di Maurizio Torrealta
E’ importante ragionare sulla strage di via D’Amelio da un punto di vista prettamente giornalistico, è importante fare una analisi comparata delle informazioni ottenute nei diversi momenti : verificare le informazioni che si è riusciti ad ottenere immediatamente dopo la strage, quelle che ci sono state date pochi mesi dopo l’ arresto di Toto Riina, quelle raccolte più di un anno dopo alla fine dell’ estate del 93, e poi quelle che si sono scoperte poi parecchi anni dopo nel 1996 quando Giovanni Brusca iniziò a collaborare e poi quelle lette sulla richiesta di archiviazione dell’indagine sui Sistemi Criminali della Procura di Palermo ed anche quelle di cui siamo venuti a conoscenza alla conclusione del processo per la strage di via dei Georgofili, ed infine quelle dei nuovi collaboratori di giustizia sulla strage di via D’Amelio e le rivelazioni di Massimo Ciancimino. I n ognuno di questi passaggi c’è stato un incremento informativo ed un diverso scenario di responsabilità.
Una informazione importantissima l’abbiamo ricevuta immediatamente dopo l’omicidio di Salvo Lima, quando con questo crimine arrivava il primo avviso di una spaccatura nella strategia di Cosa Nostra da sempre in ottimi rapporti con la corrente democristiana di Andreotti. Un giorno dopo questo omicidio il giudice Leonardo Grassi riceve la seconda lettera da neofascista Elio Ciolini che gli ricorda come nella sua prima lettera, inviatagli prima dell’ omicidio Lima, aveva annunciato l’inizio di una stagione di attentati. Su molti giornali italiani in giorno successivo si poteva leggere il titolo : ALLARME GOLPE. Se in quel giorno avessimo fatto una attenta lettura di tutti i giornali, avremmo letto un articolo sulla Stampa a firma di Vittorio Sbardella che annunciava l’esistenza di un interesse di gruppi industriali e di forze oltre atlantico che lavoravano in sostegno di una ipotesi destabilizzante, e sul Corriere della Sera Andreotti diceva: “Ora che non temono più il comunismo pensano di poterci mettere nell’ angolo”. Insomma si era agli inizi ma non mancavano le informazioni per prevedere un cambiamento epocale.
Ci furono altri due avvisi preoccupanti il primo 7 giorni dopo l’ omicidio Lima sull’agenzia Repubblica (piccola pubblicazione vicina ai servizi) che annunciava una strategia secessionista da parte di Cosa Nostra, del tutto simile a quella rivelata qualche mese dopo da un pentito di Cosa Nostra Leonardo Messina. Un altro avviso apparve sempre sull’agenzia Repubblica il 22 Maggio 1992 che annunciava l’imminenza di un botto che avrebbe modificato le elezioni presidenziali come per altro avvenne.
Dopo la strage di Capaci e quella di Via D’ Amelio i messaggi divennero più rari, e furono le esplosioni dirette a sostituirli.
Venne arrestato Toto Riina nel gennaio del 1993 e la versione che dominò la scena fu quella del Capitano ultimo che pretese di avere catturato Toto Riina solo grazie al lavoro di indagine degli Uomini di Crimor. Il sottoscritto è il primo ad avere pubblicizzato in un libro questa versione parziale dei fatti.
Nel 1993 avvennero una serie di attentati difficili da interpretare, quello a Maurizio Costanzo in via Fauro, quello a in via dei Georgofili a Firenze poi quello in Via Palestro a Milano, quello alla Chiesa di San Giorgio al Velabro e quello a San Giovanni in Laterano a Roma..
Il 3 Novembre del 1993 Il presidente Scalfaro dichiara i un discorso la frase non immediatamente comprensibile: “Io non ci sto’” .
Il primo a parlare di una trattativa tra Carabinieri dei Ros e Cosa Nostra è Giovanni Brusca che sentendo una deposizione del Colonnello Mario Mori, si ricorda di avere saputo da Toto Riina che “ si erano fatti sotto
Successivamente nel corso del processo per la strage di via dei Georgofili , furono azzardate delle interpretazioni sul significato dei luoghi colpiti dagli attentati. In Via dei Georgofili aveva la sede l’omonimo Accademia di cui era membro il Presidente del Senato Giovanni Spadolini . In via Palestro a Milano aveva sede la nuova obbedienza Massonica dell’ex Gran Maestro del Grand Oriente d’Italia Giuliano Di Bernardo che ha ammesso in dibattimento di aver saputo del coinvolgimento di alcuni membri della sua precedente organizzazione massonica nell’ organizzazione degli attentati . Alla chiesa di San Giorgio al Velabro venivano tenute le riunioni del militare Sacro Ordine Costantiniano dei Cavalieri di San Giorgio , l’ unico ordine riconosciuto dall Presidenza della Repubblica di cui erano membri il Senatore Francesco Cossiga, Il gen. Tavormina, Il Gen Siracusa, Lì On. Maccanico.
Vengono pubblicate le motivazioni della Sentenza della Corte di Assise di Firenze per il processo per la strage di via dei Georgofili nelle quali si afferma che era in atto una trattativa tra rappresentanti del Raggruppamento Operativo speciale dei Carabinieri e Cosa nostra , trattativa che non doveva essere conosciuta dall’Opinione pubblica e dagli altri organismi investigativi.
Viene richiesta l’ archiviazione dell’indagine del sostituto Procuratore Antonio Ingroia sui Sistemi criminali , e si riesce quindi a leggere un interessantissimo lavoro svolto da diversi uffici della Digos sulla nascita di diverse leghe del sud alcune delle quali fondate da Licio Gelli e dal neo fascista Stefano delle Chiae, il lavoro è d’estremo interesse anche per la raccolta di diverse testimonianze di collaboratori della giustizia in diverse organizzazioni criminali che parlano di riunioni tenute con uomini politici ed personaggi stranieri.
Il sottoscritto pubblica il libro “La Trattativa un dialogo a colpi di Bombe”
Le recenti dichiarazioni di nuovi collaboratori di giustizia e di Massimo Ciancimino figlio dell’ex sindaco di Palermo confermano l’esistenza di una trattativa e aprono un nuovo scenario sul ruolo che ha avuto dal senatore Marcello Dell’Utri ed altre famiglie di Cosa nostra nella trattativa per creare nuovi equilibri politici . Gli stessi collaboratori di giustizia si addebitano un ruolo nella strage di via D’Amelio che smentisce la prima versione creata grazie a false dichiarazioni di un collaboratore della giustizia. Nell’ organizzazione della strage ei via D’Amelio sembra entrare in modo rilevante la partecipazione di uomini dei servizi di intelligence italiani.
Questo breve riassunto delle diverse informazioni ottenute nel corso di questi 17 anni di lavoro giornalistico sulle stragi del 1992-93 possono darci alcuni insegnamenti:
1) Non sposare nessuna tesi per quanto solida possa sembrare
2) Rispettare ed approfondire il lavoro investigativo svolto da più uffici e più organismi investigativi
3) Leggere gli atti giudiziari siano essi di condanna o di archiviazione
4) Assistere al processo in aula o ottenere i verbali dei dibattimenti
5) Non perdere di vista gli sviluppi dei casi e le loro radicali modificazioni
6) Non perdere mai di vista il quadro internazionale ed i suoi sviluppi
7) Intervistare nuovamente negli anni i personaggi coinvolti