di Reporter senza rete
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Li volevano arrestare “preventivamente”; li hanno definiti violenti, invitando le famiglie a non farli uscire di casa; hanno detto che Roma li detestava, perché – ed è vero- martedì della scorsa settimana una minoranza di scalmanati ha messo a ferro e fuoco il centro della capitale; la “zona rossa”, in occasione della odierna manifestazione , era stata ampliata a dismisura. Tutto questo , nei giorni scorsi, lo avevamo saputo dai giornali, ma soprattutto dai telegiornali. Lo spettacolo entusiasmante andato in onda oggi a Roma, con più di ventimila studenti che sfilano pacificamente in ben tre cortei, che snobbano la “zona rossa”, che strappano applausi dai cittadini, anche da quelli bloccati nel traffico; questa splendida manifestazione pacifica, “santificata” dall’incontro al Quirinale nel tardo pomeriggio: tutto ciò avrebbe meritato uno spazio analogo a quello elargito agli sciacalli che istigavano alla violenza. Non è stato così. Nei titoli del Tg 1 il primo riferimento è agli scontri a Palermo, anche se poi il servizio dalla capitale è corretto. Analogo il comportamento del TG 5. Emilio Fede, dopo aver fatto la cassandra, glissa sul comportamento corretto degli studenti. Ma anche TG La 7 e TG 2 preferiscono partire con la politica, con la Lega che vuol sfiduciare Fini o con la fuoriuscita dal PDL della Prestigiacomo. Anche il TG 3 colloca le manifestazioni degli studenti in quarta posizione nei titoli , anche se poi il servizio è ampio ed ineccepibile. In sintesi: la soddisfazione per la riuscita della protesta pacifica a Roma dovrebbe essere equamente condivisa tra quelli che l’hanno organizzata e chi la temeva. Ma forse per quel qualcuno quel timore era in realtà una malcelata speranza.
Oggi nel commento proponiamo, in un collage, una sintesi delle voci dal corteo della Sapienza.
Abbiamo detto dell’overdose di politica in tutti i Tg. Per il resto, segnaliamo un titolo del TG 1 che ci conforta sulla messa fuori legge degli shopper di plastica dal prossimo primo gennaio.
Il Tg di Mentana si dà allo sport e presenta il team di Formula uno del giornalismo italiano: il nuovo Libero di Feltri & Belpietro.
Cronaca di una giornata di Manifestazioni a Roma, di Luca Fargione
L’edizione del commento è dedicata oggi alle voci dl corteo partito da piazzale Aldo Moro. La mobilitazione inizia questa mattina sotto una pioggia leggera; dalle facoltà occupate escono surreali scudi di gomma piuma e pacchi regalo. Ma cosa contengono?
Sono pacchi regalo. Sono i regali che pensiamo di meritarci questo natale. Su questi pacchi c’è scritto “Sciopero generale subito”, che è una richiesta che facciamo ai sindacati per riuscire a costruire – finalmente – una relazione vera tra tutti quelli che si mobilitano in questo paese contro questo governo. C’è scritto anche “Fondi sull’università pubblica” su questi pacchi, che crediamo sia il tema decisivo per il futuro del Paese. C’è scritto “Reddito di cittadinanza”, c’è scritto “Laicità dello stato”. Ci sono tanti contenuti perché questa protesta è partita dalle università, dai giovani, e vuole investire complessivamente sul futuro dei giovani nel paese”.
Ed il corteo parte, al ritmo di una simpatica rivisitazione della celebre Waka Waka. Sfila lontano dai palazzi del potere, rendendo inutile ed anche un po’ paradossale la blindatura della zona rossa. Oggi gli studenti non sono scalmanati; nessuno lancia sassi, ma c’è molta ironia per lo spettacolo andato in scene ieri nell’aula del Senato.
“Io penso che quello che è avvenuto al Senato sia la rappresentazione di ciò che stiamo ormai criticando da tantissimi mesi. In questo paese c’è un forte distacco tra il Parlamento, la politica istituzionale e quella che è la politica reale, quella che si fa vivere all’interno delle città e delle università. Noi da mesi protestiamo contro questa riforma, ma proviamo anche a connetterci con le altre istanze sociali di questo Paese: pensiamo alla manifestazione della Fiom, ai beni comuni,all’acqua. Ecco, noi vorremmo che si parlasse di queste cose; invece, purtroppo, all’interno del Parlamento vediamo soltanto liti tra maggioranze e compravendite di parlamentari”.
Gli studenti invadono la tangenziale est, bloccando un po’ tutta la circolazione, dalla Tiburtina fino alla Sapienza. È una pacifica invasione. I negozi sono rimasti tutti aperti, dai cittadini molti sorrisi e qualche applauso. Ma quali sono gli obbiettivi polemici dei manifestanti?
“Non siamo nè violenti, nè pacifisti: siamo studenti, siamo cittadini e siamo contro la finanziarizzazione delle università; siamo contro l’oligarchia che regna in questo paese ed a livello globale; siamo per una ripresa dell’economia dal basso; siamo quindi a favore di una ripresa dell’istruzione, dell’università, da parte degli studenti; dagli studenti, dai ricercatori: dalla parte più creativa, quindi. Dalla parte più motivata a costruire qualcosa di qualità”.
Come un girotondo, alla fine il corteo ritorna alla Sapienza. Tutto questo accade sotto gli occhi delle forze dell’ordine che non sono dovute minimamente intervenire. Una manifestazione che, in sintesi, chiede solo – e non è poco – un futuro più accettabile per una generazione con poche speranze. Giudizio condiviso da un professore di architettura, mescolato nel corteo di studenti e ricercatori.
“Questa è un adesione molto importante, un’adesione che guarda al futuro del Paese ed al diritto allo studio, al diritto alla formazione, al diritto alla ricerca. Tutto questo viene dal Parlamento attualmente contraddetto, dimenticato. Qui si sta pensando al ruolo dell’Italia futura, al ruolo dei giovani, delle ragazze e dell’intera formazione sociale. Questa è quindi una manifestazione di grande civiltà democratica, di grande civiltà, di grande alternativa sociale rispetto ad un Parlamento che sta votando sulla privatizzazione della cultura e contro il diritto allo studio".