo.


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