di Reporter senza rete
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Ancora tanta politica nei Tg di prima serata; questa volta, però non c’è solo la estenuante e reiterata attesa per il chiarimento politico nel centro destra. In effetti, di “cose” ne sono accadute parecchie: l’intervento accorato ma anche duro di Napolitano, che ha l’onore del primo titolo sul TG 2; il varo del pacchetto sicurezza da parte del Consiglio dei Ministri; l’annuncio dell’addio di Bertolaso; il passo indietro di Berlusconi che non presenzierà al Forum sulla Famiglia; il duro intervento di Draghi che, applaudito dalla CGIL, dà della situazione economica una lettura assai lontana da quella fornita ieri dal Premier.
Ovviamente le diverse testate esprimono diverse sensibilità; Per TG 3 e TG La 7 c’è spazio per i contrasti tra ministri e per lo scambio duro tra Tremonti e Prestigiacomo sui tagli all’ambiente. Su TG 1 e TG 5, preminenza al senso di “concretezza” che il Premier ha voluto sottolineare nella conferenza stampa dopo il varo del pacchetto sicurezza. Il Tg 1 liquida sena né a né ba la notizia di Giovanardi che sostituisce Berlusconi all’apertura del Forum sulla Famiglia.
Anche l’Osservatorio, questa sera, vuole occuparsi di “politica”, tornando sulle dichiarazioni di ieri di Berlusconi, relative a possibili attacchi contro la sua immagine, orchestrati dalla mafia. Peraltro, lo stesso TG 1 dedica a questa “pista” un lungo servizio. Restiamo in tema nel commento, ospitando il giornalista dell’Espresso Lirio Abbate. Collega conosciutissimo per le sue inchieste giudiziarie sulla mafia che da anni è costretto a vivere sotto scorta.
Il premio fedeltà lo conquistano questa sera Studio Aperto e TG 4, che dedicano il primo titolo ancora una volta ad Avetrana.
Le apprensioni per l’incendio all’Ospedale Bambin Gesù di Roma, presenti un po’ ovunque; assenti, anche qui un po’ ovunque, e forse perché in massima parte albanesi, gli ustionati di Paderno Dugnano.
Il TG 3 ci fa ricordare che esiste il mondo, titolando sulla agghiacciante notizia della condanna a morte di quattro bambini-soldato in Sudan.
Consigli per gli acquisti: per chi volesse regalare o regalarsi un seno nuovo, Studio Aperto annuncia la “ripresa in diretta” di un intervento per “rifarsi il decolletè”.
Il Commento di Lirio Abbate, giornalista de L'Espresso
(intervista di Alberto Baldazzi)
La parola mafia è stata pronunciata almeno due volte da Berlusconi nel suo intervento, l’assise del Popolo delle libertà, una volta addirittura come possibile mandante di una serie di agguati di cui lui sarebbe sotto posto, l’altra volta per rimarcare i successi del Governo nella lotta alla criminalità organizzata. Prima domanda: è credibile che ci sia qualche attività organizzata, di ascendenza mafiosa, nei confronti di Berlusconi?
“Partiamo dal fatto che accaparrarsi meriti di contrasti e di lotta alla criminalità organizzata d’Italia da parte della politica è un po’ eccessivo, perché chi contrasta oggi la criminalità organizzata sono i magistrati e le forze dell’ordine (carabinieri, poliziotti, guardia di finanza), uomini che non hanno i mezzi, uomini che non hanno sufficienti risorse economiche (anche per pagare gli straordinari) e magistrati, che quasi quotidianamente vengono sottoposti all’attacco della politica, in questo caso e quasi sempre della maggioranza. Dire da parte del Premier che loro hanno ottenuto grossi risultati nella lotta alla criminalità organizzata, mi sembra che faccia veramente male a tutte le persone che ci credono e a tutti quelli che stanno sulla strada. Da quella che è l’origine di Berlusconi, poi, dovrebbe essere lui per primo a darci delle spiegazioni, quelle che cercarono di ottenere i magistrati di Palermo quando lo chiamarono a testimoniare nel processo a Dell’Utri, e soprattutto le origine economico – finanziarie della Fininvest (dove lui si avvalse della facoltà di non rispondere)”.
In generale, la situazione della lotta alla criminalità organizzata, come la vedete? C’è stata qualche evoluzione nel sistema?
“C’è la tensione che si è creata in un pezzo di territorio come la Calabria, dove la Ndrangheta è sempre fortissima e sempre più agganciata alla politica, ecco che con l’arrivo di uomini delle forze dell’ordine e di valenti magistrati alla procura di Reggio Calabria, nell’arco di quasi due anni sono state arrestate più di trecento persone di grossissimo livello. Se poi sommiamo a queste i favoreggiatori ed altri che si avvicinano ai colletti bianchi, arriviamo a più di mille persone collegate alla Ndrangheta, oltre ai sequestri dove sono stati fatti. Ecco: lì dove per anni lo stato, in qualche modo, aveva per anni delle pecche, adesso ha cominciato a metterci le mani, come sta facendo in altri territori della Sicilia e della Campania, ma soprattutto del nord, a Milano. A Milano era impensabile, fino a pochi anni fa, credere che la Ndrangheta o la criminalità organizzata poteva aver preso in pugno la Lombardia, ed invece con le intercettazioni (quelle stesse che questo Governo vorrebbe togliere) e le indagini (che questo Governo vorrebbe limitare), ecco com’è arrivato a scoprire che gli ndranghetisti si riunivano a Milano”.