di redazione
"Come avevamo previsto il "lodo Maroni" fa contagio. Il cda Rai con una decisione inusuale e assai pericolosa dal punto di vista del principio ha deciso di imporre alla trasmissione di Fazio e Saviano di ospitare il punto di vista dei cosiddeti "pro life", il che farebbe supporre che gli altri sono per la morte. Per quanto ci riguarda siamo sempre stati favorevoli al più alto utilizzo del diritto alla rettifica e alla replica ma questo diritto non può essere imposto a colpi di delibere, a giorni alterni e a seconda dei casi e comunque non può essere imposto in modo autoritario e senza il pieno coinvolgimento degli autori dei conduttori e dei responsabili qualunque sia l'argomento". Lo affermano in una nota Giuseppe Giulietti e Federico Orlando, portavoce e presidente di Articolo21.
Appare altrettanto singolare che il "Lodo Maroni" sia stato applicato nel caso del ministro ma non sia stato applicato, per esempio, quando 200mila cirtadini hanno chiesto la rettifica per la falsa notizia dell'assoluzione dell'avvocato Mills o quando le proteste dei terremotati dell'Aquila sono state orrendamente cancellate da alcuni tg e da alcune reti, o quando il giudice Ingroia o altri magistrati sono stati aggrediti in diretta tv dai propri imputati senza poter replicare; per non parlare di quello che hanno dovuto subire le famiglie Welby, Coscioni ed Englaro oltraggiate nell'intimità. In tutti questi casi, e ne potremmo citare decine e decine si è fatto finta di nulla, si è negato il diritto alla replica e alla rettifica. Per tutte queste ragioni l'ultima decisione spetta agli autori e conduttori perchè altrimenti passerebbe un principio da applicare a giorni alterni in modo discrezionale. "Ci auguriamo - concludono Giulietti e Orlando - che nella giornata di oggi a nessun altro venga in mente di spedire un'altra lettera alla redazione di Santoro magari per sollecitare un contraddittorio tra i giudici e i mafiosi.