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Nuove minacce a Riccardo Giacoia, giornalista del Tg1 a Cosenza
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di Roberto Rossi*

Nuove minacce a Riccardo Giacoia, giornalista del Tg1 a Cosenza Un foglio bianco, una croce disegnata a penna, un proiettile calibro nove. Il tutto infilato in una busta gialla segnata in corsivo con l’indirizzo della sede Rai di Cosenza e il nome del destinatario, Riccardo Giacoia, giornalista calabrese di 48 anni. E’ appena passato al TG1 dopo 14 anni al TGR Calabria, e 9 anni fra “Telespazio Calabria”, “La Gazzetta del Sud”, e “Il Mattino” di Napoli.

La busta, affrancata ma senza timbro postale sul francobollo – e quindi con buone probabilità consegnata a mano alla portineria della sede regionale della Rai –, è arrivata in redazione sabato 16 aprile in mattinata.

Non è la prima volta che Giacoia riceve minacce di morte. La scorsa estate, per alcune settimane, è stato vittima di stalking intimidatorio: decine di sms contenenti minacce di morte lo hanno raggiunto al cellulare. É datata 6 luglio 2010 invece una lettera minacciosa, arrivata in redazione. Contiene queste frasi: “Caro amico nostro, che sai tutto di noi della mafia, stai attento”, “chi ti ucciderà, chi ti creerà problemi, chi ti creerà incubi”. Si conclude con i “saluti dagli amici”. L’anno scorso minacce analoghe hanno raggiunto venti cronisti calabresi. Il rapporto Ossigeno le ha segnalate insieme ad altre 58 nel resto d’Italia.

Negli ultimi anni Giacoia si è occupato molto di ‘ndrangheta. Ha seguito i fatti più sanguinosi, come la strage di Duisburg, e non ha mai smesso di seguire storie meno eclatanti, ma più scomode riuscendo spesso a darne notizia sui Tg nazionali e sugli speciali di approfondimento della rete ammiraglia della RAI: rapporti tra ‘ndrangheta e politica,  business dei rifiuti tossici, inquinamento dei territori con scorie industriali, navi dei veleni... Temi trattati con attenzione e raccontati spesso con interviste esclusive a pentiti, a testimoni di giustizia e a personaggi legati alla criminalità.

«Per l’approfondimento di questi temi – ha spiegato Giacoia la scorsa settimana al Festival del giornalismo di Perugia, dove ha partecipato a un panel sulle minacce di morte ai cronisti calabresi – spesso mi sono guadagnato l’antipatia degli amministratori locali. Una volta l’ex governatore della Calabria mi chiamò infastidito dall’enfasi che avevo dato a notizie come quella sul presunto affondamento di navi cariche di scorie nei mari della Calabria. A suo dire quelle notizie squalificavano l’immagine della regione e incidevano negativamente sul suo appeal turistico».

Nella lettera ricevuta il 16 luglio del 2010, Giacoia fu apostrofato in questo modo: “ll caro amico che segue noi, che usa i termini che vuole lui sulla mafia e noi, sempre per telegiornale a commentare i morti nostri”. In queste parole, probabilmente, si può individuare il motivo delle minacce. «Forse –  commenta Giacoia con Ossigeno – è il modo in cui racconto i fatti che non piace. Non piacciono i termini non certo lusinghieri nei loro confronti che uso, né le interviste ai pentiti».

Dopo l’ultima minaccia, Giacoia ha rilasciato questo commento all’Ansa: «Sono fatti che preoccupano ed è inutile negare di aver paura, ma è certo che non saranno le minacce a fermare il lavoro di tanti cronisti che tentano di far luce sugli affari sporchi della criminalità organizzata e che, puntualmente subiscono intimidazioni perché evidentemente la verità infastidisce qualcuno. E non solo la 'ndrangheta».

*scritto per Ossigeno per l'informazione

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