di Onofrio Dispenza
"Capita tutti giorni, anche ieri. E'entrato un ragazzo, un ragazzo per bene, non uno scapestrato. Mi ha detto se poteva avere un panino, da mangiare. Spero di poter passare domani per pagarlo, mi ha detto. Che fai, gli neghi un panino? E allora glielo faccio il panino, con un paio di fette di mortadella, magari non prosciutto San Daniele, non lo chiede neanche. Come fai a negare da mangiare. Ci capita tutti i giorni.".
Edda al Borgo Cappuccini di Livorno conosce tutti. Al suo negozio di alimentari bussano giovani senza lavoro figli dei giovani di un tempo che ora sono senza lavoro e in cassa integrazione.
"Siamo qui da 40 anni, aprimmo nel settembre del'71. Quelli che ora entrano qui è chiedono di poter fare la spesa a credito li ho conosciuti nella pancia delle loro madri. E' come se appartenessimo alla stessa famiglia", dice Edda, col suo viso tondo e gli occhi teneri di nonna, divenuta approdo di chi naviga in mezzo alla tempesta.
La tempesta. Il marito di Edda sta più in là ed ascolta, torturando un quaderno a quadri, di quello da quinta elementare. Un vecchio quaderno sofferente ed unto.
"E'così soprattutto da tre, quattro anni", interviene Sergio, e ci apre il quaderno, con un elenco di nomi con accanto una cifra. Apre e richiude subito. Piccole cifre, una sull'altra, segnate con una penna a sfera alla quale manca il cappuccio. Bastano i nomi, qui li conosce tutti per nome, il cognome non serve. E' il quadernetto dove segna la spesa quotidiana di chi sull'onore, per la fiducia e l'amicizia di Edda e Sergio, si impegna a pagare a fine mese, o appena lo potrà. Loro hanno pazienza e comprensione.
Edda e Sergio restano fuori dalla cronaca dell'Italia di questi giorni. A loro, al massimo uno strapuntino nel racconto quotidiano di questo Paese, nei giornali, in televisione.
Adesso hanno deciso di chiudere bottega, non ce la fanno più. La gente compra meno e se compra lo fa come han raccontato. Troppo pesante andare avanti, logorante registrare questa sofferenza quotidiana. E le tasse impietose che tagliano le gambe anche ai più volenterosi.
"Da una parte facciamo credito e non neghiamo la pasta e il pane, e poi ogni due mesi la bolletta della luce di quasi duemila euro. Per risparmiare, abbiamo spento e tolto l'insegna, altra tassa. Ma tutto è diventato troppo faticoso", dice Sergio. "E doloroso", aggiunge Edda.
"Quando parlano di crisi, dovrebbero ascoltare me - prosegue Sergio - Racconterei di quanti qui, in borgo, prima compravano due etti di prosciutto ed ora solo 40 grammi, per un conto della sopravvivenza. Come fa un pensionato che conosco da decenni. Prima compravano un bel tocco di parmigiano, ora al massimo cento grammi. La crisi è nera, a gennaio sembrava che ci fosse una ripresina, ma è stato un falso allarme. Tutto come prima, anzi peggio".
Sergio, con pudore apre di nuovo il suo quaderno restaurato alla meglio con nastro adesivo da imballaggio. Legge, ma non ci fa leggere il rosario di questo racconto quotidiano della povertà e del disagio:"Prima mettevo nel conto 8, dieci euro, ora segno anche soltanto 3 euro di spesa.
Accanto ai clienti di sempre, impoveriti dalla crisi, ci sono gli stranieri fuggiti da scenari che ritenevano impareggiabili. "Livorenesi o stranieri, un panino e una fetta di mortadella non so negarla a nessuno". Lo dice Edda, Sergio le va appresso con un cenno della testa e gli occhi bassi.
Adesso, che hanno deciso di chiudere, la loro preoccupazione è per quanti s'affacciano al loro negozio sapendo di trovare la logica del cuore e una bella fetta di solidarietà.
"Noi li cvonosciamo, sappiamo che sono onesti, che appena potranno pagheranno. Ma poi, quando non ci saremo, e al posto nostro ci sarà qualcun altro, che non li conosce, che non sanno che sono i figli e i nipoti di questo e di quello.Per noi sono davvero come figli, gente brava, laboriosa. Se solo avesse lavoro…
Entra una donna, saluta, ci guarda. E'tempo di lasciare Edda e Sergio. Loro dovranno aprire il loro quaderno. Da una parte chi occupa lo strapuntino della cronaca e della Storia, dall'altra questa anziana coppia di giusti con il loro quaderno di grandi drammi, di molti sogni accantonati e di piccole cifre di un debito quasi sempre onorato con dignità.