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Travaglio-Ferrari, l'"anestesia totale" e l'antidoto alla società berlusconizzata
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di Filippo Vendemmiati

Travaglio-Ferrari, l'"anestesia totale" e l'antidoto alla società berlusconizzata

Una vecchia edicola di giornali, di quelle ancora aperte sui tre lati per poter meglio consultare le pubblicazioni. Il giornalaio, che suona anche il violino,   ha appeso tutto attorno ritagli di vecchi quotidiani, in realtà sono lezioni di giornalismo. C’è una panchina per una lettura comoda e immediata,   a terra ci sono accatastate alcune pile di libri. Scenografia essenziale, azzeccata come il nuovo reading di Marco Travaglio, presentato in anteprima nazionale al Teatro delle Celebrazioni di Bologna. Tre date, tutte esaurite, per Anestesia Totale, produzione Promo Music. Accompagnano Travaglio sul palco, l’attrice Isabella Ferrari e il maestro Valentino Corvino.  Anestesia Totale inizia laddove era finito Promemoria, il precedente recital, chiuso lo scorso autunno dopo oltre cento rappresentazioni.
“Promemoria era una cavalcata lungo  quasi vent’anni della Seconda Repubblica, spiega Travaglio. Ora è cambiata la prospettiva. Qui non si raccontano più le malefatte dei politici, ma si racconta come abbiamo permesso a questi signori di fare quello che hanno fatto, mentre noi ci siamo addormentati. Non ci siamo accorti praticamente di nulla, mentre sotto i nostri occhi si compiva un vero e proprio colpo di stato. Come dice Daniele Luttazzi, è passato inosservato perché lo hanno fatto al rallentatore”.
Lo spettacolo propone però un antivirus, un antidoto ad una società “berlusconizzata”: la lezione di giornalismo di Indro Montanelli, già maestro di Travaglio e del gruppo dei cinquanta, che l’11 gennaio del 1994 lo seguì dal Giornale alla Voce. C’erano tra gli altri Beppe Severgnini, Peter Gomez, Giancarlo Mazzuca, Federico Orlando.
“Propongo le lezioni di Montanelli per svegliare la gente. Il palco è disseminato dai suoi libri, all’entrata del teatro ci sono i banchetti con i suoi libri in vendita. Spero che i giovani scoprano che l’Italia ha avuto anche grandi giornalisti”
Anestesia totale inizia proprio come cominciava un famoso articolo di Montanelli. Finalmente, è la prima parola che Travaglio pronuncia davanti alla platea. Finalmente, finalmente, era l’incipit dell’articolo con il quale Indro il 23 dicembre del 1994 salutava la caduta del primo governo Berlusconi.  Recita Travaglio:
“Finalmente, Lui non c’è più, se n’è andato, ma restano le sue scorie radioattive, ci vorranno decenni per smaltirle”.
Scriveva Montanelli:
“Finalmente! Finalmente, con le dimissioni presentate ieri mattina a Scalfaro, che tagliano corto al dibattito parlamentare, Berlusconi ha chiuso, almeno per ora, il proprio ciclo. E finalmente si potrà ricominciare a parlare di tutto, anche di politica. Berlusconi. Sempre Berlusconi. Solo Berlusconi. Per otto mesi l'Italia è stata (anche per gli stranieri, ahimé) Berlusconi. Per otto mesi non si è potuto intavolare, nemmeno in famiglia, una conversazione che non avesse per argomento Berlusconi.
Altro che «Duce sei tutti noi!». Per otto mesi Berlusconi è stato tutti noi più di quanto il Duce lo sia stato in vent'anni.
Finalmente! Finalmente ci siamo liberati di questa ossessione. Finalmente potremo ricominciare a discutere della pubblica amministrazione e della pubblica finanza senza il timore che qualsiasi proposta venga propugnata o combattuta secondo gli interessi di Berlusconi.  Finalmente potremo occuparci di problemi che non siano soltanto la Fininvest di Berlusconi. Finalmente la Corte di Cassazione potrà avallare o bocciare sentenze che non siano in odore di favoreggiamento o di danneggiamento di Berlusconi. Finalmente potremo rialzare la testa ed appuntare lo sguardo su ciò che avviene nei Paesi che ci circondano senza l'angoscia di vedervi accorrere Berlusconi a farvi le sue solite sceneggiate. Finalmente potremo fare la corte (parlo per gli altri, si capisce, non per me) a qualche bella donna senza prima dover appurare se è amica o nemica di Berlusconi. Non sappiamo cosa ci aspetta domani, magari una confusione ancora più grossa di quella in cui Berlusconi ci ha precipitato ed ora ci lascia. Per il momento ci si consenta di assaporare, delibare, esalare, urlare a pieni polmoni questo sospirato liberatorio finalmente (e al diavolo il diavolo che, rimpiattato sotto il nostro tavolo, ci mormora ghignando: «Ma sei proprio sicuro che si tratti di un finalmente?»).

Nel recital teatrale spetta ad Isabella Ferrari la lettura degli articoli di Montanelli, ed è la stessa voce dal vivo del giornalista scomparso dieci anni fa ad introdurre i brani. Tra questi spicca per lucidità e correttezza un vecchio articolo scritto di ritorno dall’Ungheria dopo i tragici fatti del 1956. Spiega Travaglio:

“Io lo lascio parlare , qualcuno ha già scritto che abbiamo scelto solo i brani dopo il 1994 per farlo litigare, ancora, anche da morto, con Berlusconi. Montanelli negli anni 50 era un anticomunista viscerale, nel 1956 parte per l’Ungheria. Destra e sinistra volevano raccontare che in Ungheria c’era stata una rivolta anticomunista della borghesia, ed era anche quello che sperava Montanelli, ma quando torna racconta che non c’era ombra di quel che si diceva. Nelle sue cronache riesce a dispiacere sia alla destra che alla sinistra italiana, che volevano vedere nella rivolta un movimento controrivoluzionario pagato dagli americani. Lui racconta che quelli che si ribellano sono altri comunisti, che vogliono un comunismo dal volto umano.  Questa è la sua lezione: io non posso spacciare per vero quello che voglio o che spero, non esiste una verità di destra e una di sinistra, esistono dei fatti. Il giornalista deve sempre stare all’opposizione, chiunque governi, destra o sinistra, deve controllare il potere”.

Anestesia Totale dura tre ore, Travaglio le affronta senza pause e, come al solito, senza inciampi lessicali. A volte ricorda quasi Luttazzi, specie nei passaggi più polemici e pur sempre documentati. Consiglio personalmente un attento ascolto della parte più “lirica” dello spettacolo, quando Isabella Ferrari recita le poesie del troppo presto dimenticato ex ministro della cultura Sandro Bondi. Esilaranti in particolare quelle dedicate a Marcello Dell’Utri (Velata verità) e alla mamma di Berlusconi (Madre di Dio).
Montanelli avrebbe apprezzato? Forse è chiedergli troppo, ma un borbottio apparentemente burbero lo avrebbe concesso. Certo troppe volte ha sorpreso con voltafaccia e rifiuti clamorosi, come quando nel 1991 rifiutò la nomina di  senatore a vita offerta dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga e in una lettera gli scrisse:  “Purtroppo, il mio credo è un modello di giornalista assolutamente indipendente che mi impedisce di accettare l'incarico”.   Dieci anni dopo fu ancora più preciso: “Non è stato un gesto di esibizionismo, ma un modo concreto per dire quello che penso: il giornalista deve tenere il potere a una distanza di sicurezza.” Indro Montanelli si spense a Milano il 22 luglio 2001. Il giorno seguente il direttore del Corriere della Sera pubblicò in prima pagina, scritto dallo stesso Montanelli qualche giorno prima di morire, il suo necrologio:
“ Mercoledì, 18 luglio 2001, ore 1.40 del mattino. Giunto al termine della sua lunga e tormentata esistenza - Indro Montanelli - giornalista - Fucecchio 1909, Milano 2001 - prende congedo dai suoi lettori ringraziandoli dell'affetto e della fedeltà con cui lo hanno seguito. Le sue cremate ceneri siano raccolte in un'urna fissata alla base, ma non murata, sopra il loculo di sua madre Maddalena nella modesta cappella di Fucecchio. Non sono gradite né cerimonie religiose, né commemorazioni civili.”  Dieci anni dopo Anestesia Totale lo ricorda.


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