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Stragi: a Viareggio nasce il coordinamento di comitati e associazioni dei familiari delle vittime
di Roberto Secci
Viareggio ha ricordato con una grande partecipazione di cittadini il secondo anniversario della strage alla stazione di Viareggio. Più di ventimila persone hanno partecipato al corteo che ha raggiunto alle 23.38 via Ponchielli luogo della drammatica esplosione che uccise 32 persone, provocò decine di feriti e distrusse un intero quartiere. Trentadue rintocchi, trentadue nomi, il fischio dei treni, l'applauso di una folla immensa riunita nel luogo della strage. Una giornata di dolore, di ricordo e contrassegnata dalle parole dure di Daniela Rombi, madre di una delle vittime che a nome dell'associazione 'Il mondo che vorrei' e' tornata a chiedere le dimissioni dell' ad della Ferrovie Mauro Moretti, tra gli indagati nell'inchiesta sulla strage. Ma è stata anche la giornata della solidarietà tra i familiari di tutte le stragi che si sono consumate negli ultimi trent'anni nel nostro Paese. Da questa solidarietà tra persone è nato il coordinamento delle associazioni e dei comitati dei familiari delle vittime delle stragi. Ne fanno parte, fra gli altri, i comitati viareggini «”l Mondo che vorrei” e l' “Associazione 29 giugno”, i parenti delle vittime della sciagura del Moby Prince di Livorno, le associazioni dei familiari delle vittime dei terremotati dell’Aquila e di San Giuliano di Puglia, del disastro aereo di Linate e di quello di Castelvecchio di Reno, degli incidenti sul lavoro avvenuti a Piombino e alla Thyssen. Stragi “civili” che hanno colpito vittime innocenti nelle loro case, in vacanza e sui luoghi di lavoro e che non hanno ancora colpevoli. Una solidarietà che nasce dal dolore che permette di capire cosa significhi perdere qualcosa o qualcuno. Perdere qualcosa (la casa, il negozio, la macchina) è ben diverso da perdere una persona: un figlio, un fratello, un marito o un padre. Solo guardando in faccia i parenti di queste vittime innocenti si può immaginare quanto dolore e quanta rabbia si possa provare. Prevale però l'orgoglio di queste persone nel pretendere che non venga cancellata la memoria delle 140 vittime della Moby Prince, dei 118 morti del disastro areo di Linate, delle 32 persone uccise a Viareggio, dei 27 bambini e della loro maestra morti a San Giuliano di Puglia, dei 7 operai periti nel rogo della ThyssenKrupp e delle migliaia di persone morte per l'amianto e sui luoghi di lavoro. Solidarietà perchè questi morti siano gli ultimi di una catena vergognosa che ha responsabilità precise provocata dall'assenza di regole nella sicurezza dei trasporti e nei luoghi di lavoro. Loris Rispoli, presidente dell'associazione Moby 140, ha ribadito gli obiettivi di questo nuovo coordinamento: la voglia di verità, il bisogno di giustizia e la rivendicazione della sicurezza. Nessuno, da oggi, sarà più solo nella ricerca della verità. Nell'Italia dei misteri, delle stragi impunite e di stato e dei servizi deviati, un gruppo di cittadini decide di sfidare l'indifferenza al dolore, spesso istituzionale, verso chi ha subito la perdita di un proprio caro e pretendere di avere giustizia. Senza dimenticare lo “schiaffo” arrivato ai familiari delle vittime dagli applausi che hanno accolto l’intervento dell’amministratore delegato della Thyssen all’incontro promosso a Bergamo dalla Confindustria e dalla nomina di Mauro Moretti, ad di Ferrovie dello Stato, a Cavaliere del lavoro. Come l'offesa, già preannunciata, quando la Regione Toscana “assegnerà la Toremar a Onorato, armatore della Moby Lines che ha fatto di tutto per depistare le indagini sulla tragedia del Moby Prince” . “Siatene certi – annuncia il coordinamento- che non staremo con le mani in mano”. Il coordinamento delle associazioni delle vittime delle stragi impunite sarà un muro, una diga contro l'omertà, contro i soprusi, le omissioni e le manomissioni, contro i tagli e i risparmi sulla sicurezza, contro coloro che operano per celare la verità o raggiungere la prescrizione dei reati. La prima battaglia? Mobilitare i cittadini contro il tentativo del governo di approvare la norma sulla prescrizione breve. “I processi vanno fatti bene e velocemente ma non possono avere un termine. Nessuno potrà scrivere un giorno che quella tragedia non si è mai verificata”. Siamo sicuri che su questa premessa sarà possibile mobilitare, ancora una volta, migliaia di cittadini.
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