di Claudio Rossoni e Ottavia Piccolo
Non siamo dei patiti del referendum come strumento di governo. C’è stata una stagione in cui pareva che i cittadini dovessero andare alle urne anche per decidere se era meglio l’acqua liscia, la gassata o la Ferrarelle. “Abbiamo delegato voi a prendere queste decisioni. E allora decidete, seriamente e con coscienza”. Questo dicevamo ai nostri governanti.
Ma così, no. Non ci possono sfilare da sotto il naso appuntamenti già presi e sacrosanti. Per il nucleare avevamo detto la nostra. L’avevamo bocciato. E loro vogliono che lo accettiamo. Nel frattempo capita Fukushima e dicono che se ribadiamo il rifiuto mostriamo di ragionare con la pancia, sotto la spinta emotiva. I cittadini ragionano con quello che vogliono, esattamente come non impediamo noi a loro di ragionare. Né ai Cavalieri né ai Veronesi né ai Testa di chicco.
Poi ci sono la difesa dell’acqua, patrimonio di tutti, e l’abolizione del legittimo impedimento, indebito scudo alle malefatte del Cavaliere. Il referendum sul nucleare ci avrebbe trascinati in massa nei seggi e quindi “quorum alle stelle” anche per gli altri due quesiti (panico soprattutto per il terzo, nella corte del Cavaliere). Oggi rimane quello dell’acqua a manifestare “troppa” popolarità e a metter bene le cose per il quorum anche del legittimo impedimento? Bisogna agire, pensano, e il loro agire – data la potenza mediatica a disposizione – altro non è che soffocare, annebbiare, intorbidare. Distrarre i cittadini dall’esercizio dei loro diritti e spingerli in basso, sempre più in basso, fino a raggiungere il livello delle loro vite sprecate.
Non lasciamoci imbambolare, restiamo vigili, parliamo, ricordiamo il merito dell’appuntamento del 12 e 13 giugno e cominciamo a far capire al nostro premier che siamo cittadini, non soltanto telespettatori. Se non ci facciamo forti da soli, inutile aspettare che qualcuno ci faccia il regalo di mandarlo finalmente a casa.
Nucleare, alla faccia della volontà popolare - di Stefano Corradino* / Dopo il nucleare, ecco pronto il “trucco” dell’acqua. Non permettiamogli di sottrarci il diritto di votare - di Giuseppe Giulietti*