di Maria Magarik
Il popolo lo chiama affettuosamente “Bat’ka”, piccolo padre. Lui è Alexandr Lukanshenko, e regna - è il caso di dire - sulla Bielorussia. Allo stesso modo, "Bat'ka", veniva chiamato, nella grande madre Russia, lo zar. E questo la dice lunga su come stanno le cose da quelle parti. La cosa imbarazza persino i leader di Mosca, senza parlare del Dipartimento di Stato Usa. Imbarazza lo stesso Putin e gli States, ma non Silvio Berlusconi.
Il nostro presidente del consiglio, infatti, in visita a Minsk, sdogana senza perplessità “l’ultimo dittatore d’Europa” Lukashenko, leader di un Paese considerato, sempre dallo stesso Dipartimento di Stato Usa, uno degli Stati canaglia.
“Tanti auguri a lei e al suo governo e alla sua gente che lo ama. E’ questo è dimostrato da tutti i risultati delle elezioni", ha detto Silvio Berlusconi al suo discusso ospite. Peccato - ma questo Berlusconi non lo ha ricordato -che per le ultime elezioni del 2006 il governo di Minsk è stato accusato di brogli. La stessa cosa avvenne anche alle elezioni del 1994. Ma, brogli a parte, Bielorussia è un paese idilliaco. Tutto, sotto lo sguardo vigile di Batka. Niente opposizione, pochi contatti con l’estero, censura totale. Secondo la classifica 2009 sulla liberta’ di stampa stilata da "Reporter sans frontiers", la Bielorussia è al 144mo posto su 175 Paesi osservati.
Nella capitale Minsk vengono oscurati persino i canali televisivi russi, perchè ritenuti troppo liberi dal “Bat’ka”.
Bat’ka decide chi può andare all’estero e chi no. Ancora sulle Bielorussia sdoganata da Berlusconi: le belle ragazze bielorusse, richiestissime dalle agenzie internazionali di moda, si sono viste negare piu’ volte il passaporto e il permesso di lavoro, perche’ ritenute “la ricchezza nazionale” che non può essere sperperata in Occidente. In questo clima idilliaco, i dissidenti tacciono un po’ perche’ va tutto bene o forse, nelle migliori tradizioni sovietiche, ricoverati in qualche clinica psichiatrica con una bella vista dalla finestra...
Uno dei pochi giornalisti controcorrente, Dmitrij Zavadskij, è semplicemente sparito nel nulla nel lontano 2000. E l’inchiesta della magistratura sul suo caso è stata chiusa. Vanno, dunque, bene le cose in Bielorussia.Se non ci fosse già l'Italia ad essere chiamato il Bel Paese, potremmo indicarla al leader bielorusso questa definizione, per il suo Paese.
Con i giornali indipendenti chiusi, le televisioni oscurate, e le linde strade di Minsk con poche macchine, in Bielorussia si sta bene, si respira.... Questo voleva probabilmente dire il presidente del consiglio Silvio Berlusconi.
Per molti la Bielorussia è un paese fantasma, fantasma come, per certi versi, è lo stesso viaggio del premier italiano. Nessuna notizia sul sito della presidenza del consiglio. Non menzionato. Un po’ misterioso come la bufera di nebbia a San Pietroburgo di qualche settimana fa che aveva impedito il suo rientro in Patria dopo il misterioso incontro con l'amico Putin..
Per qualsiasi ministro degli esteri sarebbe un grande imbarazzo recuperare la situazione se il presidente del proprio Paese si mettesse a fare i complimenti a Lukashenko e per di piu’ ricevere dalle sue mani dei dossier dei servizi segreti sovietici. Ma non lo è per Franco Frattini, orgoglioso del rapporto prioritario che si è stabilito tra Roma e Minsk.
Ma ironia a parte, l’Est europeo deve molto a Silvio Berlusconi. A pensarci bene è lui che ha buttato giù,definitivamente, la cortina di ferro. E’ stato primo ad aprire al ditattore Lukashenko, è amico di Putin, è uno dei pochissimi a cui piace la capitale dell’Kaskhstan, Astana, presa a modello per la ricostruzione de L'Aquila, nonostante sia stata costruita d'imperio, brutta e disumana . Prima di Berlusconi tutti prendevano in giro la Bulgaria: la maggioranza “bulgara”, i consensi “bulgari”…Ricordiamo tutti il ricorso a questi esempi. L’amabiasciata di Sofia protestava, ma inutilmente. Ora è tutto cambiato. La Bulgaria occupa il 68 posto nella classifica della libertà di stampa fatta da "Reporter sans Fronieres", l’Italia è soltanto al 49 – mo, non tanto poi lontana dal Bel paese