Libia, parte la missione umanitaria. Marcenaro: " La vera crisi non è in Italia"

Mentre sono ricominciati gli sbarchi di disperati a Lampedusa,e la situazione libica rimane drammatica, il governo ha deciso di aiutarli a casa loro, come qualcuno ha più volte annunciato. Con una nave diretta nella Bengasi dei rivoltosi e un campo per i profughi in fuga. Dunque, via libera dal consigio dei ministri a una duplice missione umanitaria in territorio nordafricano. L'azione, ha spiegato il ministro degli Esteri, si svilupperà in Tunisia e in Cirenaica: "Abbiamo deciso - ha detto Frattini - due importanti missioni : la prima, su richiesta dell'Egitto e della Tunisia, prevede l'aiuto a circa 60mila egiziani che lavoravano in Libia e ora sono fuggiti in Tunisia. Ci è stato chiesto di assisterli e di fare in modo che possano rientrare in patria sani e salvi. La seconda missione umanitaria sosterrà la Cirenaica liberata portando cibo e medicinali a una popolazione stremata. Nel giro di 24-48 ore - ha proseguito Frattini - sono in grado di partire navi per allestire un campo di assistenza italiano con la collaborazione delle organizzazioni internazionali". L'Unione Europea sta valutando come partecipare alla missione italiana e sostenerla, e il governo italiano ha stanziato 5 milioni di euro per il primo avvio della missione.
Per Pietro Marcenaro, senatore del Partito Democaratico e componente della commissione affari esteri, il fatto che si passi dai respingimenti in mare all'aiuto alle popolazioni in difficoltà, è un segnale importante, ma anche la conferma che la crisi, contrariamente alle grida di allarme,  non è qua, in Italia, ma in Libia e là vanno sostenuti. Allo stesso tempo, per quanto riguarda Lampedusa e gli sbarchi, la Lega si vede costretta dalla realtà a riconoscere il crollo di tutto quello che ha sostenuto in questi anni in tema di immigrazione e di respingimenti: una linea che si è dimostrata buona per fare propaganda ma alla prova dei fatti è stata incapace di affrontare i problemi reali.

Ascolta l'intervista a Pietro Marcenaro