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De Magistris, un "cattivo" magistrato
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di Giulia Fresca

De Magistris, un "cattivo" magistrato

L’occasione doveva essere la presentazione del suo libro “Assalto al Pm – storia di un cattivo magistrato”, ma De Magistris, nella “sua” Calabria non poteva limitarsi a parlare di un prodotto editoriale e così ha puntato l’attenzione sulle scottanti vicende del nostro Paese ed i tanti laccioli che impediscono che diventi un posto normale.
Ha ripercorso alcuni momenti cruciali del suo trascorso da Pm presso la Procura di Catanzaro, attraverso le inchieste che lo hanno reso famoso: Poseidone, Toghe lucane e Why Not, che tanti sconquassi hanno generato non solo nella sua vita ma nell’intero sistema politico-affaristico regionale e nazionale ed ha raccontato dei tanti attacchi da cui ha dovuto difendersi, soprattutto quelli interni dei colleghi.

Qual è la situazione della magistratura in Italia ed in Calabria rispetto a quella che descriveva Piero Calamandrei?
In quindici anni ho visto avanzare il modello del magistrato conformista, attento ad interpretare la legge quando ha di fronte il personaggio di Potere. Io mi sono sentito dire da un Procuratore Generale che “De Magistris è un grande lavoratore, anzi lavora troppo e non è così che lavora un Magistrato che rispetta la Costituzione Repubblicana”. In quel momento sono state proprio le parole di Calamandrei che mi sovvennero, oltre a quelle di mia moglie che continuamente di intimava di rientrare prima a casa. Mi sono visto recapitare un avviso di garanzia di quindici pagine emesso su ordine di Arcibaldo Miller, un incriccato che ha un pedigree di primordine ed era nei salotti Verdini con Dell’Utri e compagni, uomo dai tanti “vizietti” che lo hanno portato a diventare da Pm della Tangentopoli napoletana a capo degli ispettori del Ministero della Giustizia ovvero quello che dovrebbe giudicare la mia deontologia. Mi si accusava di vilipendio dell’ordine giudiziario per via di un’intervista a Sky nella quale avrei detto che in Italia esistono due magistrature, quella che mantiene la schiena diritta e che applica l’art.3 della Costituzione ed una che va a braccetto con il potere e con la “normale devianza”, proprio come fa Miller.

Si sente di aver commesso degli errori?
«Nella fase iniziale degli attacchi ho sperato di trovare degli errori gravi ma paradossalmente mi sono trovato nella condizione normale di chi sbaglia. Ho commesso gli errori di qualsiasi essere umano che si trova ad operare in un ambiente difficile dove, anziché potersi fidare del collega della porta accanto, occorre guardarsi le spalle perché è lì pronto a scipparti il fascicolo dalla scrivania.

Cosa pensa dei giudici ragazzini?
Penso che danno tanto fastidio perché vengono da tutta Italia e non rinunciano, a priori, a sedi svantaggiate. Non hanno incrostazioni e questo deve fare riflettere sulla questione morale della magistratura, e non solo calabrese, nella quale i giudici ragazzini rompono quegli equilibri interni portando entusiasmo, passione e voglia di fare. In Calabria ci sono magistrati che valgono ma ce se sono molti che hanno incrostazioni profonde. Bisogna avere il coraggio di parlare della questione morale nella Magistratura e con questo mio libro volevo aiutare un dibattito interno, ma manca la volontà ed il coraggio di denunciare. Così si va verso il crollo democratico.

La borghesia mafiosa e la massoneria deviata. Cosa li tiene insieme?
La borghesia mafiosa è tenuta insieme dalla massoneria deviata che, attuando la strategia della distruzione in tutti i modi, delle persone che hanno osato entrare nel cuore del sistema, realizza di fatto un Governo occulto della cosa pubblica. Il salotto Verdini ci ha consegnato politici, faccendieri ed alti magistrati asserviti che devono punire i magistrati perbene. Nei luoghi della borghesia mafiosa si decide per poi far ratificare nei luoghi istituzionali. Non dimentichiamo che “mafia” non è sinonimo di uso di armi e violenza, tant’è che l’arma è solo un aggravante, ma vincolo di omertà e di affarismo losco. In Calabria mi è stato chiesto “a chi appartieni?” Questo senso di appartenenza crea dei forti vincoli che nel mio caso hanno avuto l’azione catartica di metterli tutti insieme contro di me. Oggi il lavoro non è più un diritto, ma un privilegio ed una concessione e la Borghesia ha paura di qualche magistrato che scopre l’ingranaggio, di qualche giornalista che lo racconta e della popolazione che se ne rende finalmente conto. C‘è bisogno che la gente si riappropri della dignità e ritrovi il pensiero critico, l’unico di cui i poteri forti hanno paura.

È stato un cattivo magistrato?
Sono stato un cattivo magistrato ma non sono stato un deficiente. Avrei potuto fare tante volte delle scelte diverse perché mi hanno offerto delle prospettive, avrei potuto non approfondire delle carte che mi passavano davanti, e magari sarei potuto diventare Procuratore Generale da qualche parte.

Meglio girarsi dall’altra parte?
Sarei andato contro la Costituzione Repubblicana e contro il diritto di autonomia ed indipendenza della Magistratura. La consapevolezza di stare nel giusto, con coscienza, mi ha dato la forza di andare avanti perché questo mestiere deve essere fatto con forte senso di passione ed idealità.

Si sente in colpa per quanti hanno pagato a seguito della guerra tra le Procure di Catanzaro e Salerno?
Mi pesa moltissimo che tante persone stiano pagando per aver fatto il loro dovere, anche se lavorando con me sapevano a cosa andavano incontro. La guerra delle Procure è la dimostrazione di come il circuito mediatico può impazzire e di quanto esso sia devastante perché paradossalmente la vicenda è paragonabile al fatto che i Carabinieri arrestano Riina e Riina arresta i Carabinieri. Presto renderò pubblici sul mio blog tutti i verbali perché si metta fine a questo enorme tentativo strategico di demolire quanti hanno svolto con coscienza il loro lavoro. se ci fosse stato Sandro Pertini come Presidente della Repubblica, certamente avremmo avuto una sponda istituzionale in grado di guardare con occhi imparziali questa vicenda

Ma la Chiesa che ruolo ha svolto?
La chiesa calabrese è stata trasversalmente interessata ed anche in modo forte. Ci sono stati dei parroci che hanno avuto coraggio nel sostenermi mentre dalle gerarchie ecclesiastiche non è arrivata un granché di solidarietà anche perché era proprio da quelle gerarchie che arrivavano le sollecitazioni per le assunzioni . in questo momento dalla Chiesa mi aspetterei qualcosa che porti una vera lotta alla mafia, che la veda in prima linea. La Calabria avrebbe bisogno di tanti parroci di frontiera.

Quale deve essere l’idea del Giudice oggi?
Non bisogna seguire il concetto del giudice etico che cerca il consenso. Diversa è invece l’idea del giudice che cerca il feeling con le Istituzioni. C’è differenza tra solitudine ed isolamento. La solitudine fa parte del lavoro del magistrato e gli è indispensabile, l’isolamento invece è pericoloso. La legge Bavaglio ad esempio è una legge eversiva perché impedisce ai magistrati di operare ed alla stampa di raccontare questo significa impedire alla gente di sapere e quindi di poter pensare liberamente in modo critico e quindi di dissentire. Se il Tg1 cominciasse a fare informazione pubblica raccontando le inchieste importanti del nostro paese si può solo immaginare cosa accadrebbe.

Ma loro hanno il consenso!
È vero che hanno il consenso ma se avessimo un’informazione libera faremmo salti in avanti. In Italia adesso vige la strategia del ricatto che è estremamente pericolosa ed il rapporto Fini –Berlusconi si regge proprio su questo. Non si può tenere un Paese avvelenato ed occorre ritornare al popolo con una nuova strategia comune di lotta.

Dall’assalto al PM all’assalto all’ex PM, quanto c’è di vero nelle accuse sugli sprechi delle sue indagini?
La storia dei costi è una bufala. Non sono stati spesi nemmeno i soldi che generalmente si spendono in un’indagine, anzi abbiamo anche recuperato dei fondi. Basta leggere quello che ha scritto Piero Sagona sul mio blog (http://www.luigidemagistris.it/index.php?t=s1545)

La bilancia della Giustizia ha sui suoi piatti giustizialismo e garantismo, come vede il futuro De Magistris?
Vedo una magistratura come quella di Calamandrei, conformista, pavida e malata di agorafobia, che rischia di diventare il braccio togato del Potere. E vedo il Casellario pieno di piccoli delinquenti mentre i mafiosi ed i criminali saranno completamente “limpidi”.Sono ottimista sul fatto che l’Italia si risveglierà con una grande strategia politica che solo una grande mobilitazione delle coscienze può avviare.


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