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Stragi 92-93: sette insegnamenti da trarre su 17 anni di attività giornalistica
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di Maurizio Torrealta

Stragi 92-93: sette insegnamenti da trarre su 17 anni di attività giornalistica

E’ importante ragionare  sulla strage di via D’Amelio da un punto di vista prettamente giornalistico, è importante fare una analisi comparata delle informazioni ottenute  nei diversi momenti : verificare le informazioni che si è riusciti ad ottenere  immediatamente dopo la strage,  quelle che ci sono state date pochi mesi dopo l’ arresto di Toto Riina, quelle raccolte  più di un anno dopo alla fine dell’ estate del 93, e poi quelle che si  sono scoperte  poi parecchi anni dopo nel 1996 quando Giovanni Brusca iniziò a collaborare e poi quelle lette  sulla richiesta di archiviazione dell’indagine sui Sistemi Criminali della Procura di Palermo ed  anche quelle di cui  siamo venuti a conoscenza  alla conclusione del processo per la strage di via dei Georgofili, ed infine  quelle dei  nuovi collaboratori di giustizia sulla strage di via D’Amelio  e le rivelazioni di Massimo Ciancimino. I n ognuno di questi passaggi  c’è stato un incremento informativo ed un diverso scenario di responsabilità.

Una informazione importantissima l’abbiamo ricevuta  immediatamente dopo l’omicidio di Salvo Lima, quando con questo crimine  arrivava il primo avviso di una spaccatura nella strategia di Cosa Nostra da sempre in ottimi rapporti con la corrente democristiana di Andreotti. Un giorno dopo questo omicidio il giudice Leonardo Grassi riceve la seconda lettera da neofascista Elio Ciolini  che  gli ricorda come  nella sua prima lettera, inviatagli prima dell’ omicidio Lima, aveva annunciato l’inizio di una stagione  di attentati. Su  molti giornali italiani  in giorno successivo si poteva  leggere il titolo : ALLARME GOLPE. Se in quel giorno avessimo fatto una attenta lettura di tutti i giornali, avremmo letto  un articolo sulla Stampa a firma di Vittorio Sbardella che   annunciava l’esistenza di un interesse  di gruppi industriali  e di forze oltre atlantico  che lavoravano in sostegno di  una ipotesi destabilizzante,  e sul Corriere della Sera Andreotti  diceva: “Ora che non temono più il comunismo pensano di poterci mettere nell’ angolo”. Insomma  si era agli inizi ma non mancavano le informazioni  per prevedere un cambiamento epocale.

Ci furono altri  due avvisi preoccupanti  il primo 7 giorni dopo l’ omicidio Lima  sull’agenzia Repubblica (piccola pubblicazione vicina ai servizi)  che annunciava una strategia secessionista da parte di Cosa Nostra, del tutto simile a quella rivelata  qualche mese dopo da un pentito  di Cosa Nostra Leonardo Messina.  Un altro avviso apparve sempre sull’agenzia  Repubblica  il 22 Maggio  1992 che annunciava  l’imminenza di un botto che avrebbe modificato le  elezioni presidenziali come per altro avvenne.

Dopo la strage di Capaci e quella di Via D’ Amelio i messaggi  divennero  più rari, e furono  le esplosioni  dirette a sostituirli.

Venne arrestato Toto Riina  nel gennaio del 1993 e la versione che dominò la scena fu quella del Capitano ultimo che pretese di avere catturato Toto Riina solo grazie al lavoro di indagine degli Uomini di Crimor. Il sottoscritto è il primo ad avere  pubblicizzato in un libro  questa versione parziale dei fatti.

Nel 1993  avvennero una serie di  attentati difficili da interpretare, quello a Maurizio Costanzo in via Fauro, quello a in via dei Georgofili a Firenze  poi quello in Via Palestro a Milano, quello alla Chiesa di San Giorgio al Velabro e quello a San Giovanni in Laterano a Roma..

Il 3 Novembre del  1993  Il presidente Scalfaro  dichiara i un discorso  la frase  non immediatamente comprensibile: “Io non ci sto’” .

Il primo a parlare di una trattativa tra Carabinieri dei Ros e  Cosa Nostra è  Giovanni Brusca che  sentendo una deposizione del Colonnello Mario Mori, si ricorda di avere saputo da Toto Riina che   “ si erano fatti sotto

Successivamente nel corso del processo per la strage di via dei Georgofili , furono azzardate delle interpretazioni   sul significato dei  luoghi  colpiti dagli attentati. In Via dei Georgofili  aveva la sede l’omonimo Accademia di cui era membro il Presidente del Senato Giovanni Spadolini . In via  Palestro  a Milano aveva sede la nuova obbedienza Massonica dell’ex  Gran Maestro del Grand Oriente d’Italia Giuliano Di Bernardo che  ha ammesso in dibattimento di aver saputo  del coinvolgimento  di alcuni membri della sua precedente organizzazione massonica  nell’ organizzazione degli attentati . Alla chiesa di San Giorgio al Velabro venivano tenute le riunioni del militare Sacro Ordine  Costantiniano  dei Cavalieri di San Giorgio , l’ unico ordine  riconosciuto dall Presidenza della Repubblica di cui erano membri  il Senatore Francesco Cossiga, Il gen. Tavormina, Il Gen Siracusa, Lì On. Maccanico.

Vengono pubblicate le motivazioni  della  Sentenza della Corte di Assise di Firenze  per il processo per la strage di via dei Georgofili nelle quali si afferma  che era in atto una trattativa tra rappresentanti del Raggruppamento Operativo speciale dei Carabinieri e Cosa nostra  , trattativa che  non doveva essere conosciuta dall’Opinione pubblica e dagli altri organismi investigativi.

Viene richiesta  l’ archiviazione dell’indagine del sostituto Procuratore Antonio Ingroia  sui Sistemi criminali , e si riesce quindi a leggere un interessantissimo lavoro svolto da diversi uffici della Digos sulla nascita di diverse leghe del sud alcune delle quali fondate da  Licio Gelli e  dal neo fascista Stefano delle Chiae, il lavoro è d’estremo  interesse  anche per la raccolta di  diverse testimonianze di collaboratori della giustizia  in diverse organizzazioni criminali che  parlano di riunioni  tenute con uomini politici ed personaggi  stranieri.

Il sottoscritto pubblica il libro  “La Trattativa un dialogo a colpi di Bombe”

Le recenti dichiarazioni di nuovi collaboratori di giustizia  e di Massimo Ciancimino figlio dell’ex sindaco di Palermo confermano l’esistenza di una trattativa e aprono un nuovo scenario sul ruolo che ha avuto dal senatore Marcello Dell’Utri  ed altre famiglie di Cosa nostra  nella trattativa per creare nuovi equilibri politici . Gli stessi collaboratori di giustizia  si addebitano un ruolo nella strage di via D’Amelio che  smentisce la prima versione creata grazie a false  dichiarazioni di un collaboratore della giustizia. Nell’ organizzazione della strage ei via D’Amelio sembra entrare in modo rilevante la partecipazione  di uomini dei servizi di intelligence italiani.

Questo breve riassunto delle diverse informazioni  ottenute  nel corso di questi  17 anni di lavoro giornalistico sulle stragi del 1992-93  possono  darci alcuni insegnamenti:

1) Non sposare nessuna tesi per quanto solida possa sembrare

2) Rispettare ed approfondire il lavoro investigativo svolto da più uffici e più organismi investigativi

3) Leggere gli atti giudiziari siano essi di condanna o di  archiviazione

4) Assistere al processo in aula o ottenere i verbali dei dibattimenti

5) Non  perdere di vista gli sviluppi dei casi e le loro  radicali modificazioni

6) Non perdere mai di vista  il quadro internazionale ed i suoi sviluppi

7) Intervistare nuovamente negli anni i personaggi coinvolti


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