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"Il mio no a Berlusconi per non aver lottato seriamente contro la criminalità"
di Giulia Fresca
In occasione della presentazione del libro-inchiesta sul mondo dei testimoni di giustizia avvenuta sabato sera a Cosenza, la parlamentare Angela Napoli, ospite dell’evento non ha risparmiato accuse al Governo Berlusconi, rinnovando il suo impegno a contrastarlo in occasione del voto di fiducia di domani. «È un Governo che si è sempre fatto vanto di aver avviato con decisione la lotta alla criminalità organizzata credendo, e sbagliando, di poterla attuare con la cattura dei latitanti ed il sequestro dei beni illeciti. La vera lotta alla criminalità – ci ha detto Angela Napoli – consiste anche nel saper considerare i testimoni di giustizia come una risorsa. Nel corso della mia esperienza nel Comitato per i testimoni di giustizia ho avuto modo di analizzare le criticità che la legge, sebbene esista, ha in essere. La prima è legata al fatto che per troppo tempo il testimone di giustizia è ancora assimilato al collaboratore di giustizia ossia al classico “pentito”, che personalmente non considero mai completamente tale. Il testimone di giustizia è un comune cittadino che trova il coraggio, la forza ed il senso civico di denunciare i criminali. Il fatto che in Italia attualmente ci siano solo una settantina di testimoni di giustizia, cioè troppo pochi, dovrebbe indurre lo Stato ad essere maggiormente presente nei riguardi di chi, entrando in questo “status” ed accettando il programma di protezione, diventa “senza anima” perché senza più la sua identità. La legge attuale è inadeguata per affrontare lo status del testimone che invece andrebbe maggiormente tutelato e seguito psicologicamente nel momento in cui si trova catapultato in una realtà diversa. Ci sono troppe criticità che derivano dall’assunzione della nuova identità, il problema dell’istruzione per i figli, della salute e della condizione lavorativa e persino la possibilità di votare, oltre al fatto che la società non sostiene chi invece credendo nello Stato si è trovato isolato. Come Lea Garofalo che aveva scritto al Presidente della Repubblica chiedendo aiuto per perseguire un’idea di giustizia. Anche a coloro che rifiutano la protezione occorre garantire la sicurezza anche dopo la fine del programma di protezione, attraverso una commissione che sia preposta ad assumere una decisione ferma in tutela del cittadino. Ed invece lo Stato se ne lava le mani facendo appello alla cosiddetta “capitalizzazione” che non può essere idonea a rispondere a quanto un testimone di giustizia ha dovuto rinunciare per se e la famiglia. Abbiamo chiesto nei mesi scorsi che venissero approvati alcuni emendamenti, ma la legge è tassativa ed il Comitato preposto, che ha sede presso il Viminale, si è fossilizzato e non ha inteso attuare alcuna azione a sostegno dei testimoni di giustizia. La vera lotta alla criminalità la si fa seguendoli e proteggendoli,- ha continuato Angela Napoli- incidendo quell’area grigia e soprattutto allontanando il malaffare, la corruzione e la collusione con le mafie. Il Governo attuale si è creato una serie di alibi ed il risultato è stata la crescita, nella sua potenzialità e pervasività, della criminalità organizzata, addirittura in quelle regioni del Nord che destavano meno preoccupazione. Il problema infatti è che si evidenzia il mantenimento della dirigenza con le regioni madre ed in particolare con la Calabria che non ha avuto l’adeguata attenzione. Il 14 dicembre da parte nostra la sfiducia sarà totale per l’attuale Governo anche per questi motivi, senza dimenticare che la presenza nel PdL di Dell’Utri, Cosentino e tanti altri, dimostra che quei rami secchi non vengono recisi. Auguro che si arrivi alla sfiducia, ma qualora non debba esserci, credo che Berlusconi debba prendere atto che la sua era è finita»
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