di Giuseppe Lumia
Oggi c’è grande bisogno di un’informazione libera e coraggiosa, che non abbia paura di raccontare all’opinione pubblica le tante facce del fenomeno mafioso.
Quello che in tutti i Paesi democratici e civili sarebbe ovvio in Italia non lo è per due difficoltà abbastanza evidenti. La prima riguarda il groviglio di connivenze e collusioni politico-economico-mafiose di cui godono le organizzazioni criminali nel nostro territorio. La seconda, invece, è relativa all’annosa e indecente questione del conflitto di interessi. Sia sul versante del condizionamento esterno, la capacità di influenza del potere politico ed economico, sia su quello del condizionamento interno, la capacità di influenza dell’editore, il giornalista ha pochi margini di manovra. Sì, perché come spesso accade in un Paese come il nostro, ricco di zone grigie, molte notizie e inchieste di mafia coinvolgono uomini politici, frange di partito, imprenditori. Queste informazioni danno fastidio, soprattutto a chi si ritrova a ricoprire incarichi di responsabilità pubblica o a gestire aziende di comunicazione e informazione come televisioni, giornali, radio. Sta proprio qui il corto circuito del nostro sistema informativo, che in passato ha visto i sacrifici di molti giornalisti come Pippo Fava, Peppino Impastato, Mauro De Mauro, Mario Francese, Giancarlo Siani, Giovanni Spampinato… e che oggi riceve minacce, censure, fino addirittura a giungere alla censura preventiva, come succede frequentemente nei programmi di informazione della televisione pubblica e commerciale anche non coinvolta direttamente nel conflitto di interessi. Qualche giorno fa infatti è stata annullata la trasmissione di un servizio sulla trattativa Stato/Mafia che doveva andare in onda su La7. Io ero tra gli intervistati in quel servizio, e pare che gli intervistati siano stati definiti “ di parte”. Vorrei precisare che io non sono un uomo “ di parte” ma un uomo delle Istituzioni antimafia .
Negli USA, dove pure esistono testate più o meno vicine agli schieramenti, l’informazione svolge la funzione di “cane da guardia”. Non è un caso che proprio qui il giornalismo d’inchiesta sia molto diffuso. Questa funzione di controllo purtroppo in Italia è ormai saltata e chi intende il mestiere ancora come esercizio di libertà e coscienza critica incontra notevoli difficoltà, relegato ai margini o escluso.
Per liberare l’informazione italiana dalla morsa del potere è necessario che sia la politica sia i giornalisti facciano la propria parte. Ai primi il compito di risolvere il conflitto di interesse, ai secondi quello di non accettare compromessi, neanche con la propria coscienza.
LA CARTA DEI DOVERI DEL GIORNALISTA PARCA CHIARO, DI PAOLO BUTTURINI LA7 DALLA PARTE DELLA STORIA, DI TANIA PASSA La7, Silvia Resta: "non penso proprio di meritare questo trattamento..." / LA PROTESTA DELL’ORDINE DEI GIORNALISTI DEL LAZIO E DI STAMPA ROMANA / CDR TG1, VICENDA DIMOSTRA PERICOLI LIBERTA' STAMPA /FATTO GRAVE QUANTO ACCADUTO A LA 7.LA7 DALLA PARTE DELLA STORIA, DI TANIA PASSA La7, Silvia Resta: "non penso proprio di meritare questo trattamento..." / LA PROTESTA DELL’ORDINE DEI GIORNALISTI DEL LAZIO E DI STAMPA ROMANA / CDR TG1, VICENDA DIMOSTRA PERICOLI LIBERTA' STAMPA /FATTO GRAVE QUANTO ACCADUTO A LA 7