di Redazione
Qualcuno prima o poi dovrà spiegare a Silvio Berlusconi che il presidente del Consiglio dei ministri rappresenta, ahimè, non solo una maggioranza politica ma l’intero paese. Di più: rappresenta lo Stato nella sua funzione di governo. E se Il capo di un governo dice che la scuola pubblica del paese su cui governa fa schifo, delle due l’una: o ha bevuto oppure se ne fotte. Della scuola (pubblica), del paese e degli italiani". Così l'esponente di Sel Claudio Fava in una nota inviata ad Articolo21. "Berlusconi interpreta il suo mestiere come un abusivo, un forestiero che abita le stanze di Palazzo Chigi col pensiero inchiodato alle camere da letto di Palazzo Grazioli e di Arcore. E da forestiero ritiene naturale insultare la scuola pubblica, cioè dello Stato. In quell’insulto grossolano non c’è solo il fastidio per un sistema scolastico che, pur tra mille difficoltà, continua a rappresentare uno dei pochi luoghi ancora liberi da condizionamenti e da ricatti. Non c’è solo l’equivoco culturale di chi pensa sempre male del pubblico (di ogni servizio pubblico: scuole, ospedali, tribunali…) e vorrebbe privatizzare ogni risorsa, ogni diritto, ogni opportunità. In Berlusconi, nella sua battuta, c’è il segno di un’antica ipocrisia, di una politica di regime che tifa per i giovani rivoltosi in Libia ma vuole i giovani italiani quieti, silenziosi e rassegnati. In ultima analisi, Berlusconi e i suoi immaginano che questa debba essere la funzione dell’insegnamento: educare a obbedir tacendo, a non farsi troppe domande, a non cercare troppe risposte". "Per questo - prosegue Fava - il 12 marzo dobbiamo essere in tanti in piazza per la Costituzione... Se la battaglia in difesa della Costituzione ha oggi un senso profondo è proprio perché porta dentro di sé la difesa, puntuale e inemendabile, di tutti i suoi diritti e i suoi valori. A cominciare dal diritto a un’istruzione pubblica e libera da condizionamenti, da obbedienze, da reticenze. Bene che in questa battaglia vi si ritrovi oggi anche il PD, dopo lunghi mesi di suoi tentennamenti tra la centralità della scuola pubblica e gli ammiccamenti alle scuole private e confessionali".
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