di Marco Bazzoni*
Mi ritrovo nelle cose che Carlo Lucarelli, scrittore, conduttore televisivo, sceneggiatore e giornalista italiano dice nell'anticipo della puntata "La morte sul lavoro", che andrà in onda Lunedì 20 Dicembre su Raitre alle 21.05. Lucarelli dedicherà una puntata alle morti sul lavoro, ma quanti sono i mezzi d'informazione che ogni giorno ne parlano? Quello che vorrei, che anche i mezzi d'informazione parlino più spesso degli infortuni e delle morti sul lavoro, perchè lo spazio dedicato a questa strage quotidiana è davvero ridotto al lumicino.
Il video dell'anticipo della puntata:
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-9e2e656f-1d13-4341-a287-c7a8847b1228.html
"E' tante cose, il lavoro, ma spesso è qualcosa che non dovrebbe essere.Troppo spesso!!!. Nel 2009, in Italia, ci sono stati 790.000 infortuni sul lavoro, significa che ogni giorno più di 2000 persone si fanno male. Di queste 790 mila, 1.050 sono morti.
Significa tre persone al giorno, inclusi i festivi.
Detto così sembra veramente assurdo, come sembrano assurde tutte le storie che stiamo raccontando.Perchè è assurdo il filo che le lega.Che lega muratori del nord, a braccianti agricoli del sud, a operai di tutta Italia, stranieri, italiani, stagionali, regolari o clandestini.
Perchè questa è la storia di tante morti sul lavoro....Questa è la storia de LA MORTE SUL LAVORO.
Si muore per mancanza di sicurezza, perchè non si rispettano le norme, perchè mancano le cose che servono per lavorare bene o perchè non si investe nell'ammodernamento degli impianti.
Si muore perchè non si investe in formazione, perchè si prendono giovani operai inesperti per lasciarli poco dopo.
Si muore perchè le norme ci sono, potrebbero essere meglio, ma un pò ci sono, ma le Istituzioni non fanno i controlli o non possono farli per mancanza di risorse.
Si muore perchè neanche i lavoratori rispettano le norme, perchè sono costretti ad accettare qualunque lavoro, a qualunque condizione, anche a costo di rimetterci la pelle.
Si muore perchè è arrivata la criminalità organizzata a fare da imprenditore, con una cultura del lavoro che è quella del crimine.
I morti provocati per gli incidenti sul lavoro sono una strage continua, che va presa sul serio e non può essere ignorata come il terrorismo e come la mafia.
Anche se per cambiare veramente le cose bisogna cambiare il modo di pensare il lavoro.
Per sconfiggere la morte sul lavoro, bisogna pensare che il lavoro è vita non soltanto soldi o guadagno, e come la vita va amato e rispettato"
* Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza-Firenze