di Santo Della Volpe
La prima, fondamentale domanda che gli arriva dalla piazza è dell’attore Riccardo Scamarcio: “Signor ministro, ma come è possibile rilanciare l’economia senza partire dalla cultura?” Ed a questa domanda il ministro Bondi non è riuscito a rispondere neanche dopo una trasmissione di più di 2 ore, finendo la sua giornata sotto i fischi delle centinaia di donne e uomini del mondo dello spettacolo e della cultura riuniti nel pomeriggio a protestare davanti a Montecitorio contro i tagli in finanziaria ai già miseri soldi per il Cinema e la cultura; e nella sera davanti alla Fontana di Trevi di felliniana memoria in collegamento con “Anno zero”,nei cui studi il ministro Bondi arrancava sin dall’inizio di fronte alle domande di Michele Santoro, le cifre e le argomentazioni di Walter Veltroni,le poteste degli abitanti dell’Aquila. Si chiamava “Macerie” la puntata di Anno Zero, macerie non solo all’Aquila,ma anche sulla risorsa fondamentale dell’Italia,quel patrimonio culturale ed artistico che fa del nostro paese il fondamento della storia e della civiltà dell’Occidente. Pompei,ma non solo: macerie sui teatri costretti a ridimensionare la programmazione per mancanza di finanziamenti, nonostante negli ultimi due anni abbia avuto più spettatori delle partite di calcio dei campionati italiani: macerie sull’Opera lirica, come dimostro la crisi del Carlo Felice di Genova che ha rischiato di fermarsi definitivamente di mandare in fallimento la propria Fondazione per i tagli del governo, salvata in extremis solo dall’intervento del petroliere Garrone (ma che succederà nelle altre città,magari più piccole ma con grande tradizione della Lirica dove non ci sono petrolieri a correre in soccorso?): macerie sulle scuole di musica e sui Conservatori che, per i tagli della Gelmini da un lato e del ministero di Bondi dall’altro, sono in procinto di scegliere se chiedere agli insegnanti di lavorare gratis o di mandare a casa gli allievi,nonostante gli appelli dei maestri Abbado, Muti e Accardo: macerie sugli spettacoli dal vivo di ogni genere che vivono soprattutto grazie alle rassegne e serate organizzate dagli Enti Locali che , a loro volta, hanno dovuto tagliare le sovvenzioni a causa della drastica riduzione degli introiti dovuti ai tagli delle finanziaria 2009-2010: macerie sul mondo dell’informazione falcidiata dall’aumento delle tariffe postali e dal mancato finanziamento della legge sull’editoria. Macerie, infine, sul Cinema, la più popolare delle arti visive, letteralmente in ginocchio per il mancato finanziamento del tax credit, tax shelter e , come le altri arti, per il quasi azzeramento del FUS,il Fondo Unico per lo Spettacolo. Provvedimenti che garantiscono ossigeno al Cinema ma che Bondi continua a dire di voler rifinanziare entro l’anno, dovendo però ammettere che nella attuale finanziaria licenziata dalla Camera dei Deputati, non esiste uno straccio di cifra o ipotesi scritta che faccia presagire un finanziamento neanche con il Decreto Milleproroghe di fine anno. Per questo ieri pomeriggio centinaia di artisti,registi,scenografi, costumisti, carpentieri,lavoratori delle troupe e persone che lavorano nel mondo dell’audiovisivo si sono radunati davanti a Montecitorio per chiedere rispetto ,rilancio del loro lavoro e soprattutto intelligenza nel fare i provvedimenti. In un momento di crisi,infatti, tutti i paesi del mondo occidentale puntano su investimenti che fruttano in futuro: questo governo invece taglia proprio quei settori come la scuola,la ricerca scientifica e,ad esempio,il Cinema dove tutti sanno che investendo 1 euro si incassano 10 Euro . Bondi invece tace e difende quel governo che gli taglia l’erba sotto i piedi; lancia ululati al cielo,ma nei Consigli dei Ministri,non contesta neanche una cifra a Tremonti “mani di forbice”. Per questo giovedì sera ha finito la giornata sommerso dai fischi. Per questo nel pomeriggio di giovedì ha sentito,forse, il suo nome continuamente evocato,purtroppo per lui solo per chiedere di dimettersi, dal movimento Tutti a Casa, nato dall’occupazione del Red Carpet del festival di Roma.
“ho il sospetto che dietro il mancato rinnovo degli sgravi fiscali ci sia un motivo politico” gli dice il regista Paolo Sorrentino,”il Cinema italiano di oggi fa paura”. Bondi si affretta a smentire ricordando d’aver apprezzato il film Gomorra, finendo per esser subissato di fischi ed insulti dalla piazza: perché nel mondo della Cultura la memoria è lunga, al contrario di quanto lui e Berlusconi vogliono far pensare alla gente, ed alla Fontana di Trevi come davanti a Montecitorio tutti si ricordano quel che , nel silenzio prono del signor Bondi, il nostro cosiddetto premier disse l’indomani degli straordinari riconoscimenti a Cannes di Gomorra e de Il Divo, quell’invettiva cioè contro chi dà una immagine negativa dell’Italia, come se la cultura fosse la cartolina che ha nella testa lo smemorato di Arcore. E comunque al di là di tutto parlano le cifre: questo governo ha tagliato 2 miliardi ed 800 milioni di Euro per la cultura dal 2008 ad oggi, ben sapendo che di Cultura mangiano più di 200mila persone, ci campano, ci traggono il proprio sostentamento, che la cultura è una industria che produce e fa incassare il fisco, che alimenta il turismo e l’afflusso dall’estero di valuta. Che soprattutto la Cultura fa pensare, fa crescere un paese, fa diventare adulti i giovani. Ma forse è per questo che fa paura, come diceva il regista Sorrentino. E solo una persona come Bondi poteva far sorgere il sospetto a Giulio Scarpati che il ministro non conoscesse il nome del regista di Gomorra (che è Matteo Garrone) scambiato in diretta TV per Sorrentino che è autore de Il Divo. Ed ancora di più è scivolato nel ridicolo, Bondi, quando ha risposto a Scarpati dicendo”vorrei rispondere al giovane che mi ha parlato ora…”: come fa un ministro della Cultura di un paese come l’Italia a non conoscere non solo l’attore Scarpati, ma anche Scarpati segretario del sindacato attori ? E’ venuta decisamente l’ora delle dimissioni per questo ministro che non conosce neanche le risorse del suo paese, sia umane che artistiche, che ha avuto il coraggio di dire in Tv che in fondo Pompei era in rovina da 2000 anni e che alla casa dei gladiatori oggi è caduto solo un tetto… E questa mattina a Noto cosa è crollato? Solo un balcone nella città gioiello del barocco, amata all’estero più di quanto avvenga nello studio del ministro della cultura italiano ?
Come tutti movimenti della Cultura e dell’Informazione, Articolo21 ha chiesto da mesi che Bondi si dimetta, da quel decreto infausto e deleterio che ora appare ancora più di prima coma un tentativo di puro autoritarismo e concentrazione di potere verticistico nel mondo della libertà per eccellenza come è la Cultura . Oggi ancor più di prima, Bondi dovrebbe trarre le conseguenze della sua gestione dissennato: di fronte ai tagli economici ed all’incuria gestionale che stanno portando l’Italia nel ridicolo dei giornali di tutto il mondo, tra Ruby e Pompei… E forse farebbe bene a farlo prima della mozione di sfiducia calendarizzata alla Camera, prima che l’onda di protesta che si sta alimentando, sfoci nello sciopero generale di Cgil-Cisl-Uil dello spettacolo del giorno 22 novembre.
Una giornata di mobilitazione cui Articolo21 aderisce profondamente e con convinzione: ai contenuti ed alla piattaforma della protesta, chiedendo al mondo delle TV e dei giornali di dare voce ed ampio risalto alle grida di dolore e di rabbia che salgono dai Teatri, Cinema, Opere liriche, Sinfoniche, Musicali e Scolastico-Universitarie che temono non solo per il proprio posto di lavoro, ma per il futuro di questo paese, dei suoi giovani e di chi dovrà preservare la cultura italiana.
Dopo Bondi,per favore e …per carità di patria.