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Beni confiscati: "Una grande idiozia venderli"
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di Pietro Nardiello

Beni confiscati: "Una grande idiozia venderli"

Incontriamo Geppino Fiorenza referente regionale di Libera per la Campania e con lui discutiamo di lotta alle mafie e riutilizzo sociale dei beni confiscati.

In Campania stiamo assistendo ad un'azione repressiva contro i clan sicuramente efficace.

Lo straordinario impegno della magistratura e delle forze dell’ordine ha assicurato alla giustizia pericolosi capiclan e loro gregari, realizzando sequestri di beni di notevole portata. Smascherati anche segmenti della politica collusa con la criminalità organizzata. E’ sempre più importante colpire la “zona grigia”, individuare complicità e coperture che favoriscono gli affari della camorra, che è pericolosa non solo quando spara e semina morte , ma quando occupa il mercato legale con capitali accumulati illecitamente, quando strangola l’economia, limitando la libertà d’impresa, quando inquina il territorio con i rifiuti tossici.

Militari, maestri di strada, quale impegno è necessario per cambiare rotta in una regione sicuramente martoriata dalle mafie?

Il problema non è la presenza o meno di militari, che può essere magari anche utile in certe occasioni, quando non serve a garantire una “sicurezza di facciata”. Il problema è dare i mezzi necessari, anche sul piano organizzativo e strumentale alla magistratura e alle forze dell’ordine. La sciagurata ipotesi della limitazione delle intercettazioni telefoniche ed ambientali, nell’ipotesi in discussione alla camera , possibili solo in presenza di “gravi o sufficienti indizi di colpevolezza” (utili ad arrestare e non a giustificare intercettazioni) e non di “gravi indizi di reato” assesterebbe un colpo formidabile alla lotta contro le mafie.
Maestri di strada, docenti motivati per una educazione alla legalità democratica ed alla cittadinanza responsabile, sostegno alle iniziative di recupero sociale sono fondamentali a costruire quel tessuto civile che fa da baluardo contro la cultura della sopraffazione e della violenza, contro l’assuefazione all’illegalità diffusa , alla rassegnazione ed alla passiva omertà

I boss, comunque, mal digeriscono la confisca dei propri beni. Quali frutti sono stati raccolti in Campania con il riutilizzo sociale dei beni confiscati?

Le terre di don Peppe Diana , nel casertano, con la creazione di una cooperativa che , dando la dignità del lavoro a tanti giovani,  prelude alla produzione di mozzarella, il teatro della legalità, gli immobili utilizzati per l’associazionismo o per iniziative a favore di persone svantaggiate o ex tossicodipendenti; le strutture messe a disposizione dal Consorzio S.O.L.E. , nella Provincia di Napoli e quelle utilizzate nella città di Napoli,  per esempio nella Forcella in cui hanno spadroneggiato i Giuliano, tanto per fare un esempio, sono sicuramente un risultato importante e concreto della legge Rognoni –La Torre e della Legge 109/96, fatta approvare con la raccolta di un milione di firme da Libera. Ma certo ancora molto resta da fare. Non mancano segnali estremamente significativi. La Regione Campania ha una legge ad hoc, per sostenere i Comuni che affidano beni alle associazioni e cooperative; prevede l’impiego di 150.000.000 di euro del fondo sociale europeo per tali interventi;ha istituito la Fondazione POL.I.S., presieduta da Paolo Siani, fratello del giornalista Giancarlo Siani, ricordato nel recente film di Marco Risi, Fortapàsc, proprio per i beni confiscati e le iniziative a favore delle vittime di criminalità.


Cosa ne pensa di quest'emendamento inserito in finanziaria che prevede la vendita dei beni non assegnabili?
Si tratta di una sciagurata ipotesi, di un bluff ,  un’offesa al lavoro di magistrati e forze dell’ordine o di uno schiaffo ai familiari delle vittime di criminalità?

Una sciagurata ipotesi di arretramento, con il rischio evidente di far tornare i beni confiscati nelle mani dei boss di mafia e camorra  e dei loro prestanome. E’ di ieri la notizia che i casalesi avevano acquistato all’asta beni di lusso per 120 milioni: ecco chi ha i soldi per “comprare”. Se fosse stata fatta in buona fede sarebbe una grande idiozia, perché nessuno comprerebbe appartamenti, ville, immobili appartenuti alla criminalità organizzata, in territori dove gli stessi clan continuano ad essere minacciosamente presenti.   Si tratta solo di far bocciare quella proposta ed impegnare deputati e senatori ad approvare, invece norme per snellire le procedure delle confische, per trovare la strada di eliminare le ipoteche su beni confiscati; per creare una Agenzia nazionale, per utilizzare il Fondo unico Giustizia a favore delle forze di polizia, per il recupero stesso dei beni immobili, per i familiari delle vittime. Libera ha già raccolto oltre 50.000 firme di adesione all’appello di don Ciotti contro la vendita solo nei primi giorni. In Campania magistrati e familiari, associazioni, studenti  e cittadini sono in prima linea in questa battaglia ed hanno richiesto un incontro urgente di confronto con i parlamentari eletti perché alla Camera quell’emendamento sia eliminato.

 

 


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