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Il diritto alla vita e a una Rai decente
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di Ennio Remondino

Il diritto alla vita e a una Rai decente

Il governo affonda nel pantano della sua inconcludenza e l'opposizione si arrampica sui tetti della protesta di studenti e ricercatori. Nel nostro Paese la società civile torna a dire la sua. L'impressione è che ancora manchino orecchie capaci di ascoltare. Troppo attente ad ascoltarsi in trasmissione. Colpa, anche, di un eccesso di sondaggi. Come se il singolo giramento di balle fosse statisticamente catalogabile. Colpa, alla fin fine, della televisione che quegli azzardi di opinione li diffonde e dà loro credibilità. Mancano orecchie alla politica e servono apparecchi acustici anche in Rai dove i sordastri sembra stiano prendendo il sopravvento. Tu quoque, Presidente e collega Garimberti a votare con tutto il pattuglione consiliare governativo, e riserva in trattativa, per imporre alla trasmissione di Fazio e Saviano una assurda “par condicio” sul drammatico problema del fine vita. Intanto ripugna la grossolanità di una prepotenza che, all'interno dello stesso Cda Rai, è stata denunciata da due consiglieri come strettamente politica. Prepotenza politica  su una materia che coinvolge infinite sofferenze. Come immaginare di regolare la vita e la morte delle persone per decreto. Speriamo a me non tocchi, quando sarà, un “panino” versione Minzolini, con epitaffio in forma di editoriale con nobile attestato di stima a chi s'è tolto di torno.
Due osservazioni banali. La prima a Paolo (confidenza tra vecchi avventurieri esteri): ma tu hai mai conosciuto o frequentato Beppino Englaro? Te lo consiglio. Persona anche umanamente gradevolissima. Anche a noi che abbiamo vissuto il mondo e visto troppi morti per guerre e fame, uno come lui riesce ad insegnare ancora qualche cosa. A suscitare emozioni e dubbi. Rovelli di coscienza. Sullo stesso piano di dignità pongo l'elemento di fede di chi la stessa la possiede.  E la difende. Non gradisco chi, o per crociata o per sharia o per legge o per decreto consigliare, voglia imporla. La seconda osservazione riguarda il presunto diritto di replica. Replica a che? Alle indicibili sofferenze delle famiglie Welby ed Englaro? Già chi si era opposto con tutta la forza delle leggi esistenti alla comprensione delle loro sofferenze e ai loro diritti, alla fine riconosciuti, qualche problemino di coscienza dovrebbe esserselo posto da tempo. Qualche ministro dovrebbe continuare a vergognarsi. Ora, a chi ancora detiene il Bastone del Potere e di Leggi a maggioranza (maiuscole di prepotenza), riconoscete, anzi, imponete una spazio di replica? Più o meno come decidere nuovi spazi risarcitori in trasmissione Rai al Presidente del Consiglio.
Colgo un po' di confusione nella mia vecchia Rai. Vertici politici e quelli formalmente “amministrativi”. Parole certamente inutili le mie, ma mi illudo di sollecitare un minimo ripensamento. Riflessione su valori e, più facilmente, sul caos politico in corso. Spero persino in un po' di vergogna. Sono invece certo di qualche incazzatura. E chi se ne frega. Il diritto di opinione e di parola è legge, il diritto del coraggio personale è una opzione. Rompevo le scatole prima, figuriamoci oggi. Contemporaneamente mi rivolgo a Fabio Fazio e Roberto Saviano. Con Fazio siamo  conterranei e, credo, amici personali. Saviano, purtroppo non lo conosco personalmente. Abbiamo sfiorato gli stessi ambienti e le stesse sfide, ma in epoche diverse. Io più mafia che camorra, ma la paura, credo, sia la stessa. Ebbene, caro Fabio e caro Roberto, e, aggiungo caro Paolo Ruffini direttore della Terza Rete, fermatevi. Confermate il vostro No. Lunedì prossimo, se voi deciderete di respingere un diktat assurdo e sarete costretti a non andare in onda, sono convinto che riusciremmo a organizzare un “Non ascolto” di altri 10 milioni di italiani incazzati. Per il resto, non date a questo troppo peso. Sono soltanto degli orchestrali imbarcati, per nomina politica sul Titanic. E molti di loro non sanno neppure nuotare. FIRMA L'APPELLO di Articolo21 per Roberto Saviano


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