di Bruna Iacopino
32 ore di presidio, tanti quanti sono stati i morti che da quel 29 giugno ancora non hanno trovato giustizia. Da ieri, i comitati dei famigliari delle vittime, le associazioni, tutte le realtà nate dopo la strage di Viareggio sostano ininterrottamente davanti al Tribunale di Lucca, con una richiesta chiara: vogliono i nomi, quelli che ancora non risultano iscritti nel registro degli indagati. Nomi in cambio di quei volti, quelle immagini che portano appese al collo e che ritraggono uomini, donne e bambini che non ci sono più, spazzate via in piena notte da una terribile esplosione. Dalle nove di ieri mattina un flusso costante di gente si è alternata, mantenendo un nucleo costante, lo zoccolo duro, di una settantina di presenze, ma in centinania e centinaia, tra curiosi e sensibili, hanno fatto la loro comparsa e dato supporto alla protesta pacifica di un'intera città. Al presidio ha preso parte anche il primo cittadino d Viareggio: “Razionalmente comprendo e comprendiamo le difficolta' di un'indagine come questa, ma Viareggio e' una citta' con il cuore gonfio di attesa, di ansia che poi diventa rabbia” ha dichiarato nella giornata di ieri. A poco sono servite le rassicurazioni del Procuratore capo Aldo Cicala, che sempre ieri pomeriggoo ha accettato di incontrare una delegazione di manifestanti, rassicurando del fatto che le indagini sono a buon punto e che presto ci potrà essere una svolta. “Niente di nuovo sotto il sole...” commenta Riccardo Antonini dell'Assembea 29 giugno, tra le realtà promotrici del presidio, insieme a Associazione “Il mondo che vorrei”, i Comitati (dell’Avif e degli abitanti di via Ponchielli), MotoGruppo “Tartarughe lente”.
Risposta scontata, commentano i famigliari, ma nessuno si apettava grandi cose dall'incontro con il procuratore. Il dato significativo, a poche ore dalla fine, dal presidio, commenta ancora Antonini, è di essere riusciti a ridestare l'attenzione dei media su quella tragedia, nonostante la tornata elettorale in corso, “l'altro obiettivo importane era di riuscire a creare un fronte unito per la battaglia che riguarda verità, giustizia e sicurezza”. Obiettivo, anche questo pienamente raggiunto.
Viareggio torna dunque a far parlare e forse di sotteso qualcuno potrebbe tornare ad occuparsi di sicurezza in termini generali. Cosa si è fatto, da quel 29 giugnio per garantire più sicurezza nel trasporto ferroviario? “ non è stato fatto alcun passo in avanti- commenta amaramente Antonini, che è anche ferroviere- non solo continua ad esserci un clima fortemente intimidatorio nei confronti dei rappresentanti per la sicurezza, ma negli ultimi mesi ci sono stati numerosi incidenti, compresi fuoriuscite di Gpl, la stessa sostanza che ha causato la strage... nessun provvedimento che funzioni in termini di prevenzione...
Incidenti a cui si aggiungono, sottolinea, i casi mortali a danno di macchinisti e addetti alla manutenzione, anche nelle ultime settimane.
La battaglia va dunque avanti e, a conferma ulteriore della buona riuscita della manifestazione è intervenuta stamane anche l'ANSF ( Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria), che ha deciso di dare risposta alle istanze provenienti dai comitati viareggini tramite un incontro ufficiale convocato per il 9 aprile.
Il presidio è stata infine l'occasione per rilanciare la campagna di raccolta firme per le dimissioni di Mauro Moretti, ad FS: “ Ne sono state già raccolte diverse centinaia, la raccolta finirà ad un anno dalla strage di Viareggio.” Spiega Antonini. Obiettivo 20.000 firme che verranno consegnate al Ministero delle infrastrutture. C'è da augurarsi che per quella data le indagini abbiano fatto passi in avanti.
Ascolta l'intervista a Riccardo Antonini portavoce dell'Assemblea 29 giugno