di Duilio Giammaria
La condanna a morte di Terek Aziz, arriva a ricordare che la questione della guerra in Iraq mantiene aree scure.
A parte le considerazioni morali, sempre condivisibili, sull’opportunità della pena di morte, la vicenda della condanna a morte di Aziz va inquadrata proprio in quell’area grigia e ancora non indagata del tentativo di trattativa che avrebbe portato all’esilio di Saddam Hussein e della sua nomenclatura e Aziz in effetti è stato protagonista di quella fase che precedette lo scoppio del conflitto.
E’ evidente che la sua figura faccia parte di quella “componente politica” a cui il regime del Rais di Baghdad, aveva affidato la sottile linea della trattativa. Aziz era venuto a Roma due mesi prima della guerra, aveva incontrato il Papa, Formigoni, tutti i responsabili esteri dei principali gruppi politici.
Marco Pannella e i radicali da tempo chiedono una Commissione d’Inchiesta sul modello di quella inglese. La guerra in Iraq merita attenzione non solo per il drammatico tributo di sangue, ma anche per analizzare quale fu il processo decisionale della politica internazionale, se e come fu indirizzato da false informazioni, se e come era possibile la trattativa.
L’Iraq rimane materia di analisi cruciale per il nostro sistema democratico. Terek Aziz è un personaggio chiave per saperne di più. E’ per questo che ritengo debba esserci una voce forte che si levi dal nostro paese per chiedere l’annullamento della condanna a morte.