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Econews, Reporter senza rete e Articolo 21
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di Redazione

Econews, Reporter senza rete e Articolo 21

Riportiamo il carteggio tra Giorgio Santelli, Nello Trocchia, Simone Luciani, Ambra Murè, Alessandro Danese in merito alla vicenda che ha riguardato i rapporti tra Econews, Reporter senza rete e Articolo 21. E pubblicheremo, com'è nostro costume le riflessioni di quanti sono stati protagonisti di questa vicenda, e se vorranno quelle delle associazioni sindacali.


L'intervento di Alessandro Danese

Intervengo dopo una lunga riflessione nella polemica che si è venuta a creare in seguito alla lettera, il cui contenuto condivido, che il mio collega Simone Luciani ha mandato e ne sono certo non solo a Panorama, Libero, Il Giornale, ma anche a La Repubblica, a L'Unità, all'Espresso, a La Stampa, al Corriere della Sera e al portavoce di Articolo 21, l'onorevole Beppe Giulietti. L'intento è quello di fare ulteriore chiarezza in una storia che i miei colleghi hanno già raccontato con dovizia di particolari e perché no, arricchirla del mio punto di vista e delle mie emozioni.

L'ormai  "famoso errore" commesso involontariamente da Santo Della Volpe, che dal palco di Piazza del Popolo aveva salutato e ringraziato Econews, ha indubbiamente riaperto in tutta la redazione una ferita affatto rimarginata. Una ferita che provoca dolore, dispiacere per un lavoro che non c'è più, si, per un posto fisso che non c'è più e soprattutto per l'impossibilità di lavorare in una redazione che nonostante tutte le difficoltà, in tre anni,  si è fatta largo con ottimi risultati nel mondo dell'informazione nazionale. Credo sia legittimo domandarsi cosa fosse successo e perché Articolo 21, paladino di molte battaglie per i diritti dei cittadini, non si fosse interessato con forza alla nostra situazione lavorativa pur collaborando all'Osservatorio dei TG con Baldazzi nelle sedi di Econews e Agcoop e continuando a prendere i prodotti radiofonici di una redazione che in teoria non doveva più esistere.

Sappiamo perfettamente che Articolo 21 non è un sindacato ma per molti di noi un punto di riferimento importante, magari quell'esempio da seguire in un mondo di cattivi maestri nel giornalismo e soprattutto nella vita della cittadinanza.

Insomma la mia sensazione è stata quella di essere stato ferito per l'ennesima volta dal fuoco amico. Nessuna rabbia e volontà di cercare un capro espiatorio, ma ripeto,  solo dispiacere per una situazione che mi sembra tuttora paradossale.

Per quanto riguarda Alberto, e mi prendo la responsabilità di interpretare il pensiero dei miei colleghi che sicuramente mi scuseranno, penso sia stato un editore che tutti noi ringrazieremo negli anni: per il praticantato e per un' esperienza che comunque resterà indimenticabile in tutte le sue sfaccettature, in tutti i suoi momenti. Nei suoi confronti non c'è rabbia che se mai ci ha assalito è stata la prima reazione per una situazione che lui come editore poteva forse gestire in maniera diversa. Non voglio entrare nei dettagli di cui comunque il sindacato ne ha piena misura. 

Un'esperienza, tra l'altro,  per me arricchita dalla carica di fiduciario di redazione in un momento, ormai è noto, non proprio facile. Nello ed io, grazie al sostegno dei colleghi e naturalmente all'intervento dell'Associazione della Stampa Romana, abbiamo portato avanti una vertenza sindacale complessa, per la natura ambigua di una redazione figlia di due aziende, garantendo a tutti lo stesso trattamento e la miglior uscita possibile da questa situazione. Il dialogo con Alberto ha avuto anche scontri decisi ma sempre leali. Ci siamo dimessi solo in seguito a delle irregolarità riscontrate durante la cassa integrazione già presentate al sindacato, pur continuando a lavorare, ripeto, per concludere nel modo migliore e per tutti i nostri colleghi una vertenza sindacale iniziata insieme.

Ora il dispiacere più grande è che la lettera di Simone abbia scatenato una guerra tra poveri e mi spiego, un risentimento da parte di colleghi che con mio stupore individuano ora nella sua denuncia  la causa di una situazione di cui non è affatto responsabile. Articolo 21 ci ha insegnato a dare spazio a tutti, sempre. Dal canto mio penso che non sia accettabile consentire comportamenti ambigui ad "amici" che mai avremmo sopportato da altri.


 

L'intervento di Ambra Murè

Intervengo solo ora in questo dibattito e lo faccio anch’io, come Nello, superando una certa naturale riservatezza. Lo faccio perché sono stata uno dei pezzi del puzzle di Econews e penso di avere il diritto di dire la mia. Lo faccio perché penso che sia utile ricostruire il mio percorso all’interno dell’azienda. E soprattutto perché mi auguro che questa discussione pubblica induca ciascuno a una sana autocritica.

Comincio subito col dire che sono rimasta francamente stupita dall’acrimonia che traspare qui e là nell’intervento di Giorgio Santelli. E che mi sento di rispedire al mittente, almeno per quanto mi riguarda, le (velate?) accuse di “diffamazione nei confronti di Articolo 21” e “accanimento nei confronti di Alberto Baldazzi”.
Per quanto riguarda Articolo 21, credo che lo stupore e la delusione di Simone e di tutti noi per quell’errore commesso involontariamente (così almeno sostiene Santelli e io non ho ragioni per non credere alla sua ricostruzione dei fatti) dal palco della manifestazione testimonino semmai tutta la nostra fiducia nell’associazione.

Con la quale, chi più chi meno, tutti abbiamo collaborato e condiviso pensieri e battaglie.
Per quanto riguarda invece Alberto Baldazzi, chi parla di “accanimento” finge di ignorare i dettagli di una storia che invece dovrebbe conoscere molto bene, non foss’altro perché, come peraltro si riconosce esplicitamente, la sede di Econews è stata anche per un certo tempo la sede di Articolo 21.

Ad Alberto Baldazzi personalmente devo molto. Non da ultimo il fatto di avermi offerto un contratto di praticantato in un momento già difficile per l’azienda e di far fatto il possibile per farmelo concludere. Se oggi sono una giornalista professionista lo devo anche a lui.

Credo però sia giusto distinguere l’aspetto umano da quello imprenditoriale e ammettere che, come editore, Alberto Baldazzi ha compiuto molti errori. Alcuni di questi, ritengo, sono imputabili a una mancanza di trasparenza da parte sua. Altri derivano da “sviste” imprenditoriale. Altri, certamente, da cause esterne a lui e a tutti noi.

In conclusione, aggiungo che non ho condiviso del tutto la scelta del mio ex collega e amico Simone, soprattutto per le ripercussioni che ha avuto su altri ex colleghi e amici ancora legati a Baldazzi e ad Articolo 21. Mi chiedo però: come mai la sua lettera, per quanto critica, ha suscitato un tale putiferio nell’associazione e come mai il mio ex editore ha chiuso in fretta e furia la sua sede? Proprio in nome della stima reciproca, credo sarebbe il caso di spiegarlo. Proprio per evitare che, ancora una volta, la mancanza di trasparenza dia adito a ingiusti sospetti.

 L'intervento di Nello Trocchia

Non mi piace intervenire in merito a vicende che mi riguardano, lo faccio per la vicinanza all'attività di Articolo21 che mi ha chiesto di raccontare la mia esperienza dopo la presa di posizione del mio collega che ha avviato la discussione. Tutto inizia il 12 marzo, quando dal palco in difesa della costituzione viene citata Econews come emittente che seguiva in diretta l'evento. Impossibile, visto che Econews, dove lavoravo, è in cessazione di attività dal primo novembre dello scorso anno.
Non si può comprendere la storia dell'agenzia radiofonica Econews che vive, nel silenzio, una lenta agonia senza citare Ecoradio, emittente destinataria di finanziamenti pubblici, nata inizialmente sotto il cappello dei Verdi. Vengo assunto da Econews nel 2007 dopo un'esperienza a tempo determinato ad Ecoradio, ma continuo a lavorare attivamente presso la sede di Ecoradio. Le due realtà erano intrecciate da finalità operative, prima di un divorzio fisico consumatosi nel giugno 2008. In quel periodo avevo concluso la conduzione di un ciclo di trasmissioni su mafie, corruzioni e illegalità diffuse con menzioni e citazioni su giornali e tv. Abbiamo sollevato, ad esempio,  il tema della mancata candidatura di Beppe Lumia, la vicenda Mastella, il caso Chiaiano con le proteste della cittadinanza che ora diventa nuovamente di attualità, con le inchieste della magistratura; abbiamo anche diffuso in esclusiva le intercettazioni sulla munnezza story, documentato il fenomeno della corruzione e dato voce e spazio a libri e storie dimenticate, come quelle dei testimoni di giustizia. Alla fine del programma radiofonico, pensato e condotto con il collega Enrico Fierro, la proprietà di Ecoradio mi invitò a fare un passo indietro e a seguire l'editore di Econews in una nuova esperienza, abbandonando gli studi e il mio lavoro, oltre che la trasmissione che conducevo. Era il giugno 2008. Mi si prospettava un cambio di sede, visto che già ero contrattualizzato all'epoca con Econews, ma era evidente che saremmo ( io ed un altro collega) passati da una posizione di stabilità e certezza ad una condizione lavorativa tutta da definire. Chiedemmo supporto alla redazione e alla fiduciaria di Ecoradio per evitare quello scorporo, quella divisione, ma fummo lasciati soli al nostro destino. L'editore di Econews ci rassicurò sul nostro futuro. Ci trasferimmo a piazza San Giovanni in Laterano (sede di Econews), iniziammo, in due, a produrre gr radio, coprendo anche il lavoro della regia, senza studio e senza strumentazione adeguata. L'esperienza di Econews, da struttura indipendente, è durata neanche 3 anni. Nonostante le promesse iniziali (ventilato anche un aumento di stipendio visto il proficuo e prolungato lavoro svolto),  la crisi irreversibile di Econews è iniziata nel 2010, in febbraio, con l'avvio della solidarietà e poi nel novembre dello stesso con l'avvio della cassa integrazione. La cig in deroga è partita solo sulla carta: sono, insieme ai miei colleghi,  da 5 mesi senza sussidio.  Penso sia necessario, per dovere di coerenza, scandagliare anche le realtà che sentiamo 'vicine',  nonostante viviamo in tempi di conflitti di interesse e di berlusconismo imperante. Ma mentre Econews si avvia ad una definitiva chiusura, di recente l'Associazione Stampa Romana ha comunicato la condanna della società Ecomedia, che edita Ecoradio, e del suo Amministratore unico per comportamento antisindacale. Al centro della vicenda il licenziamento di due colleghe. In questo caso l'ombrello del sindacato ha acceso una luce e questo è l'unico spiraglio che fan bene sperare.
Inevitabilmente questa vicenda intricata, della quale ho fornito una ricostruzione sommaria, ha vissuto un ultimo sussulto con la citazione di Econews sul palco del 12 marzo. Spero che da quell'errore possa nascere una consapevolezza diffusa sulla necessità di capire che prima delle case altrui bisogna tenere pulita casa propria o quelle che riteniamo 'vicine'.


La risposta di Giorgio Santelli

Quando nel settembre del 2009 il sito di Articolo 21 decise di cambiare casa e trasferirsi a Piazza San Giovanni presso la sede di Econews, si realizzava un percorso di collaborazione che aveva preso il via da qualche tempo. Articolo 21 conobbe professionalmente Alberto Baldazzi e Nello Trocchia quando ancora erano in forza ad Ecoradio. Poi nacque Econews, un'agenzia stampa radiofonica. Nello, Alberto e Simone era il nucleo iniziale di quell'esperienza. Una nuova agenzia stampa che nasceva e la voglia di rispondere ad un invito. "Qui c'è spazio - ci diceva Alberto - e se volete potete essere nostri ospiti". Ci pensammo un po' e poi decidemmo di accettare l'invito.

Bruna Iacopino, il nostro unico desk, lasciò Orvieto e si trasferì a Roma. Nelle prime riunioni con Econews arrivò una ulteriore offerta. L'agenzia aveva pochi mesi e vi era la necessità di farla conoscere. Articolo 21 era debole sul fronte audio. Si accetto quindi con entusiasmo l'idea di aprire uno spazio, su Articolo 21, dedicato ad alcune notizie audio che Econews avrebbe pubblicato. Unico scambio possibile era quello di rilanciare parte del loro lavoro attraverso il web, compresi gli aggiornamenti dei loro Gr, distribuiti ad un gruppo di radio italiane. E la collaborazione cominciò. E si estese anche ad alcuni giornalisti di quella testata che, in modo volontario, come tutti i collaboratori di Articolo 21, cominciarono a pubblicare pezzi sul nostro portale.

Nello Trocchia, sulle vicende di mafia e criminalità - in modo particolare. Simone Luciani. sui temi della laicità. Fu lui a fare una bellissima intervista a Beppino Englaro, premiato da Articolo 21 nel 2010 per il suo impegno civile e per una grande battaglia a difesa della laicità e della libertà di scelta legata al fine vita.

Poi le cose, ad Econews, cominciano ad andare male. I tagli all'editoria che minano le piccole aziende editoriali, comprese le agenzie di stampa radiofoniche. Parte la solidarietà ma la crisi è forte. E' quella prima fase in cui parte un progetto lanciato poco prima dell'assemblea nazionale di Articolo 21 ad Acquasparta. E' il periodo in cui alcuni Tg manipolano le notizie, parlano di assoluzione anzichè prescrizione. C'è l'esigenza di un Osservatorio sui Tg, per comprendere come il flusso quotidiano delle notizie viene letto dai principali Tg generalisti. Articolo 21 lancia l'idea e un gruppo di volontari, tra cui collaboratori di Articolo 21 e collaboratori di Econews, decidono di far partire l'Osservatorio in audio e on line in forma telematica. 180 numeri nel 2010 e poi, la ripartenza, nel 2011 a febbraio. E' di nuovo Alberto Baldazzi che a febbraio del 2010 ci dice: "L'osservatorio facciamolo qui. Abbiamo i mezzi per farlo". E quel che mancava lo abbiamo portato noi.

Difficile per noi di Articolo 21 assistere a quella crisi. Alcuni lavoratori perdono il proprio posto di lavoro. Io sono convinto che non ci siano responsabilità dirette dell'editore, di Alberto Baldazzi che personalmente io faccio fatica a considerare un editore di quelli che licenzia. Ci mette i soldi suoi e, quando la situazione peggiora, tenta di prolungare l'agonia per dare modo a due giornaliste di concludere il praticantato, perchè almeno questa esperienza riuscisse a produrre qualche risultato. Il taglio completo dei fondi dell'editoria per quella struttura condanna l'azienda alla chiusura. Solidarietà e poi cassa integrazione in deroga.

Con Nello Trocchia e con Simone Luciani i rapporti sono proseguiti per un po'. Più a lungo con Nello che ancora collabora, qualche volta, con Articolo 21. Lui conosce la storia dell'associazione e noi la sua, quella di cronista impegnato. Più volte con Simone e con Nello abbiamo parlato della crisi di Econews prima che si consumasse definitivamente. Ma erano discussioni tra colleghi, non tra lavoratori ed Articolo 21. Ma tra Nello, Simone, Giorgio e Stefano.

Quando Econews di fatto chiude, ci siamo interrogati come Articolo 21 sul che fare. Non c'era molta voglia nel riprendere l'Osservatorio sui Tg. Arriva una proposta da Alberto Baldazzi che con un'associazione di giornalisti (Ecosistema Informazione) chiede ad Articolo 21 e a Reporter Senza Rete che avevano collaborato all'Osservatorio, la possibilità di proseguire quell'esperienza. Chiede ad Articolo 21 la possibilità di pubblicare comunbque l'Osservatorio su Articolo 21.

Rispondiamo di si e, sempre nella logica di volontariato, chiediamo ai soci di Articolo 21 e di Reporter Senza Rete che, se lo vogliono, possonono ancora contribuire volontariamente e personalmente alla realizzazione dell'Osservatorio. E così viene fatto dalla metà di febbraio. Poi si parte con l'organizzazione della manifestazione del 12 marzo. Articolo 21 chiede la disponibilità di una sala in quella struttura, sapendo che è libera e chiede a Baldazzi, che ne è proprietario, l'utilizzo in cambio di una serie di servizi che verranno pagati (telefono, fax, apparati per la registrazione di interviste). In quella sede sono arrivati volontari di molte associazioni che hanno contribuito alla manifestazione del 12 marzo. In quella sede si è stabilito l'Ufficio stampa che per 15 giorni ha promosso l'iniziativa.

Ad una riunione ha partecipato anche Santo della Volpe. La riunione di scaletta. E' li che ha letto il nome Econews sulla porta. E forse per questo, non conoscendo i rapporti in essere e la situazione, ha ringraziato Econews dal palco del 12. Un errore. Che ha scatenato la polemica. Quel che accadrà non lo so.

So che è strano che nè Nello nè Simone abbiano alzato il telefono per capire che cosa era successo o che cosa stava succedendo. So che è strano che Simone Luciani deciva di scrivere quella lettera non a noi, o a tutti i giornali ma solo a Il Giornale, Libero e Panorama. So che è strano che abbiano mischiato quel che è stata la presenza di Articolo 21 in quella struttura e la storia di Econews. so che è strano e anche malizioso creare questo strano legame. Ci vedo anche qualcosa che ha a che vedere con la diffamazione nei confronti di Articolo 21. E ci vedo anche, questo a livello personale, un forte accanimento nei confronti di Alberto Baldazzi.

Ovviamente ogni lavoratore che perde il lavoro cerca responsabilità nel datore di lavoro. L'hanno fatto loro. L'ho fatto anche io in passato, quando chiuse il mio giornale ed ero fiduciario di redazione. Mi ricordo ancora il tempo passato a seguire le pratiche per ottenere la disoccupazione per tutti i colleghi, nonostante quel ruolo non mi spettasse. E non lasciai il mio posto fino a quando non mi si disse che la disoccupazione c'era e veniva erogata. Ed ero comunque arrabbiatissimo con l'editore.

Era saltato il posto fisso, l'idea di uno stipendio sicuro. Mi ero sposato da poco, avevo un mutuo da pagare. E ovviamente cerchi un capro espiatorio, anche se sai che la sua responsabilità è minima. E' normale. Ma al mio editore di allora riconosco il coraggio di aver fatto impresa editoriale quando fare impresa in questo mondo è difficile. Riconosco al mio editore di aver fatto fare il praticantato a 7 giornalisti che arrivavano dalla gavetta. Riconosco il fatto che investì dei soldi e che quell'impresa andò male. E che di soldi ne rimise parecchi. Quando lo incontro lo ringrazio. Come ogni giornalista che ha faticato il praticantato per anni e anni ringrazierebbe chi gli ha dato questa possibilità.

Quiesto non significa che Baldazzi debba essere ringraziato. La mia conoscenza della vicenda si ferma alla cassa intergrazione in deroga. E se così è stato, se si è arrivati a questa situazione,  l'editore ha fatto il massimo che poteva fare: garantire un'uscita non traumatica da un'azienda che chiude perchè non ci sono più i soldi. Se c'è dell'altro non lo so. E come non lo so io non lo sa nemmeno Articolo 21, che non è un sindacato dei giornalisti ma un'associazione per la difesa dell'Articolo 21 della Costituzione. Ecco. Posso dire che dentro Econews l'Articolo 21 della Costituzione non è mai stato colpito. Questo lo so per certo.

Se all'interno di quella struttura, in ogni caso, ci fossero state delle violazioni nei confronti dei lavoratori, non c'è dubbio che Articolo 21 starà dalla loro parte. Come ha fatto sempre per tutti i giornalisti italiani. E dalla parte loro ci sarà ognuno di noi.


La replica di Simone Luciani

In relazione all'articolo, a firma di Giorgio Santelli, dal titolo "La storia di Econews, Reporter senza rete e di Articolo 21". Al di là delle molte omissioni e inesattezze, e della presa di posizione in favore dell'editore Alberto Baldazzi - ognuno la legge come crede, personalmente la trovo bizzarra ma, quantomeno, ha il merito di svelare finalmente la verità -, almeno un "dettaglio" va precisato: la mia lettera è stata inviata non soltanto al Giornale, a Libero e a Panorama, ma anche a Repubblica, al Corriere della Sera, alla Stampa e all'Espresso. E tralascio commenti sulle deduzioni che seguono, nell'articolo, questa inesattezza.


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