di Elisabetta Viozzi
Ricordate il grande cocomero? Quel film che descriveva la vita di un medico al servizio degli adolescenti? Quelli che il protagonista del film chiamava “casacci”, ragazzi con problemi neuropsichiatrici gravissimi, quasi da essere senza speranza? Bene quel dottore li curava e restituiva loro il sorriso all’Istituto di neuropsichiatria infantile, la stessa struttura che stava per essere messa in serio pericolo dai tagli indiscriminati.
La governatrice della Regione Lazio Renata Polverini con il Piano di Riordino della Rete Ospedaliera aveva programmato sostanziali tagli al Policlinico Umberto I di Roma, e a farne le spese in particolar modo sarebbe stato il dipartimento di Neuro Psichiatria Infantile. La mannaia stava per abbattersi soprattutto sul day hospital, vero orgoglio dell’istituto. Stiamo parlando di un centro di vera eccellenza, fondato 40 anni fa dal professor Giovanni Bollea, considerato il padre della moderna neuropsichiatria, all’avanguardia non solo nel nostro Paese ma anche a livello internazionale. Tra l’altro è l’unica struttura del genere a Roma e nel Lazio, insieme al Bambin Gesù, di proprietà del Vaticano, con pazienti che arrivano da tutto il centro sud. Renata Polverini e la regione Lazio si devono essere accorti che le loro decisioni stavano mettendo a rischio un vero patrimonio della sanità italiana, perché pare che stiano facendo marcia indietro, ripristinando i fondi destinati all’Istituto.
Giovanni Bollea, il fondatore dell’Istituto che ora porta il suo nome,conosciuto al grande pubblico per aver scritto Le madri non sbagliano mai, libro-bibbia della "nuova educazione", ora ha 97 anni ed è malato da mesi. Ma ha lanciato dal letto di ospedale un appello commovente per salvare la sua creatura. Pare che lo abbiano ascoltato.