di Donatella Coccoli*
Shukri Said, portavoce dell’associazione Migrare, sfida la sinistra. «Vogliono far vedere che la loro politica è diversa da quella della destra? Ebbene, che si prendano questi ragazzi, basterebbe che un po’ di comuni amministrati dal Pd ne accogliessero un paio. Allora sì che si darebbe un segnale, al di là di tante parole!». Shukri lancia questo appello alle amministrazioni di centrosinistra in Italia attraverso Left. Lo fa dopo che l’allarme sollevato a fine anno sulla situazione disumana in cui versano i profughi somali abbandonati a se stessi nella ex ambasciata di Mogadiscio a Roma rimane ancora senza risposte.
«Non è successo niente! Sono passate due settimane da quando abbiamo fatto la conferenza stampa e non è successo niente!».
Shukri Said ripete ogni tanto queste poche parole, come a soppesare ancora di più il loro significato. I suoi occhi nerissimi trasmettono un’indignazione forte, piena di dignità e lontana da qualsiasi compromesso. Qui si tratta di un’ingiustizia evidente. Inutili tanti giri di parole. In Italia, nel cuore della Capitale, tra villini liberty e giardini, c’è un campo di concentramento senza sbarre. E adesso, a metà gennaio, dopo la conferenza stampa indetta il 30 dicembre nel villino-lager, alla presenza di tutte le testate giornalistiche, dopo articoli e articoli, dopo lanci e lanci di agenzia («ho portato qui anche la Reuters »), dopo servizi televisivi a catena («bravissimo Corradino Mineo»), siamo punto e daccapo.
«Non è successo niente».
Nemmeno la Chiesa ha fatto qualcosa. «Un servizio su radio Vaticana, Telepace, Tv2000, ma non è servito a nulla». Shukri, cittadina italiana di origine somala, donna intelligente e coraggiosa, non è nuova a questo tipo di battaglie in favore dei cittadini stranieri che si trovano in Italia: l’anno scorso con la sua associazione Migrare ha lottato a lungo per ottenere dallo Stato il rispetto dei tempi per il permesso di soggiorno. È finita anche all’ospedale dopo un lungo sciopero della fame. «Da quando sono venuta a conoscenza della situazione dei rifugiati - dice con tristezza - non ho più pace, sto male». Si è subito mobilitata per denunciare le condizioni di vita nel lager che esiste ormai da tanti anni e che tutti coloro che si sono succeduti al Campidoglio - sinistra e destra senza distinzioni - hanno accettato senza muovere un dito. Sì, è un fatto locale, un caso di cronaca cittadina, ma altamente simbolico. È un problema nazionale e le considerazioni da fare sono profonde.
«Qui emergono due aspetti - afferma Shukri -. Uno è che siamo di fronte a un degrado umano, intellettuale, istituzionale e sociale del nostro Paese. L’altro è che le persone che si occupano di informazione fanno politica più che dare notizie e questo favorisce il vuoto di informazione che c’è anche su questi fatti in Italia. Ma c’è un terzo aspetto - continua Shukri - preoccupante. Non abbiamo un’opposizione che su questi temi faccia una lotta seria ». La sinistra, sia quella rappresentata dal Pd, che quella ormai fuori dal Parlamento, ha un atteggiamento che lei riassume in poche parole: «Si preoccupano di dar loro gli abiti usati».
Cioè la carità, l’elemosina. Ma Shukri sa benissimo che per far uscire i ragazzi dall’ex ambasciata di via dei Villini 9 occorre ben altro. «Far imparare l’italiano, far trovare un lavoro. Lo Stato italiano ha riconosciuto loro lo status di rifugiati politici ma si è fermato lì. Li ha abbandonati». Alla conferenza stampa del 30 dicembre promossa da Migrare, Articolo 21 e la Fnsi, Shukri aveva invitato sia l’assessore alle Politiche sociali di Roma, Sveva Belviso, che il capo dipartimento della Protezione civile, Angelo Scozzafava; entrambi non sono andati, al contrario del presidente del terzo municipio. Comunque, «non è successo niente».
La sinistra, dice intelligentemente Shuki, dovrebbe appropriarsi del problema di questi cittadini stranieri ma anche di tutti gli immigrati e farne un tema centrale delle proprie battaglie. In Italia nascono sempre meno bambini, il futuro dipende da chi viene da fuori. Si potrebbe dire, aggiungendo qualcosa a Garibaldi e in barba ai leghisti, che «o si fa l’Italia con gli immigrati o si muore». «La politica si fa con i gesti, con i comportamenti, più che con le parole - continua Shukri -. E allora lancio il mio appello. Perché la sinistra non dà un segnale? Chiedo ai sindaci del Pd di prendere un paio di questi ragazzi e di farli lavorare nei loro territori.
Questo sì che sarebbe un gesto politico di sinistra! Renzi il “rottamatore“, che sembra tanto amato nella sua città, e che sembra tanto controcorrente, perché non fa qualcosa?». In passato, ricorda Shukri, sul tema dei migranti e sul diritto di cittadinanza si è speso più un uomo di destra come Gianfranco Fini che non la sinistra. «La Turco - afferma - si limitava all’accoglienza- convivenza ma questo non basta!».
Shukri tocca un tasto delicato, quello dell’integrazione possibile, del “mescolamento” di cittadini stranieri con gli italiani. Hanno culture diverse ma anche tanta voglia di fare e di crescere. Un Paese invecchiato, stanco, depresso, senza desideri e speranza - come sostiene l’ultimo rapporto Censis - potrebbe forse trovare una linfa vitale nei cittadini stranieri. E anche la sinistra, che quanto a desideri e speranza naviga nel buio, potrebbe ritrovare una scintilla nella difesa dei diritti di quelli, come gli abitanti di via dei Villini 9, che non sono gli ultimi. Proprio non esistono.
*www.migrare.eu