Nadia Redoglia
Non sarà Luca Abbà, aggrappato alla sua vita oggi in pericolo, a bloccare quel buco di miliardi d’euro e di terra di montagna. Luca però, consapevolmente, s’è giocato la posta più alta al solo scopo di farci riflettere. Ci stanno donne e uomini di (quella) montagna che da anni ci chiedono rispetto. Il Tav non serve più a nessuno, salvo a quelli che temono, desistendo, di creare precedenti buoni per ostacolare le presenti e future “grandi opere” oltre, naturalmente, ai marchettarari da tangenti. Per i secondi ci stanno facendo un corso accelerato (vero, Governo dei sobri?) per dimostrarci che sono da abbattere senza se e senza ma, dunque discorso chiuso sul nascere. Per i primi, oggi è giunto il tempo che realizzino -sempre di sobrietà trattasi- che quando il popolo è disposto a lottare, sacrificarsi in questa maniera per anni e anni, rifiutando allettantissime concessioni, ebbene sarebbe appena il caso di riflettere che la più grande opera in assoluto è la loro, da qui riconoscerla e rinunciare alla “nostra”.