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Strage di Viareggio due anni dopo: nessuno è responsabile!
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di Roberto Secci

Strage di Viareggio due anni dopo: nessuno è responsabile! 29 giugno 2009, 23.48. Nella stazione di Viareggio transita un treno merci, che si muove da nord verso sud, da La Spezia in direzione di Pisa, col suo convoglio di quattordici vagoni cisterna carichi di gas.  In quel punto la linea ferrata è costeggiata dai palazzi, in parallelo corre via Ponchielli. Il merci 50325 Trecate-Gricignano deraglia. Il primo carro cisterna trascina fuori dai binari altri quattro dei quattordici vagoni che non sono proprietà delle Fs ma appartengono a una società straniera, la Gatx, sede legale a Vienna. Solo uno si spezza ma  basta a causare l'immane disastro. Le esplosioni e le fiammate investono i palazzi e la strada. Una palazzina, dove vivono 18 persone, si sbriciola. Una più piccola, monofamiliare, prende fuoco. Alla fine, crollate o gravemente danneggiate, le case coinvolte saranno cinque. Come un proiettile, un grosso pezzo di metallo investe un uomo - che risulterà essere un quarantenne extracomunitario - e lo scaraventa ad una decina di metri uccidendolo. Per lo spostamento d'aria un'altra persona vola contro un cassonetto e avrà le gambe maciullate. Una ragazza, avvolta dalle fiamme, corre in strada, grida, cerca di strapparsi i vestiti. Una tragedia. Una strage. Alla fine i morti saranno 32 , un quartiere completamente distrutto e, a distanza di due anni ancora nessun colpevole. Come per i giovani morti sotto le macerie della Casa dello studente a L’Aquila, o nel traghetto della Moby Prince a Livorno. A Viareggio ci saranno i familiari di questi morti per i quali si chiede giustizia e i rappresentanti dei comitati dei tanti disastri sparsi per l’Italia, con i genitori dei bambini vittime del terremoto di San Giuliano di Puglia, i familiari della strage di Linate , delle mamme e delle mogli  di chi è morto nel rogo della Thyssen, a Torino, o a Piombino nell’altoforno della Lucchini. “Firmeremo, tutti insieme una dichiarazione d’intenti” racconta Daniela Rombi, presidente dell’associazione “Il mondo che vorrei” . Una sorta di patto tra i comitati che si sosterranno a vicenda in tutte le occasioni in cui ce ne sarà bisogno. Come è accaduto nella battaglia dei comitati per ottenere l'approvazione della “legge Viareggio” , non ancora applicata per intero, che ha consentito a famiglie in difficoltà di avere un riconoscimento economico per continuare a vivere con dignità e non sottostare ai ricatti delle assicurazioni. E ancora: nella mobilitazione comune contro l'approvazione del “processo breve” e la “prescrizione breve” che prospetta uno scenario inquietante per quanto riguarda la strage di Viareggio e di altre situazioni altrettanto drammatiche e dolorose. I familiari delle vittime e sopravvissuti alla strage pretendono che sia fatta giustizia attraverso un giusto processo. Ma anche il rispetto del loro dolore.  La decisione di organizzare il 29 giugno da parte del Politecnico di Milano un convegno con gli ingegneri della  Lucchini é il segno di una caduta di stile e di sensibilità. I familiari rilevano che proprio nelle sede di Livorno della Lucchini è in corso l’incidente probatorio per stabilire le cause del disastro e che alcuni degli organizzatori e dei relatori del convegno sono consulenti dei massimi dirigenti delle Ferrovie dello Stato, fra cui l’amministratore delegato Mauro Moretti, sotto inchiesta per la strage.  E perciò ne chiedono l’immediata sospensione e il rinvio a dopo la chiusura di tutte le indagini in corso nell’ambito dell’incidente probatorio.  Il 1° luglio è prevista la consegna dei risultati delle analisi effettuate da parte dei tecnici con l'auspicio  che sia finalmente fatta chiarezza sulle cause che provocarono il deragliamento e l'esplosione. Anche in questo secondo anniversario dalla strage i familiari delle 32 vittime e i sopravvissuti scenderanno in strada: ripercorreranno via Ponchielli dove il rintocco di una campana ricorderà l’ora del disastro, si fermeranno alla Croce Verde per la deposizione di fiori e alla Casina dei ricordi. Senza dimenticare che quell'inferno di fuoco é ancora senza colpevoli e con un messaggio chiaro: “i responsabili morali e materiali di questa strage sappiano che non siamo disposti a mollare e che avranno sempre presenti i nostri occhi ed il nostro dolore.”

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