di Antonio Boccuzzi
Ieri migliaia di lavoratrici e lavoratori del gruppo Omega hanno manifestato per le vie di Roma. insieme a molti parlamentari, abbiamo percorso l'intero tragitto della manifestazione. Una vera e propria via crucis dove la sola speranza di un incontro alla presidenza del consiglio dava la forza ai lavoratori di andare avanti passo dopo passo. Speranza in un primo momento vanificata da un breve incontro che una delegazione ha avuto con il sottosegretario Gianni Letta, che non ha prodotto alcun risultato.
Ma lì, insieme all'orgoglio e alla dignità dei lavoratori, si stava schiacciando e mettendo da parte quello che è un diritto sacrosanto, il diritto al lavoro, e insieme a questo il diritto ad essere ascoltati e non messi da parte.
Si è prodotto velocemente un effetto boomerang, che ha portato i lavoratori a bloccare via del corso per alcune ore, ed altrettanto velocemente è salita la tensione, tanto che ci siamo immediatamente precipitati per evitare cariche della polizia che qualcuno aveva temuto, nei confronti dei lavoratori che si erano seduti in un pacifico sit in, ribadendo la necessità di un tavolo a Palazzo Chigi per evitare la fine di un'azienda che conta oltre diecimila dipendenti.
Fortunatamente dopo qualche ora, si è finalmente arrivati a fissare un tavolo per il giorno 27 novembre.
Mi chiedo perchè tanta indifferenza però; perchè è stato necessario tutto questo, perchè le varie iniziative dei lavoratori e dei parlamentari, messe in atto negli scorsi mesi, abbiano avuto come unica risposta un silenzio assordante, o nel migliore dei casi risposte vuote da parte di sottosegretari che sono venuti in aula a svolgere il loro compitino.
Le pagine dei giornali e i tg hanno iniziato ad occuparsi di questa tragica vicenda soltanto quando Samuele Landi ha fatto irruzione in azienda a Roma, come se fino ad allora nulla fosse accaduto, come se il destino di diecimila lavoratori e delle loro famiglie a nessuno interessasse.
Non voglio e non posso pensare che tutto ciò sia figlio dei tempi , dove le soluzioni ai problemi del Paese si chiamano ronde , o dove il più grande dilemma a cui dar risposta sono i processi del premier.
La drammatica situazione che il nostro Paese sta vivendo, merita risposte serie, adatte al momento delicato che stiamo attraversando; nè spot elettorali e nemmeno demagogia insulsa per decidere chi è più bravo e chi lo è di meno.
Occorre uno scatto di orgoglio da parte di tutti, per riportare in maniera seria e puntuale nell'agenda politica i temi del lavoro.
Non servono proclami populisti che poi alle verifiche, quelle vere, quelle che insomma dovrebbero poi riempirti la pancia e permetterti di andare avanti, si rivelano promesse a cui non c'è seguito.
Nessuno può permettersi questo atteggiamento, i lavoratori che oggi piangevano in piazza per il loro posto di lavoro non meritano questo.
Invece di calpestare la nostra Costituzione, proviamo a tornare ad essere un Paese civile , una repubblica davvero fondata sul lavoro.