di redazione
In merito alla vicenda dello sgombero a danno di rifugiati presso l’ambasciata somala sita in via dei villini a RomA, avvenuta nella notte tra l’11 e il 12 novembre scorso, e su sollecitazione dell’associazione Migrare e di Articolo21, è stata presentata un’interrogazione parlamentare a risposta scritta all’indirizzo del Ministero dell’Interno. Tra i firmatari i radicali Rita Bernardini, Marco Beltrandi, Maria Antonietta Farina Coscioni, Matteo Mecacci, Maurizio Turco, Elisabetta Zamparutti, e dal portavoce di Articolo21, Giuseppe Giulietti. “Da anni l'ex ambasciata somala, sita a Roma in Via dei Villini, risulta occupata da decine di somali con asilo politico lasciati senza alcuna assistenza dal Governo italiano…” si legge nel testo. “Rispetto al comportamento delle forze dell’ordine, i quali non hanno esitato a fare irruzione, in tenuta anti-sommossa, di notte e con i cani, all'interno dell'ex ambasciata somala occupata da centinaia di rifugiati politici - dichiara Rita Bernardini- vogliamo sapere dal Ministro quali iniziative intenda adottare per verificare, in tempi certi e rapidi, se il comportamento adottato sia stato conforme alla legge.” Nell’interrogazione si chiede inoltre: “ … se il Governo non ritenga opportuno risolvere nel più breve tempo possibile la situazione di assoluto degrado in cui sono costretti a vivere i rifugiati politici somali attualmente dimoranti all'interno dei locali dell'ex ambasciata somala a Roma, offrendo loro una adeguata rete di assistenza e sostegno materiale. Infine sottolinea Rita Bernardini: “ Vogliamo conoscere quale sia attualmente lo status giuridico dell'ex ambasciata somala, sita a Roma in via dei Villini.”
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-09577
presentata da
RITA BERNARDINI
venerdì 19 novembre 2010, seduta n.398
BERNARDINI, GIULIETTI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno.- Per sapere - premesso che:
da anni l'ex ambasciata somala, sita a Roma in Via dei Villini, risulta occupata da decine di somali con asilo politico lasciati senza alcuna assistenza dal Governo italiano;
all'interno del predetto immobile, nella notte fra giovedì 11 e venerdì 12 novembre, agenti delle forze dell'ordine in assetto anti-sommossa hanno effettuato un'operazione antidroga. Secondo quanto riportato in un articolo scritto da Emanuele Piano e pubblicato sul sito dell'associazione Migrare, le forze dell'ordine non hanno esitato a svegliare gli occupanti dello stabile a colpi di manganello e con epiteti offensivi, anche di contenuto razzista;
nel corso dell'operazione antidroga ad un ragazzo somalo sarebbe stato rotto un dente e ad un altro il naso, e ciò sebbene nessuno degli occupanti dello stabile abbia opposto alcuna forma di resistenza nei confronti degli appartenenti alle forze dell'ordine. I testimoni parlano di porte buttate giù, di documenti e passaporti diplomatici presenti all'interno dell'ambasciata prelevati dagli agenti e di quasi duecento persone caricate sui pullman e tradotte in questura, mentre della droga, che avrebbe giustificato il blitz all'interno dello stabile sino al 2008 riconosciuto come sede diplomatica dal nostro Ministero degli affari esteri, non è stata rinvenuta alcuna traccia;
in questura è stato poi verificato che tutte le persone fermate avevano lo status di rifugiato con regolare permesso di soggiorno;
i somali sono costretti a sopravvivere nell'ex ambasciata somala in una realtà di assoluto e totale degrado. Senza acqua, né luce, dormono in materassi accatastati uno a fianco all'altro in condizioni igieniche disastrose. Si tratta di trecento persone ammassate al freddo senza riscaldamento e senza servizi sanitari. Una volta ottenuto l'asilo politico sono stati abbandonati a sé stessi, senza alcuna forma di sostegno al reddito e senza una casa e/o un luogo dignitoso dove vivere;
Emanuele Piano scrive nell'articolo citato: «[...] Abderisaq ha una ventina d'anni. Da grande vuole fare il regista ed è venuto in Italia per studiare ed avere una vita migliore, "ma nessuno ci aiuta. Vorrei studiare l'italiano, andare a scuola ed invece sono lasciato in mezzo ad una strada". Come per tutti gli altri, il viaggio verso l'Europa è stato un incubo. "Eravamo 820 somali in un solo carcere libico. I libici ci dicevano di non continuare il viaggio nella terra degli infedeli. Un giorno abbiamo deciso di tentare in massa la fuga. Abbiamo cominciato a correre verso il deserto e i poliziotti hanno cominciato a sparare...". L'obiettivo di Abderisaq, come di tutti gli altri somali arrivati in Italia, è quello di continuare il viaggio verso un altro Paese europeo. Regno Unito, Svezia, Olanda, Norvegia... purché non sia l'Italia. Ci sono però poi i controlli alla frontiera, il registro delle impronte digitali ed un governo, quello italiano, che si dice sempre disposto a riprendersi i rifugiati. Senza però specificare che quello che altrove è la norma - una casa, un assegno mensile, la scuola per imparare una nuova lingua ecc. - da noi è pura e semplice utopia. Anche Hussein ha provato a restare in Svezia. Da sotto i suoi baffetti incipienti da adolescente risuonano parole in svedese ed in uno stentato inglese. Il fisico minuto e la voce flebile sono quelli di un ragazzino che tra tre mesi compierà 17 anni. Arrivato in Italia due anni fa ha proseguito il proprio viaggio verso Stoccolma. Una casa, un assegno di 700 euro mensili e l'iscrizione ai corsi di svedese. Ma non è durata molto la felicità. Le impronte digitali lo hanno tradito. In Svezia sono venuti a prelevarlo a scuola. Non gli hanno dato nemmeno la possibilità di andare a prendere i propri documenti ed è stato messo su un aereo diretto a Roma. Oggi è rimasto senza alcun documento. Hussein però è un minorenne bugiardo. All'arrivo a Lampedusa - sotto consiglio di cattivi maestri - ha mentito sulla propria reale età. »Mi avevano detto gli altri somali che così sarei stato più libero di continuare a viaggiare in Europa. Ho detto di avere 21 anni«. Questa bugia gli è costata la mancata assegnazione ai servizi sociali per i migranti minorenni ed un trattamento da adulto per chi adulto non è. Come lui almeno altri quattro bambini vivono nell'ex ambasciata somala [...]» -:
quali iniziative intenda adottare per verificare, in tempi certi e rapidi, se il comportamento degli agenti delle forze dell'ordine - i quali nel caso di specie non hanno esitato a fare irruzione, in tenuta anti-sommossa, di notte e con i cani, all'interno dell'ex ambasciata somala occupata da centinaia di rifugiati politici - sia stato conforme alla legge;
se il Governo non ritenga opportuno risolvere nel più breve tempo possibile la situazione di assoluto degrado in cui sono costretti a vivere i rifugiati politici somali attualmente dimoranti all'interno dei locali dell'ex ambasciata somala a Roma, offrendo loro una adeguata rete di assistenza e sostegno materiale;
quale sia attualmente lo status giuridico dell'ex ambasciata somala, sita a Roma in via dei Villini. (4-09577)